Coldiretti e Filiera Italia hanno espresso una forte contrarietà e opposizione alla proposta del Pakistan di ottenere il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta (Igp) per il riso Basmati. In una lettera inviata al Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, le associazioni agricole italiane hanno sottolineato i rischi significativi che un tale riconoscimento potrebbe comportare per l’agricoltura e l’economia nazionale.
L’Italia vede nel riconoscimento dell’Igp Basmati del Pakistan una minaccia non solo economica ma anche etica e ambientale.
Possibile impatto sul mercato e sulla produzione locale
Coldiretti e Filiera Italia hanno evidenziato come l’approvazione dell’Igp Basmati pakistano potrebbe portare all’esenzione dai dazi per il riso lavorato basmati Igp importato, influenzando negativamente il mercato risicolo italiano.
Questo potrebbe tradursi in un crollo della valorizzazione delle varietà di riso Indica europeo e nell’abbandono della coltivazione del riso lungo B in Italia. Di conseguenza, ci potrebbe essere un aumento nella produzione di varietà Japonica (Tondo, Medio e Lungo A), con un effetto a catena sulle quotazioni di questo gruppo varietale.
Nel 2020 anche l’India aveva portato avanti una richiesta simile e anche in quell’occasione ci sono state proteste. La proposta è attualmente in stallo: “La richiesta, che segue quella presentata precedentemente dall’India nel 2020 e ora in fase di stallo, solleva diverse criticità di natura tecnica. Coldiretti e Filiera Italia evidenziano come l’adozione di tale riconoscimento potrebbe generare l’esenzione dai dazi del riso lavorato basmati Igp importato, con conseguenti ripercussioni sul mercato italiano e gravi conseguenze per la filiera risicola nazionale”.
Questioni di sostenibilità e di etica
Le associazioni hanno inoltre parlato di sostenibilità sociale e ambientale legate alla produzione di riso in Pakistan. Secondo dati dell’Unicef, una percentuale significativa di minori è impiegata nell’agricoltura in Asia meridionale, con il Pakistan che presenta i numeri più elevati. Inoltre, il fatto che in Pakistan e India siano ancora utilizzati fitofarmaci proibiti nell’Unione Europea, come il triciclazolo, pone ulteriori preoccupazioni ambientali e di salute pubblica.
Nel dettaglio, hanno così commentato: “Come rilevano i dati di Unicef, infatti, sono complessivamente 77 milioni i minori, di età compresa tra i 7 e i 14 anni, che lavorano nell’Asia meridionale dei quali l’88% in Pakistan, il 40% in India e il 10% nello Sri Lanka. Mentre, dal punto di vista ambientale, in Pakistan, così come India, sono utilizzati fitofarmaci da anni vietati in Ue come, ad esempio, il triciclazolo”.
Richiesta di azione e opposizione
Il presidente di Coldiretti Vercelli-Biella, Roberto Guerrini, e il direttore Luciano Salvadori hanno chiesto al Ministro Lollobrigida di opporsi formalmente alla richiesta di riconoscimento dell’Igp Basmati pakistano e di promuovere questa opposizione anche tra gli altri stati membri dell’Unione Europea.
Ecco le parole del presidente della Coldiretti e del direttore: “La filiera risicola italiana non può accettare i rischi che deriverebbero da tale riconoscimento. Chiediamo al Ministro Lollobrigida, nell’interesse della filiera risicola nazionale, di presentare richiesta di opposizione alla domanda di riconoscimento e di promuovere tale opposizione anche tra gli altri Stati dell’Ue. Inoltre, insistiamo sulla richiesta di istituire un tavolo permanente sul riso, importante per difendere i produttori italiani dall’invasione di prodotto asiatico, spesso coltivato sfruttando il lavoro minorile e usando pesticidi vietati in Europa, che beneficia delle agevolazioni a dazio zero”.