La Banca centrale europea ha diffuso il Financial Stability Review di novembre, il rapporto sui rischi per la crescita economica e la stabilità finanziaria dell’area euro. Nonostante la ripresa, pur debole, la Bce sottolinea diversi possibili fattori di rischio, soprattutto internazionali, per il debito pubblico dei Paesi membri più esposti, come l’Italia.
I problemi si estendono però anche a molte famiglie e imprese in condizioni di vulnerabilità. Anche le banche potrebbero finire sotto pressione con attivi di bilancio sempre meno consistenti e quindi possibili situazioni di crisi in caso l’economia dovesse nuovamente rallentare.
Il rapporto della Bce sulla stabilità finanziaria
Nel suo ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria, la Banca centrale europea ha sottolineato numerosi rischi a cui l’economia dell’area euro è esposta: “L’outlook per la stabilità finanziaria è oscurato da un’incertezza macro-finanziaria e geopolitica accentuata, insieme a un’incertezza crescente nelle politiche commerciali” comunica la Bce.
“Le vulnerabilità di fondo rendono i mercati azionari e del credito societario suscettibili a ulteriore volatilità. Valutazioni elevate e concentrazione del rischio, in particolare nei mercati azionari, aumentano la probabilità di aggiustamenti bruschi” continua il report. Il riferimento è in particolare alle instabilità geopolitiche che si sono manifestate negli ultimi anni, come la guerra in Ucraina o quella in Medio Oriente, che sono in grado di destabilizzare i mercati finanziari.
Questo, secondo la Bce, è un problema soprattutto per i Paesi molto vulnerabili sui mercati finanziari, come l’Italia. Con il più alto debito dell’Ue e uno tra i più alti al mondo in relazione al Pil, il nostro Paese dipende quasi interamente dalla sua capacità di raccogliere denaro tramite i titoli di Stato per garantire il funzionamento della macchina pubblica. Qualsiasi variazione nel rendimento è per questo amplificata e si ripercuote duramente sulla spesa pubblica.
I rischi per banche, famiglie e imprese
Non sono però solamente gli Stati a essere sposti a questo tipo di fluttuazioni del mercato. La Bce è preoccupata anche per la stabilità delle banche europee: “Se si dovessero materializzare dinamiche avverse, gli intermediari non bancari potrebbero amplificare lo stress di mercato a causa delle loro fragilità di liquidità, in alcuni casi accompagnate da un’elevata leva finanziaria e esposizioni concentrate” prosegue il rapporto.
“Sebbene l’aumento complessivo dei rischi di credito sia stato finora graduale, le piccole e medie imprese e le famiglie a basso reddito potrebbero affrontare difficoltà se la crescita rallentasse più di quanto attualmente previsto, il che potrebbe, a sua volta, influire negativamente sulla qualità degli attivi degli intermediari finanziari dell’area euro” continua la Bce, sottolineando anche la situazione precaria delle famiglie più vulnerabili.
“Tuttavia, in aggregato, la capacità delle banche di assorbire un ulteriore deterioramento della qualità degli attivi continua a essere supportata da alti livelli di redditività e da solidi buffer di capitale e liquidità” conclude la Bce, ribadendo quindi che, anche grazie alle riforme successive alle ultime crisi finanziarie, gli istituti di credito dell’Unione europea possono superare anche momenti di grande crisi e non fanno interamente affidamento sulla riscossione dei crediti per mantenere in positivo i propri conti.