La Bce ha tagliato i tassi a ottobre, riducendo il costo del denaro dello 0,25%. Quello del 17 ottobre è stato il terzo taglio da giugno, dopo la lunga cavalcata al rialzo dei mesi precedenti al fine di arginare l’inflazione crescente. Ma adesso l’attenzione si sposta sulle prossime mosse della Banca centrale europea. L’interrogativo riguarda un possibile ulteriore taglio dei tassi a dicembre 2024.
Ipotesi taglio tassi Bce a dicembre
L’ipotesi non è peregrina: dicembre è il mese che tradizionalmente spinge i consumi, dato il periodo natalizio. Un nuovo taglio al costo del denaro da parte della Bce, dopo quello del 17 ottobre scorso, renderebbe meno costoso ricorrere a prestiti e acquisti a rate. Se la Bce dovesse decidere di tagliare i tassi potrebbe imprimere un boost all’economia, sempre che le condizioni correlate all’inflazione e alle altre variabili economiche dovessero consentirlo.
La presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha peraltro evidenziato come la propensione al risparmio stia frenando i consumi, anche se iniziano a vedersi i primi segnali di ripresa.
Non è ancora certo un taglio dei tassi a dicembre, anche se le ultime direzioni intraprese lascerebbero trapelare un orientamento del Consiglio direttivo della Bce verso la riduzione delle restrizioni monetarie. Bisognerà in ogni caso attendere le nuove previsioni economiche.
Unimpresa si associa a chi esprime posizioni possibiliste in merito a imminenti tagli al costo del denaro: “La Banca centrale prevede che il processo di disinflazione subirà una temporanea battuta d’arresto nei mesi finali del 2024, ma dovrebbe riprendere nel 2025, quando l’inflazione dovrebbe tornare stabilmente verso l’obiettivo del 2%. Questo scenario alimenta le aspettative di un ulteriore taglio dei tassi a dicembre, anche se il mercato sembra già incorporare una fase di riduzione più rapida della politica monetaria”, spiegano i tecnici dell’associazione.
I risultati del taglio dei tassi di ottobre
Il tasso sui depositi scende oggi al 3,25%, quello sulle operazioni principali di rifinanziamento al 3,40% e il tasso marginale al 3,65%. La decisione, unanime, riflette l’andamento negativo dell’attività economica e una moderazione dell’inflazione.
Lo spread italiano è inoltre crollato ai minimi da 3 anni. È l’effetto del riconoscimento della maggiore credibilità del Paese, sancita dai giudizi delle agenzie di rating in risposta ad un mix di fattori che hanno a che vedere con l’andamento dell’economia, con l’inflazione e con la strategia della Bce.
L’impatto su mutui e prestiti
Dopo il taglio del 17 ottobre, il Codacons ha calcolato l’alleggerimento su mutui e prestiti. Secondo l’associazione, il taglio dei tassi dello 0,25% da parte della Bce determinerà un risparmio sui mutui a tasso variabile tra i 13 e i 30 euro al mese. Su base annua si parla di risparmi fra 156 e 360 euro.
Su un mutuo a 20 anni di importo fra i 100.000 e i 200.000 euro si prevede un risparmio sulla rata mensile fra i 13 e i 27 euro. Su un mutuo a 30 anni si parla di un risparmio fra i 15 e i 30 euro al mese. Su un mutuo da 125.000 euro a 25 anni, si prevede un risparmio di circa 17 euro al mese, pari a 204 euro l’anno.
Su fronte dei prestiti, le stime evidenziano che oggi comprare un’auto da 25.000 euro con un finanziamento di 10 anni costerebbe 11.000 euro in meno rispetto agli importi del 2023. Il risparmio si deve al calo dal 14% all’8,58% del tasso sul credito al consumo.
Un eventuale ulteriore taglio al costo del denaro in arrivo a dicembre potrebbe ulteriormente spingere al ribasso mutui e prestiti.