Se a dicembre vi erano stati segnali incoraggianti in tema produzione industriale, gennaio si è invece aperto con il segno negativo. I dati dell’Istat registrano un calo dell’1,2% rispetto al mese precedente e del 3,4% rispetto all’anno precedente. Sebbene il bilancio negativo sia leggermente migliorato in media grazie al recupero del settore energetico, si registrano comunque cali diffusi in tutti i settori principali, dai beni di consumo a quelli durevoli. La manifattura, in particolare, mostra una contrazione annua del 3,7%.
I dati
I dati di dicembre avevano registrato un aumento dell’1,1% nell’indice destagionalizzato rispetto a novembre, ma l’inizio del nuovo anno è partito nel peggiore dei modi.
Nella media del trimestre novembre-gennaio, si registra un calo del livello della produzione dello 0,9% rispetto ai tre mesi precedenti. L’analisi dell’indice destagionalizzato mensile mostra un aumento solo nel settore dell’energia (+2,5%), mentre si osservano flessioni per i beni di consumo (-2,0%) e per i beni strumentali (-3,6%), mentre i beni intermedi rimangono stabili. La flessione porta così la produzione industriale ai livelli di novembre 2023.
Al netto degli effetti di calendario, a gennaio 2024, l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 3,4% (considerando che i giorni lavorativi di calendario sono stati 22 contro i 21 di gennaio 2023). Si registra un lieve incremento tendenziale solo per l’energia (+0,4%), mentre calano i beni intermedi (-2,5%) e in misura più accentuata i beni strumentali (-4,9%) e i beni di consumo (-5,4%).
Gli unici settori di attività economica in crescita tendenziale sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+2,0%), la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+1,1%), e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+0,6%). Le flessioni più ampie si registrano nella produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-15,2%), nell’attività estrattiva (-9,9%), e nell’industria del legno, della carta e della stampa (-8,0%).
L’industria non può contare neanche sull’export come traino al momento, dato che nell’ultima rilevazione di gennaio è riuscita appena a contenere i danni (-0,2%), principalmente a causa della costante debolezza degli acquisti provenienti dalla Francia e dalla Germania.
“Inizio dell’anno pessimo”, è il commento dell’Unione nazionale consumatori. “Dopo l’anno nero 2023, quando in media la produzione è crollata del 2,5% rispetto al 2022, ora il 2024 inizia nel peggiore dei modi”, sottolinea l’Unc, secondo cui “il governo, invece di cantare vittoria per i dati economici positivi, come quelli sull’occupazione, farebbe bene a prendere seriamente in considerazione questi campanelli d’allarme, tutti indicativi di una difficoltà delle famiglie sul fronte dei consumi”.
La situazione in Europa
Effettivamente, la situazione oltre confine non sembra promettente, con la produzione manifatturiera francese in calo del 1,6% mensile. Berlino continua ad evidenziare difficoltà; anche se in Germania si nota una leggera ripresa del 1% su base mensile a gennaio, la frenata annua della produzione è del 5,5%, mantenendo l’indice ampiamente al di sotto dei valori pre-Covid. Le prospettive future sono motivo di preoccupazione, con un calo mensile degli ordini dell’11,3% (-6% su base annua) e un volume complessivo degli ordini mai così basso dai tempi della pandemia (giugno 2020).
In particolare, rallenta significativamente il settore edile, con ripercussioni negative su un vasto indotto, simile a quanto avviene in Italia: i nuovi permessi di costruzione a gennaio registrano un calo del 24%, quasi dimezzati rispetto al periodo pre-crisi, dopo 25 mesi consecutivi di riduzioni, spesso a doppia cifra. Nel corso del 2023, sono state costruite solamente 91.000 abitazioni, rispetto alle 136.000 dell’anno precedente.
Il settore automobilistico mostra una certa tenuta, con una crescita del 12% nelle immatricolazioni nel primo bimestre. Tuttavia, guardando alla domanda per i componenti interni, la produzione nazionale registra un calo del 5% tra gennaio e febbraio, invertendo la tendenza positiva del 2023.