Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non si stanca di agitare lo spauracchio dei dazi, prendendo di mira i Paesi Brics con la minaccia di imposte al 100% sulle esportazioni. La ragione, ovviamente, è l’idea, o la paura, che possano sganciarsi dall’egemonia del dollaro.
Sul social Truth, il suo megafono digitale preferito, Trump ha riproposto una linea già espressa in passato: ogni tentativo di sostituire la moneta statunitense sarà bloccato con misure economiche pesanti.
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Trump, guerra commerciale e ossessione per il dollaro
Per il presidente Donald Trump, gli Stati Uniti devono mantenere il controllo assoluto sulle dinamiche valutarie globali. “Se questi Paesi ostili decideranno di introdurre una loro moneta o supportarne un’altra per rimpiazzare il dollaro, scatteranno tariffe del 100% sulle loro esportazioni verso gli Stati Uniti”, ha dichiarato Trump. D’altronde fa i suoi interessi, l’economia americana è trattata un fortino da difendere con dazi e minacce. E funziona.
Trump aveva già lanciato lo stesso avvertimento in passato, a novembre scorso, puntando il dito contro Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. “L’idea che i Paesi Brics stiano cercando di allontanarsi dal dollaro, mentre noi restiamo a guardare, è FINITA”, ha scritto in caps lock su Truth.
“Chiederemo a questi Paesi apparentemente ostili l’impegno di non creare una nuova valuta Brics, né di sostenere qualsiasi altra valuta per sostituire il potente dollaro americano, altrimenti dovranno affrontare dazi al 100%”, ha aggiunto.
Un messaggio chiaro: per Trump, nessun Paese deve osare emanciparsi dalla moneta statunitense senza pagarne il prezzo.
Un’arma economica per frenare i Brics
La possibilità di una valuta comune tra le economie emergenti del blocco Brics è un’ipotesi che circola da tempo. L’obiettivo sarebbe ridurre la dipendenza dal dollaro nelle transazioni internazionali. Ma per Trump questa è un’eresia economica, da stroncare sul nascere con minacce e sanzioni. “Possono provare a rivolgersi altrove, ma non riusciranno a spodestare il dollaro”, ha sentenziato.
Nuove tariffe su Messico e Canada
Tra le prime mosse da neo-presidente rieletto, Trump ha deciso di colpire anche i suoi vicini di casa. Messico e Canada vedranno applicati dazi del 25% sulle loro esportazioni negli Stati Uniti. Una misura che entrerà in vigore dal primo febbraio e che colpisce due tra i principali partner commerciali americani.
La questione petrolifera è ancora in bilico. “Forse sì, forse no. Probabilmente prenderemo una decisione stasera sul petrolio”, ha dichiarato Trump alla Casa Bianca, lasciando intendere che l’ipotesi di tassare anche il greggio canadese e messicano è sul tavolo.
Canada e Messico coprono il 71% delle importazioni statunitensi di petrolio, con il Canada da solo responsabile del 60%. Gli Stati Uniti, pur essendo un colosso nella produzione di petrolio, continuano ad affidarsi in parte ai loro vicini.
Panama resiste alle pressioni di Washington
Oltre alla crociata contro i Brics e ai nuovi balzelli sui partner commerciali nordamericani, il dibattito si infiamma anche sul Canale di Panama. Il presidente panamense José Raul Mulino ha preso posizione: il controllo sul canale resterà a Panama.
“Non esiste alcuna possibilità di negoziare la sovranità del canale”, ha dichiarato Mulino in conferenza stampa, chiudendo ogni spiraglio a possibili ingerenze americane.
Ne frattempo, il segretario di Stato Usa Marco Rubio è atteso a Panama, ma i dettagli ufficiali della sua missione non sono ancora stati divulgati. Secondo Mulino, nemmeno lui sa con certezza quali siano le reali intenzioni degli Stati Uniti.