Banche e Governo verso l’intesa per la Manovra, Irap +2% e anticipo sulle Dta

Vicino l'accordo tra Governo e banche sul contributo degli istituti di credito alla Manovra: l'Irap dovrebbe aumentare solo del 2% ma dovrebbe esserci un'altro anticipo sulle Dta

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Matteo Runchi

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Il Governo e le grandi banche sarebbero vicini a raggiungere un accordo sul contributo che quest’ultime dovrebbero fornire al bilancio dello Stato nell’ambito della Manovra finanziaria. Sembra essere scongiurato un aumento ulteriore dell’Irap, grazie soprattutto alla pressione di Forza Italia. La tassa dovrebbe aumentare del 2% e non del 2,5% come ipotizzato da alcuni emendamenti.

In compenso, le banche dovrebbero contribuire non attraverso una tassa, ma con un meccanismo di anticipo di liquidità simile a quello già attuato nella Manovra dello scorso anno.

Niente Irap del 2,5% per le banche, l’accordo con il Governo

Il vertice di venerdì 28 novembre a Palazzo Chigi tra i leader della maggioranza avrebbe permesso di avvicinarsi a un accordo con le banche per il contributo al bilancio dello Stato che il Governo pretenderà dagli istituti di credito. Alcuni emendamenti alla Manovra avevano ipotizzato un aumento dell’Irap del 2,5%, ma questa opzione sembra essere stata scartata.

Sarebbe stata Forza Italia a spingere per evitare un ulteriore aumento dell’imposta, che il testo originale della Manovra già prevede di alzare al 2%. Il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, ha spiegato:

Si dovrebbe arrivare a un’intesa che dovrebbe mantenere il rialzo Irap di due punti e non del 2,5% e si proseguirà, poi, sulla via delle intese per individuare altre soluzioni legate ai flussi di cassa.

L’Imposta regionale sulle attività produttive per le banche dovrebbe quindi passare dal 4,65%, cifra già maggiorata rispetto a quanto pagano altre società, al 6,65% e non al 7,15%.

Come funziona l’anticipo sulla liquidità

Come accennato da Gasparri, al posto di un ulteriore aumento dell’Irap, alle banche sarà chiesto di contribuire al bilancio dello Stato in un altro modo che non sia un altro aumento dell’Irap. Secondo l’agenzia di stampa Ansa, la soluzione trovata sarebbe un anticipo di liquidità. Il Governo lo ha già adottato nelle Manovre per il 2025 e per il 2024; permette all’erario di ricavare fondi dal sistema bancario senza imporre nuove tasse.

Il meccanismo si basa sulle imposte differite attive (Dta), benefici che le banche mettono a bilancio perché sicure che, in futuro, dovranno pagare meno tasse su una determinata voce. L’anticipo di liquidità, di fatto, chiede alle banche di non usare questi benefici il prossimo anno e di tenerli per il futuro.

In questo modo, le banche pagherebbero più tasse del previsto nel 2026, ma i crediti fiscali da cui derivano le Dta rimarrebbero a bilancio. Per gli istituti di credito non ci sarebbe quindi nessun aggravio ulteriore, ma solo un rinvio di una voce in attivo dal 2026 agli anni successivi. Si tratterebbe però del terzo rinvio consecutivo.

Tutte le tasse sulle banche nella Manovra

Con quest’ultima aggiunta, quindi, il cosiddetto contributo delle banche alla Manovra si comporrebbe di tre diverse norme:

L’ultimo punto si trova nel testo originale della Manovra e dà alle banche una scelta. Possono sbloccare il denaro accantonato nelle riserve per il consolidamento del bilancio, parte del quale deriva dalla cosiddetta tassa sugli extraprofitti introdotta nel 2024. Se lo faranno, gli istituti di credito potranno ottenere uno sconto sulle tasse, pagando:

Il contributo è presentato come volontario dal Governo, ma in realtà pone le banche davanti a un bivio. Reinvestire le riserve l’anno prossimo o, al massimo, nel 2027, o tenerle bloccate almeno fino alla prossima legislatura.

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