Juventus, tensione ai vertici: Tether sfida il CdA con diritti per i soci

Tether chiede cambiamenti strutturali nella governance della Juventus, ma il CdA respinge tutte le proposte. Sullo sfondo, le voci di tensioni interne

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

A pochi giorni dall’assemblea degli azionisti del 7 novembre all’Allianz Stadium, la Juventus si trova al centro di una nuova fase di tensione societaria. Il colosso delle stablecoin Tether, secondo azionista del club con una quota pari all’11,5% del capitale sociale, ha inviato al Consiglio di Amministrazione, al Collegio Sindacale e alla Consob una serie di richieste di modifica all’ordine del giorno. L’obiettivo: ottenere un ruolo più rilevante nella gestione e garantire maggiori diritti agli azionisti di minoranza. In una lettera firmata dal direttore finanziario Giancarlo Devasini, Tether chiede di anticipare la discussione sull’aumento di capitale, parte straordinaria dell’assemblea, rispetto ai temi ordinari come l’approvazione del bilancio e la nomina del nuovo CdA. Al centro della richiesta c’è la volontà di introdurre il diritto di opzione per gli attuali azionisti, in modo che le nuove azioni vengano offerte proporzionalmente a chi già possiede quote del club.

L’obiettivo: più trasparenza e rappresentanza dei soci

Secondo Tether, questa impostazione consentirebbe di valorizzare gli investimenti già effettuati e di evitare la diluizione delle partecipazioni. Nella lettera si sottolinea che “la possibilità di partecipare ai futuri aumenti di capitale favorirebbe una partnership strategica basata su innovazione e creazione di valore nel lungo periodo, a beneficio di tutti gli azionisti e degli stakeholder”.

La società di criptovalute ha inoltre proposto modifiche allo statuto del club per aumentare la rappresentanza della minoranza nel Consiglio di Amministrazione e nei comitati interni. Tra le richieste, quella di garantire due seggi nel CdA ai candidati della seconda lista più votata e di assicurare la presenza dei rappresentanti della minoranza nei comitati chiave: Controllo e Rischi, Nomine e Remunerazioni, e ESG.

Secondo Tether, queste misure servirebbero ad allineare la governance della Juventus alle “best practice internazionali”, rafforzando trasparenza e equilibrio decisionale. La proposta include anche la possibilità che, in caso di cessazione di un amministratore, la sostituzione avvenga attingendo dai candidati non eletti della stessa lista.

Il CdA dice no: le proposte “non sono accoglibili”

La risposta del Consiglio di Amministrazione non si è fatta attendere. In una relazione ufficiale, il CdA della Juventus ha approvato l’inserimento delle proposte di Tether all’ordine del giorno dell’assemblea, ma ha invitato i soci a votare contro ogni richiesta.

Sul tema dell’aumento di capitale, il CdA ha spiegato che l’operazione, prevista entro il 10% del capitale sociale, è pienamente conforme alla legge e pensata per semplificare le procedure e ridurre i tempi di esecuzione. Secondo gli amministratori, la proposta di Tether rischierebbe di rallentare il processo e avrebbe un impatto limitato sulla diluizione delle quote, considerata minima.

Anche sul fronte delle modifiche statutarie, la posizione del board della Juventus è netta. Il CdA ritiene che la governance attuale sia “equilibrata e conforme alle normative vigenti” e che la presenza della minoranza sia già adeguatamente garantita. Aggiungere ulteriori rappresentanti espressione di Tether, si legge nel documento, non offrirebbe “garanzie aggiuntive” e produrrebbe un effetto di sovra-rappresentazione.

Per quanto riguarda la partecipazione ai comitati, il CdA ha ribadito che le regole attuali assicurano già trasparenza e controllo interno, senza bisogno di ulteriori modifiche. Anche in questo caso, quindi, gli amministratori hanno chiesto agli azionisti di votare contro le proposte del secondo socio.

Un confronto che agita l’ambiente societario

Le richieste di Tether, unite al netto rifiuto del CdA, hanno aperto una fase di forte contrapposizione ai vertici del club. L’operazione rappresenta il primo vero test di forza tra Exor, la holding di John Elkann che controlla la Juventus, e il gruppo guidato da Paolo Ardoino, CEO di Tether. Sullo sfondo, si moltiplicano le voci di tensioni interne e le indiscrezioni su possibili valutazioni di vendita della quota da parte della famiglia Elkann, anche se al momento non vi sono conferme ufficiali.

Tether, dal canto suo, continua a rafforzare la propria posizione nel capitale sociale della Juventus e non sembra intenzionata a ridurre il proprio peso strategico. La società mira a consolidare la presenza nella governance, puntando su un modello di gestione più inclusivo e internazionale.

Con l’assemblea del 7 novembre, si aprirà dunque un nuovo capitolo nella storia societaria del club bianconero. Le mosse di Tether e la ferma posizione del CdA mettono in evidenza una crisi di equilibrio interna che potrebbe ridefinire i rapporti di forza all’interno della società. Le prossime settimane saranno decisive per capire se la Juventus manterrà l’attuale assetto di governance o se si aprirà a una fase di cambiamento più profondo.

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