A novembre l’inflazione raggiunge il +1,3%, tornando al livello registrato a luglio. Lo affermano i nuovi dati Istat; le tensioni sui prezzi dei beni alimentari si intensificano, con una crescita annuale più marcata, mentre i beni energetici vedono un forte ridimensionamento della spinta deflazionistica. Anche i prezzi dei servizi legati ai trasporti mostrano un’accelerazione tendenziale. Il tasso di crescita dei prezzi del “carrello della spesa” sale al +2,3%, mentre l’inflazione core si attesta al +1,9%.
Dove sono i maggiori aumenti
A novembre, l’indice generale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) registra un aumento tendenziale del +1,3%, rispetto al +0,9% del mese precedente. Questo incremento è principalmente dovuto al ridimensionamento della flessione dei prezzi nelle divisioni trasporti (da -2,3% a -0,6%), Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da -1,6% a -0,6%) e Comunicazioni (da -5,9% a -5,5%). Un ulteriore sostegno all’inflazione proviene dall’accelerazione dei prezzi della divisione Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +2,5% a +2,8%).
Analizzando i contributi delle diverse sotto-componenti, l’inflazione risulta principalmente spiegata dai prezzi dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+0,483), dei Servizi ricettivi e di ristorazione (+0,409 punti percentuali), degli Altri beni e servizi (+0,268) e della Ricreazione, spettacoli e cultura (+0,151). I contributi negativi provengono invece dalle divisioni Comunicazioni (-0,121), Trasporti (-0,090) e Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,068).
Guardando alle tipologie di prodotti, i Beni energetici vedono un rallentamento (da -9,0% a -5,5%; +0,3% il congiunturale), mentre i Beni alimentari registrano un aumento e (da +2,4% a +2,6%; +0,6% dal mese precedente), specialmente per i vegetali freschi. Per quanto riguarda i Beni durevoli c’è una flessione leggermente meno ampia (da -1,4% a -1,3%; -0,6% sul mese); per l’Istat “la dinamica congiunturale dei prezzi risente delle vendite promozionali che caratterizzano la parte finale del mese (Black Friday), il cui effetto è risultato uguale rispetto a quello misurato a novembre 2023 (-0,6%)”.
Più colpiti il Centro e il Nord-Est
A novembre, si osserva un’accelerazione generale del tasso d’inflazione nelle cinque ripartizioni del territorio nazionale. La variazione percentuale annua risulta più alta rispetto alla media nazionale nel Centro (da +1,1% di ottobre a +1,4%), nel Nord-Est (da +1,0% a +1,4%), ed è pari nel Sud (da +0,8%) e nel Nord-Ovest (da +0,7%). Nelle Isole, invece, l’inflazione cresce meno (da +1,0% a +1,1%).
Per quanto riguarda i capoluoghi delle regioni, delle province autonome e i comuni non capoluoghi di regione con più di 150.000 abitanti, l’inflazione più alta si registra a Bolzano (+2,1%), seguita da Roma e Genova (entrambe a +2,0%). Le variazioni più contenute si riscontrano ad Aosta (+0,8%) e a Livorno e Modena (entrambe a +0,7%).
Critiche dal Codacons
L’inflazione torna a rialzare la testa, con i prezzi al dettaglio che aumentano in vista del Natale e dell’incremento dei consumi da parte delle famiglie legato alle festività. Lo afferma il Codacons, commentando i dati diffusi oggi dall’Istat.
“Un’inflazione al +1,3% si traduce in un aggravio medio di spesa per la famiglia “tipo” da +427 euro annui, che salgono a +582 euro per un nucleo con due figli – analizza il Codacons – E proprio con l’arrivo del Natale i prezzi al dettaglio di alimentari e bevande analcoliche aumentano a ritmo più che doppio rispetto al tasso medio di inflazione, con listini che salgono del +2,8% su base annua: questo significa che una famiglia con due figli solo per l’acquisto di cibi e bevande deve mettere in conto una maggiore spesa da +256 euro annui”.