Scuole italiane a pezzi, 71 crolli in un anno: la metà è vecchia di mezzo secolo

Metà delle scuole italiane ha bisogno di interventi urgenti, ma i fondi del Pnrr e dell’8xmille restano insufficienti a garantire la sicurezza di studenti e docenti

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Molti di noi hanno frequentato o stanno frequentando scuole che hanno delle fragilità strutturali importanti. Ecco, i numeri che raccontano un’emergenza ben più estesa dei singoli episodi che finiscono nelle cronache, anche se purtroppo se ne parla quando crollano tetti, ad esempio, come nel caso della scuola Diaz a Roma.

Secondo l’ultimo report di Cittadinanzattiva, nell’ultimo anno si sono registrati 71 episodi di crolli o cedimenti negli istituti scolastici, con un bilancio di 19 feriti. Ma il dato più allarmante è che migliaia di edifici risultano ancora privi delle certificazioni minime di sicurezza.

Molti plessi scolastici risalgono a oltre mezzo secolo fa, costruiti in epoche in cui le normative antisismiche erano inesistenti o comunque molto diverse dalle regole odierne. Oggi, questi edifici non solo non sono stati adeguati, ma spesso non ricevono neppure la manutenzione ordinaria.

La fotografia dell’edilizia scolastica italiana resta desolante: la metà delle strutture ha bisogno di interventi urgenti, molte non hanno superato il collaudo statico o non dispongono della certificazione antincendio, e solo una minima parte è stata oggetto di lavori antisismici.

Controsoffitto crolla al liceo Diaz di Roma: scuola evacuata, torna l’allarme sicurezza

Ancora un crollo, ancora una scuola, ancora una volta sfiorata la tragedia. Stavolta è successo a Roma, all’Istituto Superiore Armando Diaz, nel quartiere Quadraro. Il 17 ottobre, poco prima dell’ingresso in classe, è crollato un controsoffitto. Nessun ferito, per fortuna. Ma l’episodio ha riacceso ovviament i riflettori sullo stato di degrado strutturale in cui versano centinaia di edifici scolastici in tutta Italia.

Secondo l’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva, negli ultimi dodici mesi si sono registrati 71 episodi di crolli o cedimenti nelle scuole italiane, con 19 feriti. Numeri che raccontano un’emergenza cronica, ben oltre i singoli fatti di cronaca.

Di fronte a questo scenario, l’associazione ha chiesto al Governo l’istituzione di un fondo triennale da 3 miliardi di euro per mettere in sicurezza gli edifici scolastici.

La presidente dell’Anp Lazio, Cristina Costarelli, ha ricordato che la manutenzione spetta agli enti locali, mentre i dirigenti scolastici possono solo segnalare le criticità, senza alcun potere operativo.

E a sottolineare la gravità della situazione è intervenuto anche il presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, parlando di un “paradosso intollerabile”: un Paese che investe in intelligenza artificiale ma lascia studenti e insegnanti a studiare in strutture che cadono a pezzi.

Il dato più inquietante, in fondo, è proprio questo: la sicurezza nelle scuole italiane sembra spesso affidata al caso. E il controsoffitto crollato al Diaz, a pochi minuti dall’inizio delle lezioni, lo conferma. Questa volta è andata bene.

Scuole, un patrimonio fragile nonostante i fondi. Il Pnrr non basta

Sul fronte dei finanziamenti, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) ha messo sul piatto 12 miliardi di euro per l’edilizia scolastica, distribuiti tra le Missioni 2 e 4.

Un impegno imponente, almeno sulla carta:

A questi si aggiunge il contributo dell’8xmille, che nel 2024 ha destinato 59,1 milioni di euro alle scuole italiane, quasi triplicando la cifra del 2023. Una boccata d’ossigeno, certo, ma che non basta. Secondo Cittadinanzattiva, si tratta di un segnale positivo, ma ancora lontano dal rispondere alla reale entità del problema: un patrimonio edilizio vecchio, fragile e tra i più obsoleti d’Europa.

Secondo l’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva, per mettere in sicurezza le scuole italiane servirebbe almeno un fondo triennale da 3 miliardi di euro, da affiancare ai 12 miliardi già stanziati dal Pnrr. I numeri, insomma, ci sono. Ma camminano più lentamente delle crepe nei muri.

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