Ex Ilva, scatta la proroga: rinviate le offerte di Jindal e Bedrock

Con il ritiro degli azeri, restano in gara Jindal e Bedrock per Acciaierie d’Italia. Il Governo valuta anche l’ipotesi spezzatino e un futuro a più mani

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Si restringe il campo nella battaglia per Acciaierie d’Italia. Con il passo indietro del consorzio azero, composto da Baku Steel Company e Azerbaijan Investment Company, ora in gara restano il gigante siderurgico indiano Jindal e il fondo d’investimento americano Bedrock. Questo rimescolamento potrebbe aver spinto il Governo a posticipare la scadenza per presentare le offerte, slittata dal 15 al 26 settembre. Si tratta di una mini-proroga, pensata per concedere più tempo alle imprese candidate e approfondire alcuni aspetti tecnici.

La sfida a due tra Jindal e Bedrock

Le motivazioni del passo indietro degli azeri non sono state ancora ufficialmente comunicate, ma sembra che dietro possa esserci il diniego del comune all’approvazione di una nave rigassificatrice nel porto di Taranto. Utile per alimentare il processo di decarbonizzazione dell’impianto siderurgico, ma fortemente contestato da ambientalisti e comitati cittadini.

Il sindaco della città, Piero Bitetti, ha categoricamente smentito tale ipotesi, senza però fornire ulteriori dettagli. L’assenza di un rigassificatore, tuttavia, è un fattore rilevante e cruciale nel processo di decarbonizzazione, un aspetto cruciale sottolineato dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso.

In gara restano quindi Jindal e Bedrock, due aziende completamente opposte: la prima punta sull’esperienza operativa nel settore, la seconda sulla riconversione finanziaria. Al governo quindi tocca la decisione che affidare le sorti dello stabilimento più grande e controverso d’Europa a chi fa l’acciaio o a chi “ripara” le aziende. Una decisione che dovrà valutare non solo i numeri, ma anche il futuro produttivo, occupazionale e ambientale di Taranto.

E il Governo rinvia la scadenza

Tutti questi motivi hanno portato il Governo ad effettuare una proroga alla scadenza dell’invio delle candidature per l’ex Ilva. Come spiega la nota, la decisione è stata assunta:

con l’obiettivo di consentire ai proponenti di completare la documentazione necessaria, nel pieno rispetto dei principi di trasparenza e parità di trattamento tra gli operatori coinvolti.

La proroga era stata confermata da Urso, spiegando che “obiettivamente le condizioni che abbiamo posto per la piena decarbonizzazione nel più breve tempo possibile sono stringenti” e inoltre bisogna “prendere atto del fatto che non ci sarà una nave rigassificatrice che possa dare quel gas necessario a realizzare comunque a Taranto il polo del preridotto”.

ANSA
Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso

Spunta l’ipotesi “a spezzatino”: di che si tratta

Se il duello finale è tra il colosso indiano Jindal Steel e il fondo americano Bedrock Industries, una terza opzione si affaccia all’orizzonte: la soluzione “a spezzatino”.

Non è escluso infatti che le proposte per l’intero gruppo possano evolversi in offerte per singoli asset. In questo scenario, diversi soggetti – inclusi i due attuali contendenti – acquisirebbero solo parti specifiche dello stabilimento, rendendole autonome e sostenibili.

Un simile approccio cambierebbe radicalmente il futuro del polo siderurgico più grande d’Europa. I potenziali vantaggi sono una possibile accelerazione nella riconversione degli impianti più inquinanti, con ogni nuovo proprietario chiamato a investire rapidamente nell’asset acquistato per renderlo produttivo. Dall’altro lato, però, si profilano rischi enormi: la frammentazione comprometterebbe per sempre la coerenza e l’integrazione industriale del sito. La fine di un ciclo produttivo unificato potrebbe minare l’efficienza complessiva, la logistica e forse persino il bilancio occupazionale.

Il governo, chiamato a decidere, dovrà quindi valutare non solo due contendenti, ma anche due filosofie: salvare l’ex Ilva come unico grande polo o avviarne una ripartizione controllata, un esperimento senza precedenti, destinato a lasciare un’impronta del tutto inedita.

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