Russia-Ucraina: “Invasione a fine febbraio”. Ma c’è ancora una speranza

Secondo gli Usa Mosca attenderà fine mese per non oscurare le Olimpiadi invernali dei cinesi, al momento imprescindibili partners geopolitici. C'è ancora spazio di trattativa?

Pubblicato: 28 Gennaio 2022 15:44

Paolo Viganò

Giornalista di attualità politico-economica

Classe 1974, giornalista professionista dal 2003, si occupa prevalentemente di politica, geopolitica e attualità economica, con diverse divagazioni in ambito sportivo e musicale.

Una guerra alle porte dell’Unone Europea è sempre più vicina: secondo i vertici militari americani, infatti, la Russia è pronta ad invadere l’Ucraina alla fine di febbraio, dopo che si saranno concluse le Olimpiadi invernali ospitate dalla Cina di Xi, in ottimi rapporti con Putin. Il presidente russo, come altre volte in passato, utilizza la minaccia bellica (e degli aumenti del costo del gas) per trattare, ma questa volta il rischio è altissimo. Anche perché il ventilato ingresso ucraino nella Nato è un oggettivo problema per la Russia dopo l’accordo non scritto che voleva ferme al crollo del muro di Berlino le vecchie zone d’influenza di Nato e Patto di Varsavia.

L’avvertimento degli Usa

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ritiene che vi sia una “chiara possibilità” che la Russia possa invadere l’Ucraina a febbraio e lo ha detto al suo omologo ucraino, Volodi’mir Zelenski, durante una lunga telefonata. Preoccupazione anche fra i militari Usa: “Continuiamo a vedere, anche nelle ultime 24 ore, un maggiore schieramento di forze combattenti schierate dai russi, ancora una volta, nella parte occidentale del loro paese e in Bielorussia», vicino al confine con l’Ucraina”, ha affermato il portavoce del Pentagono John Kirby, precisando però che lo schieramento non è “marcato”.

Il Pentagono ha reso noto alcune delle unità che sono state messe in stato di allerta per essere eventualmente dislocate in Europa dell’est nel caso la Russia invada l’Ucraina, per un totale di 8.500 uomini.

Tensione da guerra fredda

Sarebbero arrivate intanto le risposte scritte da Usa e Nato alla Russia, sulle quali il Cremlino ha affermato che “non ci sono molte ragioni di ottimismo” nella risoluzione della crisi. Il ministro degli Esteri Sergey Lavrov ha spiegato che la risposta degli Stati Uniti, che non verrà resa pubblica, conteneva alcuni elementi che potrebbero portare all’avvio di un serio colloquio su questioni secondarie”, ma ha sottolineato che “il documento non contiene alcuna risposta positiva sulla questione principale”, ovvero sull’espansione a est della Nato.

Ritorsioni

E si parla sempre più insistentemente della possibilità di bloccare il progetto del gasdotto Nord Stream 2, che dovrebbe far arrivare il gas naturale dalla Russia alla Germania,è una delle leve più spesso utilizzate dai leader occidentali per tentare di scongiurare l’invasione russa sul territorio ucraino. E’ quanto ha detto il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock durante un dibattito parlamentare sull’evoluzione della crisi nella vicina Ucraina.

In realtà a Washington si teme che le forniture del gas possano dividere il fronte europeo, vista l’interdipendenza energetica fra Russia e resto dell’Europa.

Un filo di speranza

Il dialogo rimane aperto. Dmitrj Peskov, portavoce di Putin, “c’è poco spazio per l’ottimismo”, aggiungendo, però: “ci sono sempre possibilità per continuare il dialogo; è nel nostro interesse e in quello degli americani”. E in questo senso destano interesse il giudizio in merito del il generale Vincenzo Camporini, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e della Difesa, che vede “molto lontano” il rischio di un conflitto armato in Europa.

“Dico questo – spiega all’Adnkronos – perché le richieste russe all’Occidente sono così inaccettabili che non possono essere una base di discussione, non costituiscono altro che un esercizio dialettico ma senza alcuna possibilità: non si può chiedere alla Nato di tornare allo stato del 1997, tra l’altro con delle incongruenze interne, perché se si dovesse tornare alla situazione di schieramenti militari del ’97 sarebbe molto controproducente per la politica russa, in quanto dovrebbe ritirarsi da territori come l’Abcasia. Quindi penso che si tratti di un esercizio dialettico condotto con grande spregiudicatezza ma che non si andrà oltre”.

“I governanti di Mosca hanno sempre cercato storicamente una fascia di sicurezza intorno ai loro confini, il che implica una sorta di sovranità limitata per coloro che hanno la sfortuna di confinare con la Russia, cosa oggettivamente inaccettabile”, premette Camporini, che a proposito del veto russo all’ingresso dell’Ucraina nella Nato afferma che “oggi come oggi non ci sono le condizioni perché l’Ucraina aderisca alla Nato o all’Unione europea (altra parte dello stesso problema): è un dato di fatto. Nei giorni scorsi si è parlato di una sorta di moratoria, cioè la Nato manterrebbe le porte aperte per eventuali nuovi membri rimandando però a un futuro indeterminato la possibilità reale. Paradossalmente questa proposta, che potrebbe sembrare di buon senso, trova ostacoli non tanto nell’Ucraina ma in altri paesi come Finlandia e Svezia, che non aderiscono all’Alleanza Atlantica ma vogliono lasciarsi la porta aperta anche se al momento non hanno nessuna intenzione di farlo. Credo comunque ci siano spazi per cui determinate politiche non dichiarate, non formalizzate, possano costituire una sorta di accordo bonario che fa diminuire le tensioni”.

Secondo Camporini è indispensabile puntare al dialogo. “Da quando c’è stata la questione georgiana, poi quella della Crimea, si sono interrotti i colloqui tra Occidente e Russia”. “Sono contento in un certo qual modo che a causa di questa crisi che sta montando si sia riaperto il dialogo, perché solo attraverso questo le situazioni vengono disinnescate”, sottolinea il generale. Quando sul campo si schierano decine di migliaia di uomini e mezzi, “anche se con le più positive intenzioni, l’incidente può sempre capitare. In assenza di un canale di comunicazione – avverte-, il rischio è che dall’incidente si possa fare un passo più avanti concreto”.

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