L’Ucraina martoriata dalle bombe russe rischia di rappresentare un pericolo per tutto il mondo a causa delle centrali nucleari presenti sul territorio. I nuovi attacchi al centro per la ricerca di Kharkiv, che hanno arrecato alla struttura danni di cui è difficile stimare l’entità a causa del conflitto in corso, hanno risvegliato le paure di chi teme un incidente simile a quello di Chernobyl. E mentre il mondo guarda con il fiato sospeso le immagini della guerra in Ucraina, la Nato si sta preparando anche alla guerra combattuta con bombe atomiche.
Allarme nucleare in Ucraina: ancora oggi timori per l’impianto di Chernobyl
A mostrare preoccupazione per quanto sta avvenendo in Ucraina è l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che oltre a monitorare i bombardamenti vicini alle centrali nucleari in attività sta seguendo da vicino la situazione che riguarda proprio l’impianto di Chernobyl, finito in mano russa.
A causa dell’occupazione da parte dell’esercito di Vladimir Putin, ci sono legittimi timori che riguardano la capacità del personale di servizio di rispettare la turnazione e tornare nelle proprie case a Slavutych, fuori dalla zona di alienazione istituita dopo il disastro. Fonti interne lamentano la mancata rotazione dello staff da circa una settimana.
I bombardamenti impediscono ai dipendenti di passare i punti di controllo per allontanarsi dalla centrale o tornarci. Slavutych sarebbe circondata dai militari russi. L’ultimo cambio turno è avvenuto tra il 20 e il 21 marzo, dopo che non ne avveniva uno dall’inizio del conflitto. Il personale è rimasto dunque esposto alle radiazioni, e alla stanchezza, per molto più tempo del dovuto.
Allarme nucleare in Ucraina: perché Zaporizhzhia e Kharkiv fanno paura
C’è preoccupazione, come già detto, anche per i dipendenti degli impianti nucleari in attività dove sono presenti i soldati di Mosca, come quello di Zaporizhzhia, il più grande in Europa. L’Aiea sottolinea che tra i pilastri della sicurezza c’è la necessità di permettere al personale di svolgere il proprio lavoro senza pressioni esterne. Il rischio di errori e quindi di incidenti, con i mitra puntati addosso, è molto alto.
Non fa particolarmente paura il centro di ricerca nucleare di Kharkiv, dove vengono sviluppati radioisotopi per uso medico e industriale. Il materiale presente nel sito è classificato come “subcritico”, la carica radioattiva è bassa. Tuttavia i bombardamenti hanno causato danni che impediscono al personale di operare in totale sicurezza.
Perché con la guerra in Ucraina è aumentata la radioattività a Chernobyl
Proprio a Chernobyl è stato segnalato un aumento della radioattività. Questo perché nella zona di alienazione il suolo è contaminato a macchia di leopardo. I movimenti delle truppe e i bombardamenti hanno fatto sollevare il pulviscolo radioattivo, che ha iniziato a viaggiare trasportato dal vento.
Oltre al rischio legato strettamente ai danni alle centrali c’è inoltre il fatto che il combustibile utilizzato dagli impianti, dopo un certo numero di anni, deve essere sostituito, ma rimane radioattivo a lungo. Per questo viene messo a raffreddare dentro delle piscine a cielo aperto, che se colpite dai missili potrebbero causare un disastro di proporzioni inimmaginabili.
Putin causerà un incidente nucleare? Cosa potrebbe accadere
Se dovesse avvenire un incidente nucleare, l’effetto non sarebbe quello di una bomba, come quelle di Hiroshima e Nagasaki. Piuttosto un repentino aumento della radioattività nell’aria, nel terreno e nell’acqua, che condurrebbe a malattie legate alle radiazioni e a un numero sempre più alto di tumori. Le particelle radioattive potrebbero viaggiare per chilometri e chilometri, raggiungendo anche l’Italia.
Uno scenario simile a quello visto a Chernobyl nel 1986, ma che comunque causerebbe ingenti danni principalmente alla popolazione locale e agli stati limitrofi. Per questo un attacco diretto alle cupole dei reattori da parte dell’esercito russo appare improbabile. Il vero rischio è che Putin, una volta messo con le spalle al muro, per sbloccare la situazione bellica possa ricorrere, come già minacciato, alle armi nucleari.
La Nato si prepara alla guerra nucleare e biochimica, c’è già un piano in Italia
La Nato si sta preparando alla minaccia nucleare, e a quella chimica, biologica e radiologica. Per questo i leader dei Paesi membri si incontreranno a Madrid per rafforzare le proprie difese. Lo ha fatto sapere lo stesso Jens Stoltenberg, segretario generale dell’Alleanza Atlantica. In caso di attacchi di questo tipo, in Italia scatterebbe il Piano nazionale di difesa civile, che contiene strategie per prevenire e pianificare i soccorsi anche in caso di scenari particolarmente complessi. Si tratta di una cornice di interventi che riguardano le amministrazioni pubbliche e gli enti privati che erogano servizi essenziali, oltre alle azioni che adotterebbero i prefetti.
Le operazioni, che sarebbero coordinate dal ministero dell’Interno proprio attraverso le Prefetture, e quindi attraverso vigili del fuoco, soccorso pubblico e difesa civile, scatterebbe davanti a diversi quadri. Si va dall’attacco terroristico con sostanze chimiche, batteriologiche, radiologiche o nucleari a una vera guerra con la bomba atomica.
Il rischio N, cioè un attacco nucleare, e il rischio R, cioè un attacco radiologico, comprendono un largo spettro di scenari che vanno dall’esposizione a una sorgente radioattiva rilasciata in un luogo chiuso, come un treno o uno stadio, fino a quello di esplosioni su larga scala per cui bisognerebbe intervenire non solo per limitare gli effetti della contaminazione dell’aria, ma anche sul calore innescato dalla combustione.
Cosa farebbe l’Italia in caso di guerra o incidente nucleare nelle vicinanze
Per ogni ipotesi, comunque, esiste un piano a livello provinciale, che prevede il monitoraggio delle infrastrutture critiche, quali i depositi di scorie, le basi militari – come quelle che in Italia nascondono le bombe atomiche, come spiegato qui – e gli obiettivi civili come gli ospedali. Scatterebbero subito interventi per assicurare la percorribilità delle strade principali, per permettere una rapida evacuazione della popolazione.
Verrebbero poi costruite tendopoli e strutture di soccorso mobili, considerando che i documenti comprendono anche l’elenco dei depositi di materiale utili a gestire simili eventi, come i magazzini di medicinali, di carburanti e di alimenti. A quel punto sarebbero distribuite alla popolazione dosi di iodio stabile, per evitare che lo iodio radioattivo nell’aria, nell’acqua e nel terreno – e quindi nel cibo – possa fissarsi alla tiroide e causare tumori. Poi scatterebbe l’obbligo di rimanere dentro casa, con porte e finestre chiuse. Se i valori di radioattività fossero sopra un determinato limite, scatterebbe l’allontanamento della popolazione.
Questi protocolli entrerebbero in funzione anche se la bomba atomica scoppiasse in territori vicini all’Italia o in caso di incidente nucleare con effetti sulla Penisola. In quel caso andrebbero misurati i livelli di contaminazione per stabilire i tipi di interventi specifici, che potrebbero riguardare anche il divieto di acquisto e di vendita di determinati prodotti a rischio.