Fed, tutto da copione: Trump non ci sta e Powell tira dritto

La banca centrale USA ha confermato un intervallo die tassi compreso fra il 4,25% ed il 4,50% e non dà garanzia di un taglio a settembre nonostante le pressioni del Presidente Trump

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Redazione

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Tutto da copione: la Fed non sorprende e conferma i tassi d’interesse per la quinta volta consecutiva. Una decisione che, come le precedenti, ha indispettito il Presidente americano Donald Trump, che da tempo sollecita un taglio, criticando l’immobilismo della banca centrale statunitense e del suo Presidente Jerome Powell. Ma il numero uno della Federal Reserve tira dritto per la sua strada, riluttante anche a dare conferme circa la possibilità di un taglio a settembre, ma questa volta c’è un fatto nuovo: il Board è ormai spaccato.

La decisione del FOMC

Il Federal Open Market Committee (FOMC) ha deciso di lasciare i tassi di interesse in un intervallo compreso tra il 4,25% e il 4,50% per la quinta riunione consecutiva (l’ultimo taglio è stato a dicembre 2024).

La decisione è stata votata a favore da nove membri – Jerome Powell Presidente; John C. Williams Vicepresidente, Michael S. Barr, Susan M. Collins, Lisa D. Cook, Austan D. Goolsbee, Philip N. Jefferson, Alberto G. Musalem, e Jeffrey R. Schmid – mentre hanno votato contro Michelle W. Bowman e Christopher J. Waller, che avrebbero preferito tagliare di 25 punti base l’intervallo obiettivo. Assente Adriana D. Kugler. Questa è stata la prima volta dalla fine del 1993 che due membri del FOMC hanno dissentito. UN fatto nuovo che non può essere ignorato e che suggerisce una spaccatura del Board.

Il FOMC ha anche confermato che continuerà a ridurre le sue partecipazioni in titoli del Tesoro, debito pubblico e titoli garantiti da ipoteca di enti pubblici, frutto delle precedenti misure di quantitative easing.

Trump: taglio a settembre, ma sempre troppo tardi

Trump continua ad attaccare Powell nonostante i dati sul PIL usciti ieri abbiano confermato una crescita robusta del 3% dell’economia statunitense, superando le attese.

Tenere i tassi così alti sta danneggiando gli statunitensi ed è tutta colpa della Fed“, ha ribadito Trump in un punto stampa, prima dell’annuncio delle decisioni, aggiungendo “dovremmo abbassare i tassi di interesse, so che il taglio ci sarà a settembre”.

“Powell è sempre in ritardo, anche se li avesse tagliati oggi”, ha aggiunto il tycoon,  che ha affibbiato al Presidente della Fed l’appellativo “Too Late” (troppo tardi).

Powell raffredda l’aspettativa di un intervento dopo l’estate

A dispetto della convinzione del Presidente USA, il taglio atteso per settembre non è per nulla assicurato. Nella conferenza stampa che è seguita alla riunione del FOMC, infatti, Powell ha attenuato le aspettative di un taglio a settembre, affermando che i tassi di interesse sono nella giusta posizione per gestire la continua incertezza sui dazi e sull’inflazione. “Ci sono ancora molte, molte incertezze da risolvere – ha spiegato – Non sembra che siamo molto vicini alla fine di questo processo”.

Sebbene ci saranno due mesi interi di dati prima della riunione della Fed del 16-17 settembre, Powell ha affermato che la banca centrale è ancora nelle prime fasi di comprensione di come la riscrittura delle tasse sulle importazioni da parte di Trump e altre modifiche politiche si evolveranno in termini di inflazione, occupazione e crescita economica. “Bisogna pensare che sia ancora presto – ha ribadito – Ci saranno molti dati in arrivo prima della prossima riunione. Saranno decisivi? È davvero difficile dirlo”.

Parlando del voto “contrario” dei banchieri Waller e Bowman, Powell ha descritto la loro opposizione come parte di un dibattito “discusso, con molta attenzione da tutti intorno al tavolo”.

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