Sono quasi 118mila le imprese italiane che si trovano attualmente a rischio usura. Dopo anni di diminuzione, rispetto allo scorso anno, il numero complessivo di queste realtà è aumentato di oltre 2.600 unità. A lanciare l’allarme è l’Ufficio studi della Cgia.
Un’impresa a rischio su 3 è al Sud
Si tratta soprattutto di artigiani, esercenti, commercianti e piccoli imprenditori che, a causa delle difficoltà finanziarie, sono entrati nell’area dell’insolvenza e, di conseguenza, segnalati dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Questa segnalazione, di fatto, impedisce loro di accedere a nuovi finanziamenti.
Rispetto a un anno prima, il peggioramento più significativo in termini percentuali è stato registrato a Benevento, con un aumento del +17,3% di imprese in sofferenza (+97 in valore assoluto).
- Benevento: +17,3%
- Chieti: +13,9%
- Savona: +12,4%
- Rieti: +11,8%
- Lecce: +11,4%
- Trieste: +11,3%
- Parma: +9,8%
- Cagliari: +9,6%
- Imperia: +9,6%
- Venezia: +9,6%
Ma se il Mezzogiorno rappresenta l’area geografica d’Italia più a rischio usura, i proventi derivanti da queste attività illegali vengono sempre più frequentemente reinvestiti al Nord. Recenti indagini condotte dalla Direzione Investigativa Antimafia hanno infatti evidenziato come il denaro contante proveniente da crimini come l’usura venga reimpiegato con crescente frequenza in alcune zone dell’Italia, in particolare nel Settentrione (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Toscana, ecc.).
Molti imprenditori insolventi perché non pagati
Chi finisce nella black list della Centrale dei Rischi ha poche possibilità di accedere a finanziamenti dal sistema bancario, rischiando così di chiudere l’attività o, peggio, di cadere vittima degli usurai. Per evitare che questa problematica si diffonda, la Cgia continua a sollecitare il potenziamento delle risorse del “Fondo di prevenzione dell’usura”, uno strumento che rappresenta l’unico valido supporto per chi si trova in una situazione di vulnerabilità.
“È bene ricordare che gli imprenditori che vengono segnalati alla Centrale Rischi della Banca d’Italia non sempre lo devono a una cattiva gestione finanziaria della propria azienda – precisa la Cgia – Nella maggioranza dei casi, infatti, questa situazione si verifica a seguito dell’impossibilità da parte di molti piccoli imprenditori di riscuotere con regolarità i pagamenti dei propri committenti o per essere “caduti” in un fallimento che ha coinvolto proprio questi ultimi”.
I fondi per combattere l’usura
Il “Fondo di prevenzione dell’usura” è stato istituito dalla legge n° 108/1996 e ha iniziato a operare nel 1998. Questo fondo è destinato a erogare contributi a Consorzi o Cooperative di garanzia collettiva fidi, nonché a Fondazioni e Associazioni riconosciute per la prevenzione dell’usura. Il “Fondo di prevenzione” prevede due tipi di contribuzione: la prima, destinata ai Confidi, serve a garantire i finanziamenti concessi dalle banche alle attività economiche; la seconda, rivolta alle fondazioni o associazioni contro l’usura riconosciute dal Mef, supporta le persone in difficoltà economica (come lavoratori dipendenti e pensionati) nell’accesso a credito sicuro.
Dal 1998 al 2022, lo Stato ha erogato 711 milioni di euro ai Confidi e alle Fondazioni, risorse che hanno garantito finanziamenti per un valore complessivo superiore a 2 miliardi di euro. Nel 2022, sono stati assegnati 33,7 milioni di euro ai due enti erogatori, di cui 23,6 milioni ai Confidi e 10,1 milioni alle Fondazioni. Nonostante l’importanza di queste cifre, l’Ufficio studi della Cgia ritiene che siano necessarie risorse aggiuntive.
Il “Fondo di solidarietà”, invece, offre agli operatori economici, commercianti, artigiani e liberi professionisti che hanno denunciato gli usurai l’opportunità di reinserirsi nell’economia legale, attraverso un mutuo senza interessi da restituire in 10 anni, il cui importo è commisurato agli interessi usurari effettivamente pagati e, nei casi più gravi, può tener conto anche di danni ulteriori. Attualmente, è la Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici Spa (Consap) a erogare questi finanziamenti. Dal 2000 al 2023, Consap ha stipulato 1.660 contratti, con mutui concessi per un totale di circa 145 milioni di euro.