L’euro digitale arriverà nel 2027. È quanto ha annunciato venerdì la presidente dela Bce, Christine Lagarde anche se finora la Bce aveva segnalato il 2029 come data realistica per il lancio. “Dobbiamo muoverci velocemente, non possiamo permetterci di perdere tempo” ha detto Lagarde spiegando che il progetto non punta a rimpiazzare il contante, ma a offrire un’alternativa alle piattaforme di pagamento digitali esistenti, come le carte di credito, che non sono europee e spesso “comportano commissioni massicce”.
L’euro digitale vuole essere una nuova forma di contante, ma in versione elettronica: un mezzo di pagamento pubblico, accessibile a tutti, sicuro, gratuito e utilizzabile in tutta l’area euro, sia online sia offline. Non sostituirà le banconote, ma le affiancherà, con l’obiettivo di preservare il ruolo del denaro emessa dalla banca centrale in un mondo che usa sempre meno contante fisico. Ma qual è la soluzione che i cittadini preferiscono? È la domanda al centro di una ricerca SDA Bocconi – presentata alla BCE la scorsa primavera e discussa pubblicamente in un recente incontro in SDA Bocconi – che ha messo a confronto tre possibili scenari per l’introduzione della moneta digitale europea.
L’obiettivo dell’euro digitale
Il progetto della Banca Centrale Europea (BCE) è nato nel 2020 con una finalità ambiziosa: difendere la sovranità monetaria europea in un contesto in cui i pagamenti digitali sono sempre più dominati da attori privati, quasi sempre non europei. L’euro digitale, in questa visione, permetterebbe ai cittadini di continuare ad accedere direttamente al denaro emesso dalla banca centrale, anche in forma digitale, e di farlo tramite infrastrutture affidabili, controllate dalle istituzioni pubbliche europee rispondendo al declino del contante e alla crescente diffusione di monete private (come le stablecoin).
Il modello progettato dalla BCE
Il modello progettato dalla BCE è intermediato: i cittadini non avranno un conto direttamente presso la BCE, ma utilizzeranno wallet forniti da banche e altri Payment Service Providers (PSP) autorizzati. Questi soggetti gestiranno onboarding, sicurezza, assistenza, e potranno offrire anche servizi aggiuntivi. L’euro digitale sarà gratuito per gli utenti, con funzionalità base pensate per lo shopping, i pagamenti tra privati e le transazioni con la pubblica amministrazione. Tuttavia, per motivi di stabilità finanziaria, ci saranno limiti al saldo detenibile. Le transazioni offline saranno possibili, ma soggette a restrizioni e non completamente anonime. Tutto questo ha un obiettivo: creare una moneta digitale pubblica, ma che non destabilizzi il sistema bancario, non interferisca con il credito privato e sia compatibile con l’ecosistema esistente. Una soluzione – sottolinea la ricerca – “prudente, istituzionale, tecnicamente solida”.
Le soluzioni alternative
La maggior parte dei partecipanti all’indagine utilizzerebbe l’euro digitale, ma due soluzioni alternative ipotizzate dalla ricerca (Digital Cash ed Euro Token, v. sotto) hanno registrato un consenso maggiore tra i cittadini europei, in termini di utilità percepita, semplicità d’uso, fiducia e intenzione all’adozione. La ricerca mostra che il modello attuale della BCE rischia di non essere del tutto convincente per gli utenti. Ma offre anche una direzione diversa, più ambiziosa e in sintonia con i bisogni delle persone.
Digital Cash
Il secondo scenario ipotizza un contante digitale, emesso e gestito interamente dalla BCE, senza passare da intermediari privati. In questo modello, ogni cittadino potrebbe aprire un wallet pubblico presso la BCE stessa e usarlo per effettuare pagamenti peer-to-peer, in negozio, online e offline, esattamente come avviene oggi con il contante fisico. Il digital cash non avrebbe limiti all’importo detenibile, non richiederebbe procedure di identificazione per piccoli importi e garantirebbe un alto livello di privacy, in particolare per le transazioni offline. Non è programmabile né integrato con l’universo crypto, ma offre alcune funzionalità condizionali di pagamento (es. pagamenti differiti).
Euro Token
Il terzo scenario è il più radicale e innovativo: un token digitale basato su blockchain pubblica, emesso dalla BCE e nativamente integrato nell’ecosistema delle criptovalute e della finanza decentralizzata (DeFi). In questo modello, l’euro digitale assume la forma di token crittografico trasferibile peer-to-peer, completamente interoperabile con altri strumenti crypto (es. wallet, smart contracts, exchange). La gestione dell’infrastruttura è distribuita, con la BCE che opera a livello applicativo, mentre le transazioni sono validate da una rete di nodi pubblici e permissionless (come nel modello Bitcoin). Il token è programmabile, ad esempio per eseguire automaticamente pagamenti condizionati o contratti intelligenti. È anche pseudonimo, cioè tracciabile ma non direttamente riconducibile all’identità dell’utente. Anche in questo caso, non ci sono limiti all’importo detenibile, e i costi di transazione sono prossimi allo zero.
I modelli preferiti dai cittadini Ue
Digital Cash e Euro Token sono preferiti all’euro digitale su tutti gli indicatori: dalla semplicità all’intenzione d’uso, dalla fiducia alla compatibilità con le abitudini di pagamento. L’euro digitale ha il tasso di rifiuto più alto: il 24% degli intervistati ha dichiarato che non lo userebbe. L’Euro Token ottiene il punteggio più alto come soluzione per usi non routinari (es. peer-to-peer, integrazione con servizi crypto). Il Digital Cash è percepito come la soluzione più adatta alla sostituzione del contante, per semplicità, gratuità e controllo pubblico. In tutti i casi, i due fattori più rilevanti per l’adozione sono l’utilità percepita e la compatibilità con le abitudini. I risultati della ricerca suggeriscono che la riuscita dell’euro digitale non può basarsi solo sulla solidità tecnica, ma deve essere costruita attorno al valore percepito per i cittadini. Un euro digitale troppo simile agli strumenti già esistenti rischia di essere irrilevante. Per avere impatto, l’euro digitale deve essere più semplice e accessibile, più pubblico (meno dipendente da attori privati), più integrato con l’ecosistema digitale contemporaneo. Un punto di domanda riguarda, invece, il coinvolgimento delle banche, il cui ruolo, negli scenari alternativi all’euro digitale, viene ridimensionato a quello di provider di servizi aggiuntivi e premium legati alla moneta digitale.