I mercati azionari, soprattutto quelli americani, hanno ripetutamente aggiornato i loro record storici, a dispetto di una Fed che ha chiaramente deluso gli investitori, prima anticipando e poi tirandosi indietro rispetto ad un taglio dei tassi d’interesse. Se ad inizio anno si attendevano sei tagli, adesso se ne farà al massimo uno o due prima della fine dell’anno e nulla è assicurato, perché l’inflazione resta troppo alta in USA. Anche la Bce, pur avendo annunciato un taglio di 25 punti la scorsa settimana, non assicura nulla per il futuro e conferma che si muoverà in base dia dati.
E allora cosa è che sta continuando a sostenere i mercati? Perché continuano a muoversi in rialzo? E cosa ci si attende sul fronte economico e societario per il prossimo futuro?
La situazione mercati
La situazione dei mercati è più che positiva, il che fa ritenere che una correzione sia alle porte. I tre indici americani hanno aggiornato i loro record storici di recente. Il più clamoroso è stato quello dell’S&P 500 che è volato oltre i 5.300 punti, avvicinando moltissimo la resistenza di 5.400 punti. Da inizio anno l’indice ha guadagnato il 13,4%.
Forte anche il Nasdaq 100, che ha finalmente sfondato la soglia dei 19.000 punti, con un rialzo da inizio anno del 14,5%. Dopo aver superato la soglia die 38mila, si mostra resiliente anche il Dow Jones a 38.868 punti, anche se la performance da inizio anno è meno impressionante (+3,1%).
Lo stato dell’economia
L’economia USA quest’anno si è mostrata più resiliente del previsto, a dispetto di una inflazione ancora alta, che ha convinto la Federal Reserve ad attendere tempi migliori per un taglio del tassi. Taglio che non è certo atteso questa settimana, ma slitterà almeno sino a settembre.
Il mercato del lavoro, come confermato dai numeri sul Job Report, si conferma in ottima salute. Questo di traduce in una spesa dei consumatori sostenuta e in una crescita degli utili societari, con l’effetto collaterale di mantenere un po’ alti i prezzi.
Il circolo virtuoso, però, appare destinato ad interrompersi. Secondo Michele de Michelis, Presidente e Cio di Frame Asset Management, “vi sono alcuni gestori importanti che sostengono, che la situazione non sia poi così rosea”, come dimostra il fatto che “nelle ultime conf-call moltissimi manager di aziende quotate, nel tentativo di mantenere i margini di profitto, hanno anticipato tagli dei costi nel prossimo futuro che si rifletteranno inevitabilmente sul mercato del lavoro. Pertanto, dovrebbe incidere negativamente proprio su quella forza dei consumatori americani che ha sostenuto in maniera così importante il ciclo, con la conseguenza di mettere in pausa il circolo virtuoso (mercato lavoro forte/ alti consumi / alti utili) che ha messo le ali ai mercati azionari”.
Mai ignorare segnali inequivocabili
“Di recente Warren Buffet ha portato al record storico la liquidità della sua holding (Berkshire Hathaway, Ndr), proprio nel momento in cui quella media dei gestori americani si trova invece al suo livello minimo. Questo fatto, di solito, si verifica storicamente prima delle correzioni“, spiega l’analista di Frame AM, indicando che il mercato ed i suoi operatori offrono segnali inequivocabili.
“Noto però che quando i tassi del decennale americano superano il 4,6% anche l’indice S&P 500 comincia a innervosirsi e questo mi conferma che il vero rischio rimane l’inflazione. E poiché parliamo di inflazione, non possiamo non guardare alle materie prime che sono volate in parecchi settori e potrebbero essere il terzo incomodo a spezzare la de correlazione tra equity e bond”, afferma de Michelis, aggiungendo “vedremo se anche questa volta avrà avuto ragione Warren Buffett”.