La guerra in Ucraina vede un nuovo fronte di scontro con l’iniziativa di Kiev sulla regione di Kursk e con Zelenskyy che punta a mettere le mani sul gas russo. E i prezzi, di conseguenza, si impennano: le quotazioni del gas sono tornate sopra i 40 euro al megawattora, con un rialzo del +10% in due giorni. Si tratta di importi che non si vedevano dal novembre 2023.
Prezzo del gas in rialzo
Durissimi i combattimenti avvenuti nei pressi di Sudzha, dove il gas naturale russo scorre verso l’Ucraina passando dall’unico gasdotto che porta la materia prima dai giacimenti siberiani fino all’Europa centrale. Le truppe di Kiev hanno preso possesso dell’impianto di compressione del gas a Sudhza, non lontano dal confine, punto di transito vitale per l’Europa. La struttura è stata strappata ai tecnici di Gazprom, colosso in mano al Cremlino.
Prima di tutto un po’ di conti: il gas russo copre il 15% del fabbisogno dell’Unione europea (da più del 40% prima della guerra); per Mosca si tratta di un incasso annuo pari a 4,5 miliardi di dollari.
La struttura, a suo tempo battezzata con il nome di “Gasdotto della Fratellenza”, è l’unica rimasta in funzione fra Russia ed Europa: il Nord Stream, che arriva in Germania attraverso il Baltico, è fermo dopo l’attentato del settembre del 2022; e lo Jamal, che entra in Europa tramite la Polonia, è fermo da due anni, ufficialmente per manutenzione.
Stoccaggio di gas sotto il 90%
Gli ucraini non hanno manifestato l’intenzione di bloccare i flussi verso gli alleati europei dal momento che si tratterebbe di un autogol diplomatico, ma i russi dopo aver perso l’impianto Sudzha hanno minacciano la chiusura della fornitura. Tanto è bastato a far impennare il prezzo del gas. Il peggio, nell’andamento dei prezzi, si vedrebbe dopo l’estate con l’arrivo della stagione fredda. L’impennata del gas non avrebbe ripercussioni solo sulla bolletta energetica, ma anche su tutti i beni di consumo dal momento che per trasformare le materie prime le aziende bruciano soprattutto gas.
In Europa gli stoccaggi del gas ad agosto sono pieni in media all’87%. Bruxelles ha fissato l’obiettivo al 90% entro la fine di ottobre. Obiettivo difficilmente raggiungibile se improvvisamente dovesse venire meno il gas russo.
La situazione è complicata dal fatto che nelle prossime settimane si fermeranno per manutenzione gli impianti di estrazione nei giacimenti norvegesi nel Mare del Nord, che oggi per l’Europa rappresentano la prima fonte di approvvigionamento.
L’obiettivo di Zelensky
Per aggirare il nodo del Gasdotto della Fratellanza, la Russia potrebbe offrire il gas aprendo i rubinetti del gasdotto Turk Stream che arriva in Bulgaria passando sotto al Mar Nero. C’è poi l’Azerbaijan che arriva in Salento passando dalla Grecia, ma ci vorrà almeno un anno prima che i lavori per l’aumento della sua portata vadano a regime.
Ma forse il gas russo è solo il primo passo: l’ipotesi è che Zelensky punti alle centrali nucleari di Kursk.