La storia delle frasi più celebri di John Fitzgerald Kennedy

La persona dietro al ruolo di Presidente USA, svelata dalle sua frasi più celebri. Ecco chi era John Fitzgerald Kennedy e cosa dicono di lui le sue parole divenute storia

Pubblicato: 31 Luglio 2023 15:00

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

La figura di JFK, John Fitzgerald Kennedy, è ricca di contraddizioni, certo, ma ciò non toglie che si tratti di uno dei personaggi cardine della storia del Novecento. Il 35° Presidente degli Stati Uniti ha saputo lasciare un enorme segno nella cultura della sua epoca e non solo, andando anche oltre i confini USA.

L’attentato di Dallas lo ha bloccato nel tempo, offrendoci un’immagine di lui mai invecchiata, ma soprattutto un record limitato del suo impatto sulla società rispetto a ciò che avrebbe potuto fare. La sua morte lo ha di diritto consegnato al mito cinematografico e televisivo. In tanti lo hanno rappresentato, il che non ha fatto che accrescerne il mito, rendendo immortali le sue frasi più celebri.

Il coraggio di JFK

Per quanto possa sembrare incredibile, una delle frasi più famose e ricordate di JFK non è in inglese, bensì in tedesco. Era il 26 giugno 1963 quando pronunciò “Ich bin ein Berliner”, ovvero io sono un berlinese, nel corso del proprio discorso presso Rudolph Wilde Platz, a Berlino Ovest.

Parole che sono riportate con orgoglio, a caratteri cubitali, sulle mura dell’ambasciata americana, che sorge proprio tra le ex sezioni Ovest ed Est della città. Il senso fu chiaro a tutti, ovvero sottolineare la vicinanza degli Stati Uniti al popolo tedesco, nel cuore della guerra fredda.

Una delle caratteristiche umane principali del Presidente John Fitzgerald Kennedy era la sua indole coraggiosa. Non temeva di esprimersi, al di là dell’argomento. Qualcosa di assolutamente non scontato, considerando il fragile equilibrio politico di quegli anni, come il suo assassinio evidenzia.

Decisamente complicato, dunque, metterlo alle strette. Nonostante ciò, subito dopo la sua elezione un giornalista provò a ottenere un titolo interessante, chiedendogli un’opinione sulla sua nuova condizione: “Non mi posso lamentare. La paga è buona e vado a lavorare a piedi”.

Mai stata un tabù, ovviamente, neanche l’Unione Sovietica, alla quale si è spesso rivolto in maniera fantasiosa, per così dire. Basti pensare alle parole rivolte direttamente a Kruscev: “Mi ricorda la storia del cacciatore di tigri che fa spazio sul muro per la pelle che catturerà, molto prima di farlo. Quella tigre ha altre idee per la testa”. Tornano invece nel 1963, spiegò come in tanto non capiscano, o fingano, la differenza tra mondo libero e mondo comunista: “Fateli venire a Berlino!”.

Libertà e speranza

Al tempo era palese quanto fosse cruciale il bivio nel quale il mondo intero si trovava. Nessuno voleva un terzo conflitto mondiale, eppure JFK non ha mai abbassato la testa in segno di paura: “Siamo dinanzi a una nuova frontiera, quella degli anni Sessanta, fatta di pericoli e opportunità sconosciute, di speranze disattese e minacce”.

Definì l’Unione Sovietica spaventata dal suo stesso popolo, non lasciato libero di giudicare vero e falso in una condizione di mercato aperto: “Il Comunismo non è mai giunto al potere in un Paese che non fosse già stato fatto a pezzi dalla guerra, la corruzione o entrambe le cose”.

Analizzando la persona, dietro il ruolo da Presidente degli USA, vi troviamo un credente nell’animo umano. L’uomo è in grado di cambiare la storia, scegliendo di agire in un verso o nell’altro: “Le cose non succedono. Le cose vengono fatte succedere”. Una frase che ripeteva spesso, così come “Perdona i tuoi nemici, ma non dimenticare mai i loro nomi”.

Aveva un carisma tale da riuscire a ispirare chiunque, tanto il popolo americano quanto quello straniero. Ecco alcune delle parole pronunciate che lo hanno reso immortale:

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