Nullatenente con debiti col Fisco, come funziona il pignoramento

Anche con i nullatenenti l'Agenzia delle Entrate prova a recuperare i crediti. E se in futuro iniziano ad avere un reddito, viene aggredito subito

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Il soggetto che non percepisce dei redditi e non ha un patrimonio è definito nullatenente. Questo soggetto non ha un lavoro e non risulta essere titolare di un qualsiasi tipo di attività patrimoniale (come la casa nella quale abita, che non è di sua proprietà) o finanziaria.

Il nullatenente, in altre parole, è la persona nei confronti della quale non conviene avviare un pignoramento, perché non avrebbe un esito fruttuoso.

La questione ha delle implicazioni reali, che si manifestano ad esempio in una persona che viaggia in un’auto di grossa cilindrata, vive in un bell’appartamento e ostenta una vita lussuosa. Ma che non è proprietaria dei beni che utilizza ed ostenta.

Il concetto di nullatenenza, quindi, inizia a diventare relativo, ma pone un dubbio: è possibile vivere tranquillamente senza avere un bene intestato a se stesso?

È davvero così conveniente non avere alcun tipo di bene per evitare potenziali pignoramenti da parte dell’Agenzia delle Entrate?

Che cosa si intende per nullatenente

Essere un nullatenente è un lavoro sotto molti punti di vista. Perché significa avere un impiego, vivere la vita quotidiana, abitare in un qualsiasi luogo, senza avere delle attività patrimoniali o percepire dei redditi.

Non implica necessariamente truffare dei terzi soggetti: significa semplicemente abitare in un appartamento o in una villa non intestati. O lavorare ma non percepire direttamente il frutto del proprio sudore.

Al concetto che abbiamo visto fino a questo momento se ne aggiunge un’altro: il contribuente nullatenente, ossia il soggetto che ha dei debiti nei confronti dell’Agenzia delle Entrate o dell’agente della riscossione ma al tempo stesso non è proprietario di alcun tipo di bene o di reddito.

Spesso e volentieri oggi i contribuenti nullatenenti sono quei soggetti che si sono visti pignorare gli averi a seguito di un fallimento o di un’azione esecutiva di un creditore. E che, allo stesso tempo, hanno dei debiti nei confronti dell’amministrazione tributaria.

Rientrano in questa definizione anche quanti hanno deciso di cedere a terzi i propri averi, in modo da evitare di pagare i creditori. Ovviamente, poi, ci sono anche i nullatenenti illegali, che stanno completamente e interamente evadendo il fisco.

I rapporti con l’Agenzia delle Entrate

Ma come vengono gestiti i rapporti con l’amministrazione tributaria dei nullatenenti? Generalmente questi soggetti sono completamente sconosciuti all’Agenzia delle Entrate.

Per rientrare in questa categoria è necessario non essere presenti nelle due principali banche date che sono a sua disposizione:

Quando si viene definiti nullatenenti

L’Agenzia delle Entrate definisce nullatenente un contribuente quando ha tentato di riscuotere dei crediti fiscali attraverso un pignoramento e, quest’ultimo, non ha trovato riscontro per i seguenti motivi:

A quali rischi va incontro chi non paga

Il debitore, almeno stando a quanto ha previsto il Codice Civile, risponde alle obbligazioni con i beni presenti e futuri.

Questo comporta due questioni importanti:

Il pignoramento dunque può essere rimandato a un secondo momento, per tutta la vita del debitore e anche nei confronti degli eredi che hanno accettato l’eredità.

L’unica accortezza da tenere a mente è la prescrizione dei titoli giudiziali che è di 10 anni.

In quale modo agisce l’Agenzia delle Entrate

Quando l’agente della riscossione non trova alcun bene da aggredire, può chiedere all’Agenzia delle Entrate di effettuare ulteriori indagini fiscali, in modo da accertarsi che il contribuente versi realmente in una situazione di indigenza.

Questi controlli vengono effettuati dall’AdE incrociando le banche dati in suo possesso.

Uno degli scivoloni che il nullatenente può effettuare è quello di fare molti acquisti pagando unicamente in contanti, ritenendo di non essere scoperto perché non utilizza dei mezzi tracciabili.

A differenza di quanto possa ritenere, il redditometro e l’elenco delle operazioni rilevanti ai fini Iva permettono all’AdE di risalire agli acquisti effettuati e comprendere quali siano i redditi che il soggetto percepisce in nero.

Quando si dovesse venire a verificare questa situazione, generalmente, scatta anche un’indagine da parte della Guardia di Finanza.

Un altro controllo potrebbe essere effettuato a ritroso, in modo da verificare che il nullatenente non abbia trasferito, nel corso degli anni precedenti, i propri beni attraverso delle donazioni o delle vendite, con il solo obiettivo di frodare i creditori.

Nel caso in cui questo sospetto si dimostrasse fondato, questi atti sarebbero soggetti ad azione revocatoria ordinaria.

Siamo davanti a un’azione intrapresa dal creditore che serve a rendere inefficace l’atto e poter aggredire il bene che è stato ceduto ad un terzo soggetto.

Cosa rischia il nullatenente fraudolento

Il nullatenente che ha agito in malafede è segnalato dall’Agenzia delle entrate alla Procura della Repubblica competente per la segnalazione del reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte nel caso in cui il debito dovesse superare la soglia dei 50.000 euro.

Rischia, inoltre, la reclusione da 6 mesi a 4 anni.

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