La guerra in Ucraina potrebbe presto portare a nuovi scenari che, se confermati, potrebbero causare l’espansione del conflitto ben oltre i confini di competenza di Kiev. Il presidente russo Vladimir Putin, infatti, avrebbe messo nel mirino la Bielorussia che, secondo quanto rivelato dal centro studi americano Robert Lansing Institute, potrebbe cadere nelle mani di Mosca al termine di un piano preciso architettato dal Cremlino.
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Il piano di Putin per avere la Bielorussia
Secondo le informazioni in possesso al centro studi americano, infatti, dal ritorno dal vertice di alleanza militare Csto a Erevan Putin avrebbe dato ordine alla sua intelligence di mettere in atto un piano che, se confermato e seguito, potrebbe portare la Bielorussia nelle mani di Mosca. L’obiettivo dello zar è quello di trascinare Minsk e il suo esercito nella guerra che il Cremlino porta avanti ormai da nove mesi contro l’Ucraina, scelta che però ha fin qui trovato l’opposizione del numero uno bielorusso Lukashenko.
Il nome cerchiato in rosso nel piano russo è proprio quello presidente bielorusso, con Putin che avrebbe dato indicazioni ben precise circa un possibile attentato ai danni del 68enne di Kopys. Citando fonti dei vertici militari russi, il Robert Lansing Institute ha infatti svelato che il Gru, l’intelligence russa, sarebbe stata allertata per attuare due diversi scenari del piano.
Il primo sarebbe quello di mettere in piedi un falso tentativo di uccidere Lukashenko, con l’obiettivo di intimidirlo e costringerlo a scendere in guerra contro l’Ucraina a fianco di Mosca. Il secondo, quello più cruento e decisivo, è l’uccisione dello stesso presidente bielorusso. Si dovesse optare per questa opzione, alla guida del paese salirebbe il segretario generale del Csto, Stanislav Zas, descritto come fedele al Cremlino e sotto il controllo del Gru. In entrambe gli scenari, verrebbero comunque mostrate “prove” del coinvolgimento di Stati Uniti, Polonia e Ucraina nell’attentato, in modo tale dar portare Minsk in guerra a fianco di Mosca.
Da Makei ai problemi all’esercito: Putin si “riorganizza”
I rumors sull’attentato a Lukashenko arrivano proprio a poche ore dalla morte improvvisa di Vladimir Makei, ministro degli esteri della Bielorussia. Il 64enne, morto sabato, avrebbe dovuto tenere un incontro con il suo omologo russo Lavrov nella giornata di lunedì, ma sul suo decesso a questo punto si abbatte un velo di mistero che per tutti saprebbe di certezza.
Già dalle prime ore successive alla sua morte, in tanti infatti avrebbero ipotizzato che Makei fosse stato avvelenato. Dopo l’uscita della notizia di un possibile attentato a Lukashenko, ecco quindi che le ipotesi si sarebbero trasformate in certezza per gli ucraini che hanno sottolineato che proprio il ministro bielorusso era uno dei pochi del governo di Minsk a non essere sotto l’influenza russa.
Intanto nella training area di Elanskii, a 129 chilometri da Ekaterinburg, sul lato orientale degli Urali, un numero elevato di soldati russi ha contratto il Covid. Si tratta di un vero e proprio focolaio che è sempre più in espansione e ha messo in ginocchio il comparto militare russo che da poco aveva preso le adesioni dei soldati mobilitati nella regione di Sverdlovsk. Sembra che la causa dello scoppio del focolaio siano gli spazi ristretti in cui i militari sono costretti a vivere, situazione alla quale si somma l’assenza delle medicine e delle attrezzature che consentirebbero agli affetti dal virus di curarsi e tornare operativi.