Nel 2024 la spesa per i rifiuti cresce del 2,6%, le famiglie pagano in media 329 euro

Seppur con dieci anni di ritardo, finalmente nel 2022 si è superato l’obiettivo del 65% di rifiuti differenziati a livello nazionale

Pubblicato: 18 Novembre 2024 11:53

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Nel 2024, la spesa media annuale delle famiglie per la raccolta dei rifiuti è stata di 329 euro, segnando un incremento del 2,6% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda la raccolta differenziata, i dati più recenti, aggiornati al 2022, evidenziano che, pur con un notevole ritardo rispetto agli obiettivi prefissati, si è finalmente superato il 65%, raggiungendo il 65,2%. Questo rappresenta un aumento dell’1,2% rispetto al 2021.

A fornire una panoramica approfondita sul settore dei rifiuti è il rapporto 2024 dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, che ha analizzato la Tari applicata dai capoluoghi di provincia italiani nel 2024, prendendo come riferimento una famiglia di 3 persone che vive in una casa di proprietà di 100 metri quadrati.

Aumenta la Tari

La spesa media sostenuta dalle famiglie per la gestione dei rifiuti è in crescita nel 2024, con un importo di 329 euro, segnando un incremento del 2,6% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, anche la raccolta differenziata fa registrare dei progressi: sebbene con dieci anni di ritardo rispetto agli obiettivi iniziali, nel 2022 è stato finalmente superato il traguardo del 65% di rifiuti differenziati a livello nazionale, arrivando al 65,2%, con un aumento dell’1,2% rispetto al 2021.

Catania, come nel 2023, è il capoluogo di provincia con la Tari più alta, pari a 594 euro, senza variazioni rispetto allo scorso anno. Al contrario, Trento è la città con la Tari più bassa, con 183 euro, leggermente inferiore rispetto al 2023. Nella classifica dei capoluoghi più costosi, escono Benevento, Latina, Messina e Salerno, mentre fanno ingresso Andria, Cagliari, Pistoia e Trapani. Bolzano, infine, lascia la top ten delle città con le tariffe più basse, sostituita da Siena.

Tra i 110 capoluoghi esaminati, 84 hanno registrato aumenti nelle tariffe, 20 hanno visto una diminuzione, mentre nei restanti casi la situazione è rimasta sostanzialmente invariata.

Le regioni dove si paga di meno

A livello regionale, oltre al Trentino Alto Adige, che si distingue per la spesa più bassa e una alta percentuale di raccolta differenziata, emergono positivamente Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Marche, dove si riscontrano tariffe significativamente inferiori alla media nazionale, associate ai più alti livelli di raccolta differenziata. Al contrario, al Sud, dove la spesa è più elevata e la differenziata meno efficiente, non si trova una regione che eccelle in entrambi gli aspetti.

Si fanno meno rifiuti e aumenta la differenziata

Secondo i dati raccolti dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), nel 2022 in Italia sono state prodotte circa 29,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, con una diminuzione dell’1,8% rispetto al 2021. La produzione pro capite è di circa 494 chilogrammi per abitante, anch’essa in calo dell’1,6% rispetto all’anno precedente. I valori più elevati di produzione si registrano al Centro (532 kg/ab.), seguiti dal Nord (506 kg/ab.) e dal Sud (454 kg/ab.).

La raccolta differenziata ha raggiunto una media nazionale del 65,2%, con un aumento dell’1,2% rispetto al 2021. Tuttavia, il 18% dei rifiuti urbani prodotti finisce ancora in discarica. Per quanto riguarda la tipologia di rifiuti differenziati, nel 2022 la frazione organica è la più riciclata, con una percentuale del 38,3%, seguita dalla carta (19,3%), dal vetro (12,3%) e dalla plastica (9%). Le percentuali più basse si riscontrano nei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) con l’1,4%, e nei rifiuti tessili con lo 0,8%.

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