Carlos Tavares lascia Stellantis e con lui se ne va un pezzo di storia recente dell’industria automobilistica. L’ex amministratore delegato, che aveva preso le redini del gruppo nato dalla fusione di Psa e Fca, esce di scena con una buonuscita che lascia a bocca aperta: si parla di una cifra vicina ai 100 milioni. Ma il vero cambio è nei corridoi del potere, dove John Elkann si appresta a giocare un ruolo ancora più centrale.
Con l’addio di Carlos Tavares, Stellantis si trova ad affrontare una fase complessa. La crisi delle vendite, le sfide tecnologiche e le nuove normative sulle emissioni richiedono una leadership capace di prendere decisioni rapide e incisive.
L’eredità di Tavares: più ombre che luci
Tavares non ha mai puntato a farsi amare. Tra il suo carattere ruvido e decisioni industriali non proprio popolari, l’ormai ex capo di Stellantis ha raccolto critiche dai sindacati e dalla politica. Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil, non perde tempo e affronta la situazione in modo pragmatico: “Serve un piano industriale e occupazionale subito”.
Sul piatto ci sono questioni importanti come le delocalizzazioni, che hanno lasciato un vuoto nelle fabbriche italiane e un clima teso tra i lavoratori. Tavares, dal canto suo, si era difeso scaricando le responsabilità di alcune scelte: “Non sono stato io a creare il caos, ma sono io a doverlo risolvere”.
John Elkann e il suo approccio: famiglia, tradizione e niente distrazioni
John Elkann, da sempre fedele ai valori della propria famiglia e dell’azienda a controllo familiare, vuole riportare Stellantis a un equilibrio che si ispiri alle radici franco-italiane del gruppo. Niente fusioni con altri costruttori, nessuna vendita dei marchi storici: la strategia è chiara. “Credo nelle virtù del capitalismo familiare”, ha dichiarato più volte, facendo eco alla visione del nonno Gianni Agnelli. E per chi sperava in un’apertura verso il mercato cinese, dovrà abbandonare l’idea.
Nuove alleanze all’orizzonte?
La vera partita, però, si giocherà sulle prossime scelte strategiche. Si parla di possibili collaborazioni con gruppi come Renault, mentre i lavoratori aspettano un segnale concreto sulla tutela delle fabbriche europee e sul futuro dell’occupazione. La sfida per Elkann sarà mantenere il gruppo competitivo, trovando un amministratore delegato che sappia coniugare innovazione e attenzione per chi lavora in prima linea. Un problema non di poco conto, vista la crisi che sta attraversando tutta l’industria automobilistica.
Chi sarà il nuovo Ceo? Il totonomi
Tra i nomi più discussi per la successione emergono Olivier François e Jean-Philippe Imparato, figure interne al gruppo. Un’opzione che attira l’attenzione è quella di Luca de Meo, attuale Ceo di Renault. De Meo ha dimostrato di saper rilanciare un colosso in difficoltà e potrebbe portare a nuove alleanze nel settore. La sua visione è spesso associata alla necessità di collaborazioni tra produttori europei per restare competitivi contro i rivali asiatici.
Il nuovo Ceo di Stellantis avrà il compito di ridefinire le priorità del portafoglio marchi. Abarth e Ds registrano volumi limitati e potrebbero richiedere un ripensamento strategico, mentre per Maserati si prospettano scenari di possibile dismissione. Alfa Romeo, Peugeot, Jeep e Fiat, invece, dispongono di solidi piani industriali, con nuovi modelli in arrivo che potrebbero consolidare la presenza del gruppo nei mercati chiave. La razionalizzazione delle risorse sarà un passaggio essenziale per focalizzarsi su segmenti dal maggiore potenziale competitivo.