Imprese, in Italia rischio default al 6,13%: i settori più colpiti

I dati del Credit Outlook 2024 di Cerved Rating Agency l'agenzia di rating italiana specializzata nella valutazione del merito di credito di imprese ed emissioni di titoli di debito

Pubblicato: 16 Marzo 2024 11:05

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Redazione

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Si prevede che il rischio di credito per un campione di oltre 14mila imprese non finanziari, in uno scenario di base, migliori leggermente nei prossimi 12 mesi al 6,13% dal 6,22%. Il ciclo economico sarebbe, infatti, sostenuto dal calo dell’inflazione e dal miglioramento delle condizioni finanziarie nella seconda parte dell’anno. Tuttavia, il leggero miglioramento del contesto economico non sarebbe sufficiente a ridurre significativamente la probabilità aggregata di default poiché il rischio di credito per le società non finanziarie italiane rimane molto vicino ai livelli più alti mai registrati. Inoltre, si prevede che i rating creditizi all’estremità più bassa dello spettro della qualità creditizia aumenteranno leggermente poiché queste società rimangono significativamente più vulnerabili a un contesto imprenditoriale ancora difficile. È quanto emerge dal Credit Outlook 2024 di Cerved Rating Agency, l’agenzia di rating italiana specializzata nella valutazione del merito di credito di imprese non finanziarie italiane e delle emissioni di titoli di debito.

Nel dettaglio – rileva Cerved nel report – si prevede una notevole differenziazione all’interno dei settori e delle dimensioni aziendali; infatti, le condizioni di finanziamento rimarrebbero difficili per il resto del 2024, con un impatto significativo soprattutto per le imprese più piccole.

L’ipotesi “hard scenario”

I risultati delle previsioni a scenari multipli mostrano un peggioramento del rating creditizio nello scenario intermedio caratterizzato da un rallentamento del ciclo economico, una potenziale escalation dei conflitti in atto, una procrastinazione dei tagli dei tassi da parte della BCE e ritardi nell’implementazione del PNRR. Infine, in caso di uno scenario estremamente severo (hard scenario), si prevede un ulteriore peggioramento delle probabilità di default vicino al livello del 7%.

Settore manifatturiero

Cerved prevede un moderato calo della probabilità di default per il settore manifatturiero. Le imprese manifatturiere italiane riusciranno a mitigare parzialmente l’effetto negativo del rallentamento dell’economia tedesca grazie alla sua significativa quota di esportazioni e alla diversificazione dei mercati di destinazione. Il settore continua ad essere alimentato dalla domanda interna, che è prevista in leggera crescita nel 2024 grazie ad un reddito disponibile più elevato, come dimostrato dalla crescita dei consumi nei primi mesi. Il graduale calo dell’inflazione dovrebbe ulteriormente favorire la tenuta della domanda interna.

Fornitura di energia elettrica e gas

Nonostante la riduzione dei ricavi aziendali legata a un effetto prezzo e la maggiore selezione dei portafogli clienti effettuata negli ultimi anni, il generale allineamento degli spread su valori molto più elevati rispetto al passato ha portato a un deciso rafforzamento economico e patrimoniale di tutte le società fornitrici di energia elettrica e gas. Nonostante la fine del mercato tutelato, le prospettive per il 2024 rimangono positive, poiché – scrive Cerved – “ci aspettiamo un panorama più stabile in termini di prezzi delle materie prime e consumi”.

Settore costruzioni

Questo settore ha fortemente beneficiato negli ultimi anni degli aiuti governativi come Bonus 110 e Bonus facciate; di conseguenza, l’attività commerciale è migliorata negli ultimi 3 anni, in particolare per le imprese più piccole che lavorano nell’edilizia residenziale privata. Gli operatori più grandi, d’altro canto, sono influenzati positivamente dai fondi PNRR per gli investimenti infrastrutturali e si prevede che miglioreranno il ritardo accumulato nei prossimi anni man mano che i fondi PNRR progrediranno nell’implementazione.

Trasporti

Si prevede che il settore dei trasporti vivrà ancora un contesto difficile a causa dei rischi geopolitici e dell’attività commerciale modesta. La probabilità di default al 2023 è stata notevolmente superiore rispetto ai livelli pre-pandemia poiché il settore è stato colpito da diverse problematiche negli ultimi anni, in particolare l’aumento dei costi di trasporto che non potevano essere completamente trasferiti al cliente finale, causando una riduzione del già esiguo margine. Inoltre, il settore soffre ancora di elevati costi del personale causati dalla carenza di manodopera. Tuttavia, negli ultimi anni, il settore ha visto un aumento della concentrazione delle aziende, guidato sia da default che da acquisizioni, che sta generando grandi opportunità per gli attori che sopravvivono sul mercato.

Settore turistico

l rischio di credito per le attività turistiche, ricettive e di ristorazione è stato storicamente elevato a causa delle dimensioni aziendali tipiche più piccole e dell’elevata leva finanziaria espressa. Inoltre, questo cluster è stato uno dei settori più esposti alla pandemia di COVID-19. Tutto considerato, la probabilità di default a dicembre 2023 era pari al 12%, il valore più alto dell’intero campione di portafoglio. Le prospettive per il 2024 sono sensibilmente più rosee rispetto al passato, sulla scia della maggiore domanda di servizi di intrattenimento e del miglioramento dei redditi reali nel secondo semestre dell’anno.  Si prevede che le presenze turistiche per l’estate 2024 aumenteranno e la solida stagione invernale aprirà la strada a un sensibile calo del rischio di credito per il 2024.

Real Estate

Questo settore è caratterizzato da una PD storicamente elevata a causa dell’elevata leva finanziaria e dei bassi livelli di liquidità. Le prospettive più sfavorevoli – si legge nel report – riguardano il contesto internazionale, con le banche significativamente esposte al settore immobiliare commerciale (ad esempio in Germania o negli Stati Uniti). In Italia il contesto generale rimane difficile, ma le valutazioni immobiliari registrano una volatilità dei prezzi inferiore rispetto ad altre regioni geografiche come il Nord Europa o il Nord America. Le stime puntano ad un 2024 in leggera ripresa a partire dalla seconda metà dell’anno, sostenuto da un diverso sentiment rispetto al 2023.

Agricoltura

Il rischio di credito delle imprese agricole è stato storicamente caratterizzato da fondamentali finanziari deboli con basse riserve di liquidità e strutture di capitale elevate, con elevati livelli di probabilità di default. Si prevede che la crescente pressione sui margini continuerà nel 2024, unita alla carenza di manodopera. Inoltre, il cambiamento climatico e norme più severe sulle emissioni di CO2 da parte dei produttori e delle imprese agricole peseranno sull’evoluzione del rischio di credito.

Settore tessile

Si prevede che l’industria tessile dovrà affrontare un anno impegnativo poiché le aziende dovranno affrontare problemi legati alla catena di fornitura e alla sostenibilità. In primo luogo, la volatilità della domanda nella catena di fornitura dell’industria della moda e del tessile negli ultimi anni è destinata a continuare poiché le aziende sono particolarmente esposte al cosiddetto “effetto frusta”: piccoli cambiamenti nella domanda dei consumatori hanno effettivamente causato fluttuazioni crescenti e ampie sia a monte che a valle. Il secondo punto di attenzione è la sostenibilità: le industrie tessili, dell’abbigliamento e della moda contribuiscono in modo significativo all’inquinamento ambientale globale in ogni punto della catena di fornitura. Poiché la regolamentazione ESG diventa sempre più rigorosa, le aziende dovranno affrontare costi più elevati per accedere a fonti di finanziamento esterne.

Automotive

Il 2024 è visto dagli operatori del settore come un anno di sfide e opportunità. Negli ultimi anni, l’industria automobilistica è stata colpita dal difficile contesto macroeconomico, con variabili negative che hanno rallentato la crescita (ritardi nelle forniture, problemi nella logistica, aumento significativo dei costi di produzione, minore capacità di investimento da parte dei consumatori). Si prevede che il mercato automobilistico globale continuerà la sua graduale ripresa con un 2024 in cui si prevede che la domanda di veicoli crescerà del 3%. In Italia, dopo la crescita delle immatricolazioni nel 2023 (+19,3%), determinata soprattutto dall’evasione degli ordini degli anni precedenti, nel 2024 si prevede un aumento delle vendite intorno al 4%. Un focus particolare viene posto sulla transizione energetica, ma si prevede che le auto full electric rappresenteranno solo il 4,2% del totale in Italia nel 2024, con differenze significative rispetto agli altri Paesi europei.

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