La completa inversione di rotta nella strategia politica cinese modifica le prospettive generali dell’economia globale. E’ sufficiente a minare l’ampio trend rialzista dei mercati? E’ questo il quesito al quale risponde l’analisi di Jean-Marie Mercadal, Ceo di Syncicap Asset Management (Ofi Invest Asset Management) che spiega come in questo contesto, “gli asset cinesi ed emergenti potrebbero sovraperformare”.
Cina, priorità all’economia
Il 2023 – spiega Mercadal – è iniziato nel migliore dei modi nella storia recente dei mercati, con i principali indici azionari che sono saliti del 5%-10% in sole tre settimane. Questo risultato è stato determinato dalla combinazione di quattro fattori principali: la sensazione che l’inflazione abbia raggiunto il suo picco e che le politiche monetarie si sposteranno a breve, in un contesto di rallentamento in definitiva moderato, e l’eccessiva cautela degli investitori, che ha spinto i guadagni a correggere le posizioni per “seguire” i mercati.
“Dopo aver abbandonato la politica dello zero-Covid, la Cina – si legge ancora – si trova ora agli antipodi rispetto ai Paesi occidentali. La priorità del governo è ora l’economia. Ha fissato un obiettivo di crescita del 5%, che potrebbe essere battuto. Secondo gli ultimi dati sulla mobilità, l’attività si sta avviando molto rapidamente durante il periodo cruciale del Capodanno cinese. Inoltre, si stima che quasi 900 milioni di cinesi abbiano contratto il virus, quindi l’immunià di gregge dovrebbe essere raggiunta molto rapidamente, consentendo all’economia di passare alla velocità di crociera.
La “trilogia” che guiderà il mercato
I consumi e il settore dei servizi dovrebbero essere i primi beneficiari della riapertura. Nel frattempo, il governo ha messo in atto misure di sostegno per riavviare l’attivià immobiliare. Ha allentato le famose linee rosse, misure che aveva adottato nel 2021 per frenare la speculazione immobiliare e scongiurare una bolla finanziaria. Inoltre, sono state concesse 88 licenze per il gioco d’azzardo e si vocifera che la cerchia ristretta del presidente Xi Jinping abbia contattato Jack Ma, il fondatore della potente piattaforma Internet Alibaba per convincerlo a tornare in Cina”.
La ripresa cinese – prosegue – è già stata prezzata. L’MSCI China ha gà registrato un rialzo di oltre il 50% dai minimi dello scorso ottobre. Tuttavia, vediamo ancora del potenziale. La valutazione appare complessivamente poco esigente, anche dopo il rally. Il P/E(1) (rapporto prezzo/utili) del mercato per il 2023 è di appena 11,5, con un margine di revisione al rialzo delle previsioni sugli utili di circa il 15%. Inoltre, molti investitori non hanno colto il rally delle azioni cinesi e hanno finito per sottopesare questo mercato. Pertanto, riteniamo che quest’anno ci sia ancora un certo margine di rialzo, anche se non si può escludere un consolidamento a breve termine (che fornirebbe alcuni punti di ingresso).
Cambio rotta: ora che succede?
I paesi asiatici “riceveranno una spinta dallo slancio cinese. I mercati emergenti nel loro complesso dovrebbero registrare buoni risultati, in particolare quelli che producono materie prime. Inoltre, un dollaro meno forte allevierebbe la pressione sulle valute emergenti.
Ci saranno conseguenze anche per il resto del mondo. La Cina potrebbe attutire il previsto rallentamento globale e far salire i prezzi delle materie prime e l’inflazione, il che potrebbe sollevare nuovi interrogativi sulle politiche monetarie di Stati Uniti ed Europa. Tutto cò potrebbe riaccendere la volatilità globale nel breve termine… ma finirà per favorire gli asset emergenti nel complesso”, conclude Mercadal