Sempre meno lavoro ai giovani, così le pensioni diventano insostenibili: i dati dell’Inps

La retribuzione media è di 26mila euro per i dipendenti, ma gli under 30 guadagnano poco più di 14mila euro

Pubblicato: 25 Settembre 2024 11:05

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

I giovani hanno sempre meno opportunità lavorative e guadagnano sempre meno. Questo è quello che esce da Rapporto dell’Inps uscito nei giorni scorsi. Nel 2023, la retribuzione media annuale per i lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati (escludendo lavoratori domestici e operai agricoli), si attesta a quasi 26mila euro. Tuttavia, per gli under 30, il guadagno è di poco superiore ai 14mila euro, poco più della metà. Inoltre, tra i dipendenti pubblici di questa fascia d’età, si registra un guadagno superiore di circa 6-7 mila euro rispetto ai loro coetanei nel settore privato.

Che effetto hanno le difficoltà dei giovani sulle pensioni

Un discorso che va di pari passo con le pensioni, visto che “per avere un sistema previdenziale solido, occorre offrire ai giovani opportunità di lavoro regolare”, spiega l’Inps. Accorciando i tempi di transizione dalla scuola al lavoro o da un impiego all’altro, si consente ai giovani di versare contributi, supportando così i pensionati attuali e garantendo un assegno sostenibile per il futuro. Ai giovani viene così chiesto di sostenere il sistema pensionistico senza avere spesso gli strumenti necessari.

Nel 2023, il tasso di dipendenza, che misura il rapporto tra persone in età non lavorativa e quelle in età lavorativa, era di 57,4, rispetto a una soglia di riferimento di 50. Ci sono quindi molti più anziani rispetto ai lavoratori, il che porterà a uno squilibrio tra le generazioni. Gli anziani in pensione godono di una condizione economica migliore rispetto ad altre fasce d’età, grazie a una minore propensione alla spesa e risparmi accumulati negli anni.

Per l’Inps, la situazione dei giovani in Italia è migliorata, ma non è confortante se confrontata con il resto dell’Unione Europea. Da un lato, c’è l’invecchiamento della popolazione; dall’altro, le giovani generazioni affrontano difficoltà nel trovare lavori stabili e ben retribuiti, insieme a una bassa percentuale di accesso all’istruzione universitaria e alle sfide legate alla formazione di una nuova famiglia.

Le retribuzioni medie

In termini assoluti, la differenza di retribuzione tra un giovane under 30 e la media totale è massima per un lavoratore a tempo pieno con continuità occupazionale, con un divario di 11 mila euro. Al contrario, per un lavoratore a tempo parziale e discontinuo, il gap si riduce a soli 1.800 euro. In termini relativi, la distanza è massima tra i lavoratori full time e minima tra quelli part time, indipendentemente dalla continuità lavorativa nel corso dell’anno.

In sintesi, i giovani lavorano di meno e guadagnano di meno sia in termini di retribuzione giornaliera che per stima oraria. Tuttavia, negli ultimi cinque anni, la loro posizione relativa non è affatto peggiorata; al contrario, si registrano variazioni più significative rispetto ad altre fasce d’età, sia in termini assoluti che di retribuzione. Ad esempio, l’Inps riporta che per i lavoratori full time fino a 29 anni, la variazione della retribuzione media annua (effettiva) tra il 2019 e il 2023 è stata del +8,4%, rispetto al +6,6% per tutte le età.

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