Ambiente, la Commissione europea pubblica il terzo EIR: lo stato della politica ambientale in Italia

La Commissione europea individua le criticità dei campi di attuazione delle politiche ambientali da parte degli Stati membri e pubblica il terzo Environmental Implementation Review (EIR).

Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

La Commissione collabora con gli Stati membri attraverso il processo di riesame per migliorare l’applicazione delle politiche e delle norme a livello nazionale.

Il riesame dell’attuazione delle politiche ambientali (Environmental Implementation Review, EIR) aiuta gli Stati membri a mettere in atto politiche ambientali che tutelino la salute umana, preservino la natura e mantengano puliti l’aria, l’acqua e il suolo.

Il riesame è utile anche per i cittadini e i portatori di interessi. Tra le sue finalità, infatti, vi è la sensibilizzazione dell’opinione pubblica all’importanza dell’attuazione delle norme ambientali e alle principali sfide e fornisce informazioni utili, che permettono agli interessati di agire per preservare la salute umana e proteggere l’ambiente nell’intera UE assicurandosi che le autorità competenti applichino correttamente le norme ambientali esistenti.

Il primo riesame dell’attuazione delle politiche ambientali è stato adottato nel febbraio 2017. Il riesame ha lo scopo di integrare la politica della Commissione volta a migliorare l’attuazione della legislazione e delle politiche esistenti.

Il terzo riesame

La Commissione europea ha pubblicato il terzo riesame dell’attuazione delle politiche ambientali (Environmental Implementation Review, EIR), uno strumento fondamentale di comunicazione che sostiene l’applicazione delle norme ambientali e sensibilizza alla loro attuazione, colmando il divario tra ciò che è deciso a livello dell’Unione e ciò che viene attuato sul campo.

Il riesame dell’attuazione delle politiche ambientali elabora conclusioni e definisce tendenze comuni a livello dell’UE sulla base di 27 relazioni sui singoli paesi , che illustrano lo stato di avanzamento dell’applicazione del diritto ambientale dell’UE.

Contiene numerose informazioni sul livello di protezione della qualità dell’aria, dell’acqua e della natura che i governi dell’UE offrono ai loro cittadini. Definisce, inoltre, le azioni prioritarie per migliorare l’attuazione delle politiche ambientali in ciascuno Stato membro.

Vediamo nel dettaglio i principali settori della politica ambientale:

Le violazioni del diritto ambientale rappresentano il grosso dei casi trattati dalla Commissione europea, pari a circa il 20 % del totale. E’ possibile invertire la tendenza seguendo le raccomandazioni specifiche contenute nelle relazioni per ciascun Paese membro dell’EIR e intervenendo sulle cause all’origine delle lacune attuative evidenziate nella comunicazione EIR.

Applicando integralmente e correttamente le politiche e le normative ambientali dell’UE si tutela la salute umana, si preserva l’ambiente e si evitano costi economici superflui – 55 miliardi di € all’anno, secondo uno studio del 2019.

Colmando il divario tra ciò che è deciso a livello dell’UE e ciò che viene effettivamente attuato si salvaguarda, inoltre, la parità di condizioni per le imprese e si creano opportunità di innovazione sociale e tecnologica e di sviluppo economico.

Come vengono aiutati gli Stati membri

Per la prima volta il terzo riesame mette a confronto, per ciascuno Stato membro, i finanziamenti disponibili ai fini dell’attuazione delle politiche ambientali con il fabbisogno di investimento, che per conseguire gli obiettivi ambientali nell’UE ammonta a 110 miliardi di € l’anno.

La carenza di investimenti a favore dell’ambiente riguarda per quasi due terzi la lotta contro l’inquinamento in generale e la protezione e gestione dei corpi idrici.

Adeguare e rafforzare la capacità amministrativa degli Stati membri è fondamentale per attuare e far rispettare la legislazione dell’UE, così come assicurare un accesso effettivo alla giustizia a livello nazionale è essenziale per attuare il diritto ambientale.

Vi è ancora margine di miglioramento nella maggior parte degli Stati membri per quanto riguarda l’accesso del pubblico agli organi giurisdizionali al fine di impugnare decisioni, atti od omissioni, in particolare nei settori della pianificazione relativi ad acque, natura e/o qualità dell’aria, così come risulta carente la comunicazione in merito ai diritti di accesso alla giustizia da parte dei cittadini.

La Commissione aiuta gli Stati membri attraverso il sostegno tecnico e finanziario, che comprende:

I dialoghi nazionali sull’EIR facilitano inoltre la comunicazione tra governi e amministrazioni e altri portatori di interessi, compresa la società civile, sulla base dei risultati del riesame. Spetta alle autorità nazionali avviarli. La Commissione li incoraggia vivamente come sede in cui trovare soluzioni ai problemi individuati nelle relazioni EIR e ha pubblicato orientamenti per la loro organizzazione.

Le sfide principali per l’Italia

Nei precedenti riesami dell’attuazione delle politiche ambientali, le sfide principali individuate per l‘Italia sul fronte dell’attuazione della politica e del diritto dell’UE in materia ambientale sono state:

Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni nella gestione dei rifiuti urbani, in particolare con l’aumento stabile e costante del riciclaggio e del compostaggio, il settore italiano dei rifiuti continua a presentare notevoli carenze, come si evince da diverse procedure di infrazione avviate nei confronti dell’Italia.

Tra queste figurano la causa relativa alle discariche e il “caso Campania”, soggetti alle ammende comminate dalla Corte di giustizia dell’Unione europea.

Servono interventi supplementari per garantire che lo smaltimento dei rifiuti in Italia avvenga nel rispetto del diritto dell’Unione.

Il piano per la ripresa e la resilienza (PNRR) prevede riforme importanti, con una strategia nazionale per l’economia circolare e un programma nazionale di gestione dei rifiuti, oltre a investimenti faro a sostegno del riciclaggio che dovrebbero migliorare l’attuazione sul campo delle norme ambientali.

Restano ancora da designare alcune zone speciali di conservazione marine, così come è necessario migliorare lo stato di conservazione degli habitat e delle specie di interesse dell’Unione, attuando pienamente la normativa Natura 2000, utilizzando i quadri regionali di azioni prioritarie per una migliore integrazione dei fondi UE e pianificando gli investimenti in modo più strategico.

Nel PNRR non sono previsti fondi sufficienti a sostegno della biodiversità per finanziare queste esigenze.

Per quanto concerne la qualità dell’aria, l’Italia ha compiuto progressi limitati nella riduzione delle emissioni complessive, nonostante gli accordi tra governo nazionale e amministrazioni regionali della Pianura Padana.

Circa il 20 % del PNRR è destinato a misure dedicate all’energia e ai trasporti sostenibili che miglioreranno la qualità dell’aria. Si possono compiere progressi anche attraverso un maggior spostamento del carico fiscale dal lavoro verso le basi imponibili ambientali e di altra natura, compresa la graduale eliminazione dei sussidi dannosi per l’ambiente.

Per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche italiane, si sono registrati progressi limitati nella riduzione del numero di agglomerati non conformi alla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, con la conseguente imposizione di sanzioni pecuniarie da parte della Corte di giustizia dell’Unione europea. Sono necessari più investimenti.

Occorre, altresì, risanare i punti critici nell’Italia settentrionale caratterizzati dall’alta concentrazione di nitrati, mentre nel Lazio bisogna migliorare la qualità dell’acqua potabile.

Il PNRR sosterrà cospicui investimenti nella pianificazione dell’uso del suolo per ridurne l’impermeabilizzazione, nel controllo delle alluvioni, nella riduzione delle perdite e nel trattamento delle acque reflue urbane. L’elevato consumo di acqua, in particolare nel settore agricolo, desta preoccupazioni nelle regioni meridionali.

L’Italia riceverà oltre 190 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti per attuare il suo PNRR (2021-2026) e 42 miliardi di EUR dalla politica di coesione (2021-2027).

Secondo le stime, i finanziamenti complessivi dell’Italia per investimenti a favore dell’ambiente nel periodo 2014-2020 sono stati pari allo 0,48 % del PIL annuo (meno della media UE dello 0,7 %); di questi, l’80 % proveniva da fonti nazionali.

Nel complesso si stima che il fabbisogno di investimenti ambientali per il prossimo periodo raggiungerà almeno lo 0,67 % del PIL italiano annuo.

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