Bce verso il taglio dei tassi a dicembre da 25 punti base: i pareri degli economisti

Secondo diversi economisti nel prossimo Consiglio direttivo del 12 dicembre la Bce taglierà i tassi di 25 punti base, con una riduzione ancora più netta nel 2025

Pubblicato: 6 Dicembre 2024 07:30

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Nella prossima riunione in programma il 12 dicembre, il Consiglio direttivo della Bce sarebbe pronto a tagliare i tassi di 25 punti base. È il parere condiviso da diversi economisti che si sono espressi sulle contromisure che la Banca centrale europea dovrebbe attuare di fronte ai timori crescenti di uno scontro a colpi di dazi con gli Stati Uniti. Secondi gli esperti, infatti, oltre all’intervento nell’ultimo board di Francoforte del 2024, la Bce dovrebbe approvare nel 2025 un aggiustamento ancora più netto di almeno 100 punti base.

Il parere degli economisti

Di un’imminente riduzione del costo del denaro al prossimo Consiglio direttivo sono convinti 75 economisti interpellati dall’agenzia stampa internazionale Reuters, due dei quali prevedono un taglio di 50 punti base, alla luce della guerra commerciale con gli Usa che si intravede all’orizzonte con l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca in programma 20 gennaio.

Su 75 esperti, 60 hanno previsto, inoltre, due provvedimenti di diminuzione dei tassi nel prossimo trimestre, mentre altri 39 si attendono ulteriori due tagli da 25 punti base nel secondo trimestre del 2025, portando così i tassi al 2%.

Oltre il 75% degli economisti ipotizzano in ogni caso che entro la fine del 2025 venga raggiunta questa percentuale o anche sotto questa soglia, sempre secondo il parere chiesto da Reuters.

“Un taglio da 25 punti resta il nostro scenario di base – ha spiegato l’analista capo di Nordea, Jan von Gerich – e anche le parole degli esponenti del board Bce vanno in questa direzione. Anche se fosse confermato, le profonde incertezze per il futuro dovrebbero far sì che il messaggio veicolato dalla Bce sia soft e aperto”.

“La capacità di Trump di accrescere l’incertezza nella zona euro è grande…(e) il fatto che sia in Germania che in Francia manchi un governo forte fa sì che per l’Europa sia complicato prendere decisioni rapide e precise”, ha detto ancora.

Dello stesso avviso è anche il governatore della banca finlandese Olli Rehn, che in un’intervista ha dichiarato come nei prossimi mesi la Bce proseguirà nell’allentamento della politica monetaria, anche in forza del calo dell’inflazione sotto al target del 2% e della fragilità del crescita economica nell’area euro.

“Questi fattori hanno rafforzato le motivazioni per un taglio del tasso di riferimento a dicembre e questa direzione della politica monetaria continuerà nei prossimi mesi” ha affermato Rehn, senza però sbilanciarsi sui numeri.

“È sempre importante mantenere un margine di manovra – ha spiegato – anche se una qualche forma di comunicazione sulla direzione è ben fondata“.

Le parole di Lagarde

Secondo gli osservatori, la Bce starebbe indugiando sul taglio dei tassi a dicembre per via del terremoto politico in corso in Francia, dopo la sfiducia al governo Barnier.

Del resto, la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha ribadito l’approccio prudenziale anche nel suo intervento di fronte alla commissione Econ del Parlamento europeo, che si occupa dei problemi economici e monetari dell’Ue.

“Rivedremo la nostra posizione la prossima settimana, seguendo il nostro approccio dipendente dai dati e meeting-by-meeting. Pertanto non ci stiamo impegnando in anticipo per un percorso di tasso particolare” ha detto la numero uno della Bce.

“Le prospettive economiche a medio termine sono incerte e dominate da rischi al ribasso – ha spiegato – I rischi geopolitici sono elevati, con crescenti minacce al commercio internazionale. Gli alti livelli di apertura commerciale e di integrazione nelle catene di fornitura globali rendono l’area euro vulnerabile agli shock esteri, con potenziali barriere commerciali che pongono minacce alla produzione e agli investimenti”.

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