Eredità Agnelli, la Procura cerca 35 quadri: opere d’arte all’estero e rischio confisca

L’inchiesta sulla collezione d’arte della famiglia Agnelli entra in una fase decisiva. Sono 35 i quadri cercati dalla Procura di Roma

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Claudio Cafarelli

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L’inchiesta sulla composizione della collezione privata di opere d’arte della famiglia Agnelli è arrivata a un punto di svolta. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, sono 35 i quadri d’autore che la Procura di Roma sta cercando. Una parte dell’elenco è coperta da segreto istruttorio, ma è certo che tra le opere figurano dipinti di Monet, Picasso e Giorgio De Chirico. La riservatezza imposta dai magistrati è legata a un passaggio cruciale dell’indagine: per alcuni quadri, una volta individuato il luogo in cui si trovano, potrà essere avviata la procedura di confisca.

Le opere non sarebbero più in Italia

Secondo la ricostruzione degli investigatori come riportato da Calcio e Finanza, i quadri non si troverebbero più sul territorio italiano. Dopo un periodo di permanenza in Italia, sarebbero stati trasferiti all’estero, con l’ipotesi più accreditata che indica la Svizzera come possibile destinazione. Il punto centrale dell’indagine riguarda l’assenza di comunicazioni al ministero della Cultura, obbligatorie nel caso di trasferimento di opere di particolare valore artistico e patrimoniale.

Il quadro normativo sui trasferimenti

I proprietari di opere d’arte, anche di altissimo valore, hanno la facoltà di spostarle liberamente. La normativa italiana, però, impone l’obbligo di segnalare il trasferimento alle autorità competenti quando si tratta di beni tutelati. La mancata comunicazione fa scattare automaticamente la possibilità di confisca. È su questo aspetto che si concentra l’attenzione della Procura, più che sulla legittimità della proprietà delle opere.

Dove nasce l’inchiesta

Al momento non risultano persone indagate, ma vengono ipotizzati i reati di ricettazione ed esportazione illecita di opere d’arte. Il fascicolo è nato nel contesto della controversia ereditaria che vede contrapposta Margherita Agnelli ai suoi tre figli, in relazione all’eredità di Gianni Agnelli, scomparso nel gennaio del 2003.

Nel corso della causa ereditaria è emerso un elemento rilevante: di tredici dipinti indicati nell’inventario allegato al testamento si sono perse le tracce. In alcuni casi sono state rinvenute delle copie al posto degli originali. Tra le opere coinvolte figurano, tra le altre, “La scala degli addii” di Giacomo Balla, “Mistero e malinconia di una strada” di Giorgio De Chirico e “Glaçons, effet blanc” di Claude Monet.

La tutela dello Stato sulle opere d’arte

La questione non riguarda solo il contenzioso familiare. Le opere hanno un valore tale da rientrare nella tutela dello Stato italiano. Per questo motivo la Procura ha acquisito la documentazione relativa all’inventario della collezione privata degli Agnelli, avvalendosi anche della collaborazione di altre procure, in particolare quelle di Milano e Torino, dove in passato erano stati avviati procedimenti legati ai quadri scomparsi.

Un passaggio decisivo è stato rappresentato dalla collaborazione di Margherita Agnelli. Il suo legale ha consegnato agli inquirenti certificati, elenchi privati, bolle di accompagnamento e contratti assicurativi relativi ai dipinti. L’analisi di questo materiale ha portato alla scoperta di 22 opere di cui non era noto il possesso da parte della famiglia.

I nuovi quadri emersi dalle carte

Secondo una prima ricostruzione, alcune di queste opere sarebbero state acquistate negli anni Ottanta e Novanta negli Stati Uniti e successivamente trasferite in Italia, dove sarebbero state esposte nelle residenze private della famiglia. In questo caso, l’ingresso nel Paese non avrebbe rilievo penale, anche se l’acquisto avrebbe dovuto essere segnalato. Il tempo trascorso rende però la questione non più perseguibile e, secondo gli inquirenti, queste opere si troverebbero ancora in Italia.

Diversa è la situazione per una parte delle opere di cui oggi si sono perse le tracce. Documenti allegati alla causa testamentaria e bolle di trasferimento attestano spostamenti tra le residenze italiane della famiglia, dopo i quali i quadri sembrano scomparire. L’ipotesi è che siano stati trasferiti in Svizzera, inizialmente custoditi nei porti franchi, aree svincolate dai controlli doganali, e successivamente portati in residenze private.

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