Nel 2018, le pensioni in Italia sperimentano diverse novità significative. L’anno si apre con un aumento previsto dell’1,1% sull’importo dei sussidi pensionistici attribuibile all’adeguamento degli assegni per controbilancare l’incremento dell’inflazione. Parallelamente, il 2018 segna il pieno avvio delle varie forme di anticipo pensionistico.
A partire dal 3 gennaio, con l’emissione della prima rata, viene ripristinata l’indicizzazione dei trattamenti pensionistici dopo due anni di blocco. Si riceverà dunque un modesto aumento che comporterà un incremento nei pagamenti pensionistici, soprattutto per quelli compresi tra 1000 e 4500 euro. Questa notevole evoluzione rappresenta una significativa novità per i pensionati italiani in quanto introduce una maggiore dinamicità nei loro benefici finanziari. Ma veniamo ai dettagli.
L’aumento dell’1,1% sulle pensioni
C’è una buona notizia in tema pensioni: il 2018 si apre infatti con un piccolo aumento. A partire dal pagamento del 3 gennaio, dopo due anni di blocco, è tornata l’indicizzazione dei trattamenti, con la rivalutazione dell’assegno. Ciò vale per tutti i trattamenti pensionistici e quindi anche per l’assegno sociale, la pensione sociale e l’indennità di pagamento sulla base all’inflazione del 2017. L’aumento è pari all’1,1% per cui le minime passano da 501,89 a 507,42 euro al mese. In questo modo, i pensionati che ricevono il trattamento minimo, potranno mettersi in tasca 72 euro in più in un anno. Per le pensioni più alte, invece, l’aumento sarà dello 0,495%. L’Inps, intanto, ha anche diffuso il calendario con le date di pagamento delle pensioni dell’anno in corso.
Ma non è questa l’unica novità che il 2018 porterà con sé nell’ambito dei trattamenti pensionistici.
Pensioni: ecco a chi spetta l’Ape Social
Un secondo cambiamento del 2018 nell’ambito pensioni riguarda l’Ape social. Ci saranno infatti più categorie di lavoratori che potranno accedere all’anticipo pensionistico a carico dello Stato. Da 11, infatti, saliranno a 15. Beneficeranno di tale trattamento le professioni considerate gravose, ma anche i cittadini di età superiore ai 63 anni disoccupati, invalidi o impegnati nella cura di un familiare disabile.
Inoltre, anche le mamme che lavorano potranno accedere all’Ape social. Tale possibilità sarà tarata sulla base dei loro figli: gli anni necessari alla pensione (anticipata) saranno scontati di un anno per ogni figlio, con un massimo di due. Infine, diventerà realtà l’Ape volontaria annunciata lo scorso maggio. Ogni lavoratore avrà ora la possibilità di andare in pensione prima del termine, accedendo ad un prestito da restituire. Andando in pensione a 63 anni, si otterrà un reddito da restituire poi in 20 anni a valere sulla futura pensione.
Novità pensioni 2018: l’equiparazione tra i sessi
L’ultima novità riguardante chi andrà in pensione quest’anno riguarda l’equiparazione tra i due sessi. Da oggi, infatti, l’età prevista per la pensione delle donne è di 66 anni e 7 mesi (nel 2019 salirà a 67 anni). Significa che le dipendenti del settore privato ritarderanno la loro data di pensionamento rispetto al 2017 (si andava in pensione a 65 anni) mentre le lavoratrici autonome dovranno aspettare altri 6 mesi rispetto ai 66 anni e 1 mese precedentemente in vigore.
Tutte le novità indicate arrivano a causa delle nuove regole della riforma Fornero per la quale l’età per la pensione di vecchiaia è la stessa sia per le donne che per gli uomini: 66 anni e 7 mesi. Nel 2019, ripetiamo, questa età aumenterà a 67 anni per entrambi.