Cripto, tre possibili scenari dopo il crollo

non c’è un’unica causa, ma una concatenazione di fattori che si sono verificati simultaneamente, spiega Adrian Fritz, Head of Research di 21Shares. 

Pubblicato: 8 Agosto 2024 14:15

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Redazione

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Giornata nera, lo scorso 5 agosto, il mercato delle criptovalute che ha ceduto il 17% del suo valore nell’arco di 24 ore, con Ethereum che ha registrato la giornata peggiore dal punto di vista del trading dal 2021. Ma che cosa ha causato questo brusco e improvviso crollo? Come spesso accade, non c’è un’unica causa, ma una concatenazione di fattori che si sono verificati simultaneamente, sia all’interno che all’esterno dell’universo cripto, spiega Adrian Fritz, Head of Research di 21Shares.

Cripto, tre possibili scenari dopo il crollo

Tra i fattori esogeni che hanno causato un aumento della volatilità su tutti i mercati, il primo – spiega Fritz – “che dobbiamo citare è l’aumento dei tassi d’interesse di 25 punti base da parte della Bank of Japan. Con questo rialzo, il più alto dal 2007, che è arrivato subito dopo la fine di un periodo lungo 8 anni di tassi reali negativi, tra gli investitori si è diffusa la netta sensazione che il paese possa entrare in recessione e, allo stesso tempo, gli stessi hanno dovuto rivedere considerevolmente le loro strategie di carry trading, riallocando gli asset”. Contemporaneamente, sull’altra sponda del Pacifico “sono stati divulgati i dati sulla disoccupazione statunitense, la quale si è attestata al 4,3%, deludendo le aspettative (il tasso atteso era del 4,1%); con i redditi non agricoli a 114mila dollari contro i 175mila attesi. Questa serie di eventi ha quindi provocato il panico sui mercati e hanno fatto correre ai ripari gli investitori. Non è un caso che, mentre i maggiori indici US facevano registrare delle perdite (Dow -1.51%, S&P -1.84%, Nasdaq -2.43%), si registrava un acquisto particolarmente aggressivo di obbligazioni, ritenute da tutti un’asset class meno rischiosa”. 

Venendo all’universo cripto, “questo è stato danneggiato anche dai recenti sviluppi del conflitto in Medio Oriente. Non è insolito che le riserve di valore reagiscano negativamente a questo tipo di eventi; infatti, l’oro lo scorso 5 agosto ha perso il 3%. Inoltre, se si osserva la correlazione mensile tra BTC e ETH con l’S&P 500, si nota che questa è rispettivamente dello 0,28 e dello 0,43, il che conferma non solo che c’è stato un effetto spillover negativo dalla finanza tradizionale al mondo cripto, ma anche che la correlazione tra questi due comparti è aumentata, probabilmente anche a causa della maggiore accessibilità agli asset digitali a seguito dell’approvazione degli ETF. Infine, ETH è stato colpito anche dalle vendite del valore di 274 milioni di dollari da parte di un grande player di mercato come Jump Trading, che ha rimosso molte risorse in staking tra il 25 luglio e oggi, verosimilmente per acquistare stablecoin”.

Se si va ad analizzare quanto accaduto sui mercati il giorno dopo il crollo, “sembra che quanto abbiamo visto sia stato effettivamente un momento di panico, le cui perdite sono state subito ampiamente appianate: il Nikkei 225 ha registrato più del 10%, il market cap complessivo del comparto cripto è cresciuto dell’8,8% e anche il Nasdaq 100 ha conseguito un rassicurante +1,5%. Tuttavia, quanto accaduto ci deve aiutare a ricordare che simili eventi possono verificarsi e sconvolgere certezze che ritenevamo granitiche e gli asset digitali non sono immuni a certe dinamiche. Per questo, noi di 21Shares abbiamo sviluppato tre scenari per i prossimi giorni, per definire quello che potrebbe essere il rimbalzo del settore”.

Supponiamo che i dati sull’inflazione che saranno pubblicati il 14 agosto siano migliori rispetto alle attese. Questo e le turbolenze di questi giorni potrebbero spingere la Fed a tagliare i tassi d’interesse dello 0,5% o addirittura dello 0,75% il prossimo 18 settembre (probabilità che ciò accada, 75,5% secondo il CME Fed Watch Tool). Inoltre, supponiamo anche che al dibattito presidenziale del 10 settembre Donald Trump faccia emergere le sue posizioni pro-cripto contro una Kamala Harris che ancora non si è schierata. In questo caso, i precedenti storici ci dicono che il rimbalzo di breve periodo potrebbe essere tra il 10% e il 40% e anche che gli investitori saranno disposti a detenere criptovalute nei loro portafogli per periodi di tempo potenzialmente più lunghi.

 

Supponiamo invece che la situazione geopolitica in Medio Oriente si aggravi ulteriormente e che l’inflazione Usa sia ancora troppo alta. Questo farebbe perdere le speranze per un taglio dei tassi da parte della Fed nel 2024 e la predisposizione ad acquistare asset rischiosi sarebbe notevolmente compromessa. Inoltre, un ulteriore ostacolo per gli afflussi negli asset digitali sarebbe rappresentato dal costo maggiore del debito, che minerebbe ulteriormente le possibilità di una ripresa economica. Se ciò dovesse verificarsi, allora potremmo assistere a ulteriori ondate di vendite, con ulteriori perdite di valore aggregato fino al 10%-15%.

Qualora il 18 settembre la Fed tagliasse i tassi d’interesse di 25-50 punti base (probabilità che ciò accada, 24,5% secondo il CME Fed Watch Tool) per poi non effettuarne di ulteriori nel breve termine, allora potremmo assistere a una detenzione di criptovalute nei portafogli per periodi di tempo potenzialmente più lunghi, ma con un rimbalzo di breve periodo più contenuto, tra il 5% e il 10%.

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