Tod’s e l’ipotesi caporalato, la Procura di Milano chiede il commissariamento

Tod’s nel mirino della Procura di Milano che contesta condizioni di lavoro non adeguate in due aziende subfornitrici. Tod's respinge ogni accusa

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La Procura di Milano ha chiesto il commissariamento giudiziario di Tod’s, colosso del lusso e fiore all’occhiello del made in Italy guidato da Diego e Andrea Della Valle. L’ipotesi di reato, ancora da dimostrare, è che nella filiera produttiva di Tod’s possano essersi verificati episodi di caporalato.

L’iniziativa, firmata dal pm Paolo Storari, segue una serie di inchieste che negli ultimi mesi hanno coinvolto diversi nomi dell’alta moda italiana, ma anche realtà della grande distribuzione e della logistica.

Tod’s e l’ipotesi caporalato

Al momento pende in Cassazione una questione di competenza territoriale. Tod’s non è formalmente indagata, ma risponde in base all’articolo 34 del Codice Antimafia sulle “carenze organizzative” e “i mancati controlli” che agevolano “colposamente” appaltatori e subappaltatori gravemente indiziati di caporalato.

La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano

ritiene che nei confronti della società committente Tod’s spa possano ravvisarsi profili di agevolazione colposa che potrebbero giustificare l’applicazione della misura richiesta dal pm in relazione ai fatti riscontrati presso

due opifici cinesi nelle Marche. Nei due opifici sarebbero state prodotte tomaie e parti di calzature destinate alla vendita al pubblico.

Gli investigatori parlano di

paghe da fame, lavoro notturno e festivo, luoghi fatiscenti dove si lavora e si mangia e si dorme, macchinari privi di sistemi di sicurezza per aumentare la produttività concretizzano “condizioni di lavoro ottocentesche”.

In tali condizioni di lavoro, si continua,

due mondi solo apparentemente distanti, quello del lusso da una parte e quello di laboratori cinesi dall’altra, entrano in connessione per un unico obiettivo: abbattimento dei costi e massimizzazione dei profitti attraverso elusione di norme penali giuslavoristiche [che] di fatto favoriscono, seppur colposamente, l’impiego di lavoro nero od irregolare, l’omissione retributiva e contributiva, lo sfruttamento di manodopera.

La notizia, anticipata da Reuters, è stata confermata all’Ansa.

Battaglia sulla competenza territoriale

Il Tribunale di Milano e poi la Corte d’Appello hanno respinto la richiesta del pm, ritenendo che la competenza a valutare l’eventuale commissariamento spetti alla magistratura di Ancona, poiché gli opifici coinvolti si trovano nelle Marche, dove Tod’s ha anche la sede legale.

Il caso è così approdato in Cassazione, che il 19 novembre dovrà decidere quale tribunale sarà competente a pronunciarsi sulla misura di prevenzione.

Secondo la Procura milanese, Tod’s non può essere considerata estranea: i funzionari del gruppo si sarebbero recati periodicamente nei laboratori per audit e verifiche, dalle quali sarebbero emerse le presunte violazioni delle norme sul lavoro. Tuttavia, secondo quanto contestato, le raccomandazioni di adeguamento non sarebbero mai state attuate.

IPA
Diego Della Valle, presidente di Tod’s.

La posizione di Tod’s

Il colosso della moda ha confermato di aver ricevuto la notifica dell’udienza in Cassazione ma nega qualsiasi irregolarità. In una nota, Tod’s sottolinea di avere sempre rispettato le leggi sul lavoro e di effettuare controlli costanti sui subfornitori, i quali sottoscrivono impegni formali al rispetto dei contratti nazionali.

Secondo tale impostazione, qualora effettivamente ci fossero state delle violazioni, non sarebbero da imputare a comportamenti voluti o conosciuti dalla casa madre. La società leader nel settore fashion ribadisce l’intenzione di collaborare pienamente con le autorità e di confidare che l’esito delle indagini chiarirà la correttezza del proprio operato.

 

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