Azioni Ferrari in discesa, target price aggiornato al ribasso: i nuovi importi

Il titolo Ferrari continua a perdere terreno in Borsa spingendo gli osservatori a ipotizzare target price più contenuti. Le quattro tendenze da tenere d'occhio per chi intende investire in Ferrari

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Continua la sofferenza del titolo Ferrari, che dopo il tonfo del 9 ottobre ha continuato la fase calante in Borsa anche all’apertura della nuova settimana, lunedì 13.

La perdita intraday superiore al 15% aveva cancellato miliardi di capitalizzazione. Ferrari ha tentato un timido rimbalzo nella seduta di venerdì 10 ottobre 2025, chiudendo intorno a 354 euro nel giorno successivo alla presentazione del nuovo piano industriale al 2030. La situazione a metà della mattinata di lunedì 13 ottobre: azioni Ferrari a quota 339,90 euro.

Tonfo di Ferrari in Borsa

Nulla da fare: il piano Ferrari, pur coerente con le ambizioni di lungo periodo del Cavallino, ha lasciato il mercato con più dubbi che certezze.

Il mercato voleva di più e invece la nuova rotta delineata dall’amministratore delegato Benedetto Vigna e dal Cfo Antonio Picca Piccon prevede ricavi per il 2030 attorno a 9 miliardi di euro e un Ebitda di almeno 3,6 miliardi (con margine superiore al 40%), con una crescita media dei ricavi intorno al 5% annuo.

Si tratta di valori comunque inferiori alle aspettative del consensus. Inoltre Ferrari ha ridotto la quota di vetture totalmente elettriche attese al 2030 dal 40% al 20%, scegliendo una transizione più graduale verso l’elettrico e lasciando una porzione importante della gamma al motore termico e all’ibrido. Queste scelte sono state percepite come eccessivamente prudenti dagli operatori.

Tutto questo, unito al crollo di Ferrari di appena due mesi e mezzo fa (fine luglio), fa sorgere più di una preoccupazione.

Prima dell’evento, Ferrari viaggiava su multipli molto elevati (P/E stimato elevato rispetto al settore), riflettendo attese di crescita e pricing power del brand. In pratica, dopo il tonfo di giovedì 31 luglio (da 385,30 euro a 346,10 euro), c’era ottimismo riguardo alla capacità di Ferrari di recuperare in Borsa.

Oggi il rischio che Ferrari possa fare la fine di Maserati è assolutamente improbabile, ma per il board del Cavallino rampante raddrizzare la rotta rimane comunque imperativo.

Scattano i downgrade sul target price delle azioni Ferrari

La sofferenza di Ferrari in Borsa ha fatto scattare una serie di downgrade relativamente al target price:

Investire in azioni Ferrari oggi, conviene sì o no?

In questa sede non si inviterà l’utenza a investire in Ferrari, così come non si inviterà a evitare il titolo. Dopo aver fornito il quadro iniziale, di seguito alcune informazioni così che ognuno possa trarre le sue conclusioni.

Gli elementi da monitorare nelle prossime settimane sono diversi, e ciascuno di essi potrebbe incidere rapidamente sul target price di Ferrari. Nei prossimi mesi, il mercato guarderà con attenzione soprattutto a quattro fattori chiave.

Il primo è la stagione delle trimestrali: dai conti del 2025 ci si aspetta qualche segnale concreto sulla direzione della redditività. Eventuali ritocchi alle guidance 2025-2026, in meglio o in peggio, saranno il primo test per capire se la prudenza del piano 2030 è stata eccessiva o giustificata.

In secondo luogo c’è il capitolo Elettrica, la prima Ferrari a zero emissioni. Gli investitori vogliono capire non solo i tempi del lancio, ma anche i margini industriali: finora la casa di Maranello ha scelto di mantenere un forte controllo interno su componenti strategiche come batterie, assali elettrici e sospensioni attive, ma non ha ancora chiarito quale sarà l’impatto economico di questa scelta.

Un terzo elemento riguarda le reazioni del consensus. Se le principali banche d’affari continueranno a tagliare le stime, il titolo potrebbe restare sotto pressione. Al contrario, eventuali revisioni al rialzo dopo risultati migliori delle attese potrebbero favorire un recupero graduale delle quotazioni.

Quarto: non va dimenticato il contesto più ampio, cioè i tassi d’interesse, cambio euro/dollaro e clima macroeconomico.

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