La nuova Commissione europea guidata (ancora una volta) da Ursula von der Leyen deve ancora insediarsi, eppure è già partito uno dei tanti botta e risposta con la Cina che rischiano di caratterizzare tutto il mandato istituzionale dei prossimi cinque anni. Al netto del conflitto tra Russia e Ucraina e delle tensioni sempre crescenti in Medioriente, dalle parti di Bruxelles tutti sanno che il vero competitor del quinquennio alle porte sarà Pechino e la prima dimostrazione la si è avuta proprio in queste ore.
Infatti, mentre in Italia si continua a discutere sulla (ormai certa) possibilità che sia Raffaele Fitto – attuale ministro della Coesione territoriale del governo Meloni – ad occupare il posto di nuovo commissario europeo, nei palazzi dell’Unione tiene banco la questione che riguarda i dazi sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina. Nello specifico, le ultime mosse di Bruxelles hanno molto infastidito gli alti dirigenti del Dragone.
Auto elettriche dalla Cina, nuovi dazi della Commissione europea
La questione è semplice: già da diversi anni, nell’apparato legislativo europeo esiste una norma che impone l’aumento del 10% dei prezzi sui prodotti del settore automotive provenienti dalla Cina. Nella giornata di ieri (martedì 20 agosto) la Commissione europea ha ufficializzato la decisione di intervenire con una nuova stretta con dazi sulle auto asiatiche, dichiarando che verranno messe a terra “tutte le misure necessarie per difendere in modo risoluto i diritti e gli interessi legittimi”.
In termini pratici, è chiaro come i commissari uscenti (che ancora stanno svolgendo tutte le funzioni per i cosiddetti affari correnti, in attesa dell’insediamento del nuovo esecutivo) stiano dando un’indicazione precisa a chi verrà dopo di loro: attenzione perché il “nemico pubblico” da fronteggiare sarà Pechino. Per questo occorre stringere sul loro export per evitare di cedere il monopolio delle produzioni industriali negli anni a venire.
La risposta di Pechino ai dazi sulle auto elettriche
Potrà sembrare strano, ma questa linea assunta a Bruxelles dovrebbe trovare concordi proprio le forze di centrodestra attualmente al potere in Italia, tra cui soprattutto la Lega di Matteo Salvini che tanto ha puntato in questi anni sulla lotta alle ingerenze cinesi.
D’altronde, anche la stessa Ursula von der Leyen (nonostante sia riuscita a farsi rieleggere con l’appoggio di una maggioranza che esclude le forze più estreme del Parlamento europeo) non può fare a meno di notare come gli equilibri nei palazzi europei siano cambiati dopo la consultazione elettorale dello scorso giugno, in cui le forze anti Pechino hanno raggiunto indici di gradimento insperati alla vigilia.
Nel frattempo la Cina non è rimasta a guardare. Appena reso noto l’incremento dei dazi, il ministero del Commercio cinese ha diramato una dura nota di condanna nei confronti dell’Unione europea in cui viene sottolineato “l’atteggiamento sleale, discriminatorio e non trasparente” dei governanti di Bruxelles.
Allo stesso modo, la Caam (acronimo di China Association of Automobile Manufacturers, la potente associazione di categoria che raggruppa i produttori di veicoli operanti in territorio cinese) ha parlato degli “enormi rischi” nell’investire in Europa da parte delle sue aziende nel caso in cui i dazi non dovessero calare nel prossimo futuro.
La Cina vuole imporre dazi su latte e formaggi europei
Il Ministero del Commercio di Pechino ha anche annunciato un’indagine sui sussidi concessi dall’Unione europea e da alcuni Paesi membri, tra cui l’Italia, per i prodotti lattiero-caseari. Simili indagini erano state aperte sulle esportazioni europee di brandy e carne suina.
La Cina, ha riferito il ministero del Commercio, adotterà “tutte le misure necessarie per difendere in modo risoluto i diritti e gli interessi legittimi” delle sue imprese dopo la bozza finale dei dazi compensativi sull’import della Commissione Ue sui veicoli elettrici made in China.
Pechino “ha ripetutamente sottolineato” che le conclusioni preimpostate nell’indagine europea antisovvenzioni violano l’impegno sui principi di “obiettività, equità, non discriminazione e trasparenza” e sono anche incompatibili con le regole del Wto. Si tratta, in altri termini, di “concorrenza sleale in nome della concorrenza leale”.
Cosa potrebbe accadere quindi adesso? Potrebbero scattare altri dazi, questa volta dall’Europa verso Pechino, su latte, formaggi e derivati vari. L’indagine riguarda formaggi freschi e fusi, formaggi erborinati, latte e panna con un contenuto di grassi superiore al 10%
L’Ue, con una quota del 36%, è al secondo posto nelle importazioni cinesi di questi prodotti, dietro solo alla Nuova Zelanda, per un valore complessivo di 1,7 miliardi di euro nel 2023.