La guerra in Ucraina che si incrocia con la speculazione hanno avuto l’effetto di un rialzo del costo del petrolio che però potrebbe essere solo un antipasto di quanto potrebbe accadere nei prossimi anni. Un report della banca americana JP Morgan prevede ad esempio un futuro a tinte molto fosche, arrivando ad ipotizzare un prezzo del petrolio di 380 dollari al barile, più del triplo rispetto ad oggi, e un prezzo della benzina alla pompa stabilmente intorno ai 4 euro al litro.
L’aumento della produzione dell’Opec+
Il cartello di Paesi esportatori di petrolio, all’inizio di giugno, ha deciso di incrementare la produzione fino a 648mila barili al giorno per i mesi di luglio e agosto, dopo aver finora alzato i ritmi di 432mila barili quotidiani ogni mese per recuperare i cali registrati durante la pandemia. Il ritocco era atteso per arginare i prezzi sempre maggiori raggiunti dal petrolio, intorno ai 120 dollari al barile, che sono responsabili dell’aumento del costo carburante e stanno contribuendo all’inflazione incalzante negli Usa e in Europa.
La questione del price cap
Come noto, l’Italia spinge forte in ambito comunitario perché venga posto un tetto al prezzo dell’energia. “Mettere un tetto al prezzo dei combustibili fossili importati dalla Russia – ha affermato Draghi – ha un obiettivo geopolitico oltre che economico e sociale, perché anche quando i prezzi dell’energia scenderanno, non è pensabile tornare ad avere la stessa dipendenza dalla Russia. E dobbiamo eliminare una delle principali cause dell’inflazione”. “Nella situazione attuale – ha spiegato – ci sono delle esigenze a breve termine che richiederanno investimenti ampi nelle infrastrutture per il gas per i Paesi in via di sviluppo e non solo. Dovremo assicurarci che possano essere poi convertite all’uso dell’idrogeno, un modo per conciliare le esigenze a breve con quelle a lungo termine”.
La fosca previsione di JP Morgan
Tuttavia sanzioni e tetto al prezzo potrebbero non bastare ed anzi innescare un processo di rialzo dei prezzi ancora più temibile. Un articolo di Bloomberg riporta la preoccupante previsione tratta da un report di Jp Morgan: il prezzo del petrolio potrebbe raggiungere la stratosferica soglia dei 380 al barile se le sanzioni statunitensi ed europee spingessero la Russia a infliggere tagli di rappresaglia alla produzione di greggio.
“Le nazioni del Gruppo dei Sette – si legge – stanno mettendo a punto un complicato meccanismo per limitare il prezzo raggiunto dal petrolio russo nel tentativo di stringere le viti sulla macchina da guerra di Vladimir Putin in Ucraina. Ma data la solida posizione fiscale di Mosca, la nazione può permettersi di ridurre la produzione giornaliera di greggio di 5 milioni di barili senza danneggiare eccessivamente l’economia, hanno scritto gli analisti di JP Morgan, tra cui Natasha Kaneva, in una nota ai clienti.
Per gran parte del resto del mondo, tuttavia, i risultati potrebbero essere disastrosi. Un taglio di 3 milioni di barili alle forniture giornaliere spingerebbe i prezzi del greggio di riferimento a Londra a 190 dollari, mentre lo scenario peggiore di 5 milioni potrebbe significare greggio “stratosferico” a 380 dollari, hanno scritto gli analisti.
Il rischio più ovvio e probabile con un limite di prezzo è che la Russia possa scegliere di non partecipare e invece reagire riducendo le esportazioni”, hanno scritto gli analisti. “È probabile che il governo possa vendicarsi tagliando la produzione come un modo per infliggere dolore all’Occidente. La rigidità del mercato petrolifero globale è dalla parte della Russia“.