Le donne continuano, lentamente e progressivamente, a farsi strada conquistando posti di vertice in management, proprietà aziendali e vertici della politica. Ma l’obiettivo della piena parità è tuttavia ancora lontano, anche se con qualche felice eccezione.
Le donne nei consigli d’amministrazione
Il colosso assicurativo William Russell, che fa parte del Gruppo Allianz, ha fotografato lo stato dell’arte. Dalle elaborazioni emergono alcuni dati interessanti.
Per quanto riguarda le quote rose nei consigli di amministrazioni è l’Islanda a brillare, con una rappresentanza femminile quasi alla pari rispetto a quella maschile: 47,1% a fine 2022. Si tratta di un trend in crescita dal momento che solo un anno prima la quota di donne nella stanza dei bottoni, per le aziende con oltre 50 dipendenti, si fermava al 41,5% per le realtà quotate e al 38,3% per quelle non quotate.
La medaglia d’argento per la rappresentanza delle donne nei cda se l’aggiudica la Francia (45,3%).
L’Italia, a sorpresa, si piazza al terzo gradino del podio con una rappresentanza femminile nei cda del 38,8%.
Una recente indagine di McKinsey & Company ha mostrato come aziende con team executive che includono più del 30% delle donne al loro interno hanno maggiore probabilità di performare meglio rispetto a team che hanno pochissime o zero donne.
In Italia le donne continuano, lentamente, a farsi strada nelle realtà aziendali. Sono diverse le aziende italiane che hanno creato un ambiente di lavoro ideale per le donne.
Le donne e la politica
La presenza di donne in politica può essere considerata uno degli indicatori del progresso di una nazione.
Sono due i Paesi in cui la presenza femminile in politica spicca: con 4 primi ministri donna la Finlandia ha il primato mondiale per quanto riguarda il numero di donne elette al vertice dell’esecutivo.
Tocca all’Australia la palma d’oro della rappresentanza parlamentare grazie alla quota del 56,6% di donne al Senato.
E l’Italia com’è messa in quanto a rappresentanza politica e istituzionale? Questa la situazione nel Bel Paese:
- 0 donne presidente della Repubblica;
- 1 sola donna presidente del Consiglio (l’attuale premier Giorgia Meloni);
- 1 sola donna presidente del Senato della Repubblica (Maria Elisabetta Alberti Casellati in carica dal 24 marzo 2018 al 12 ottobre 2022);
- 3 sole donne presidenti della Camera dei Deputati (la prima a sfondare il tetto di cristallo fu Nilde Iotti che restò in carica dal 20 giugno 1979 al 22 aprile 1992. Poi fu la volta di Irene Pivetti che assunse il ruolo dal 16 aprile 1994 all’8 maggio 1996. Infine Laura Boldrini che rimase in carica dal 16 marzo 2013 al 22 marzo 2018);
- per quanto riguarda i ministeri la presenza femminile si attesta oggi a quota 6, con 3 ministre senza portafoglio e 3 con portafoglio. Senza portafoglio: Eugenia Maria Roccella (Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità), Maria Elisabetta Alberti Casellati (Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa), Alessandra Locatelli (Disabilità). Con portfoglio: Marina Elvira Calderone (Lavoro e delle Politiche Sociali); Anna Maria Bernini (Università e Ricerca), Daniela Santanchè (Turismo).
Imprenditoria al femminile
Nel campo dell’imprenditoria le distanze fra uomini e donne si fanno siderali, sia quando si parla del passaggio del testimone in aziende familiari sia quando si parla della creazione di start up.
La classifica stilata da William Russell evidenzia un dato curioso: la maggior concentrazione di donne proprietarie di aziende si riscontra negli ex Paesi del blocco sovietico.
È il Kazakistan ad avere il maggior numero di donne imprenditrici nel mondo: il 23,8%.
La Polonia si piazza al secondo posto della classifica col 21,2%.
Seguono poi le lettoni (20,7%), le bielorusse (19,2%) e le lituane (18,4%).
Per quanto riguarda poi i ruoli apicali, il più alto numero di ceo donne se l’aggiudica la Lettonia (32,6%). Seguono la Lituania (30,7%), la Bulgaria (28,8%) la Polonia (27,8%) e la Malesia (26,3%).