La Bce ha condotto una lunga stagione di rialzo dei tassi allo scopo di tamponare l’inflazione, ma l’onda lunga della decisione ha avuto ripercussioni drammatiche sulla vita dei cittadini europei, che hanno visto alzarsi le rate dei mutui e dei prestiti, ma anche sulle aziende che hanno sperimentato un più difficile accesso al credito. Ora, finalmente, si intravede una luce in fondo al tunnel. A partire da giugno è confermato il taglio dei tassi di 25 punti base (inflazione permettendo). Ma non è tutto: la notizia è che se il trend dovesse proseguire, entro la fine del 2024 il taglio dei tassi potrebbe arrivare a quota 100 punti.
Bce, taglio di 25 punti a giugno
Nelle sue ultime decisioni, la Bce per la quinta volta consecutiva dal luglio del 2022 ha lasciato invariato il costo del denaro, dopo una lunga galoppata al rialzo. Oggi il tasso sui rifinanziamenti principali è al 4,50%, quello sui depositi al 4% e quello sui prestiti marginali al 4,75%.
“Se le cose continuano a muoversi nella stessa direzione delle ultime settimane, la Bce allenterà la posizione di politica monetaria restrittiva a giugno,” ha dichiarato Luis de Guindos, vicepresidente della Bce. “Assumendo che non ci siano sorprese da qui ad allora, come si dice in francese, è un fait accompli“, cioè un fatto compiuto.
Taglio dei tassi di 100 punti entro dicembre
Ma se il calo dell’inflazione dovesse proseguire, il taglio dei tassi salirebbe a 100 punti. Ne dà notizia il capo dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Sergio Nicoletti Altimari, nel corso di un’audizione nelle Commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Def. “Nella riunione di aprile il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di lasciare invariati i tassi di riferimento. Il Consiglio direttivo ha annunciato anche che l’attuale grado di restrizione della politica monetaria potrà essere ridotto qualora le prospettive di inflazione, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria consolidino ulteriormente la fiducia che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo”.
“I mercati – ha spiegato Altimari – si aspettano un primo taglio di 25 punti base in giugno e un calo complessivo di circa 100 punti base entro la fine dell’anno“.
Gli effettui sui mutui
Oggi, con i tassi in stallo, i mutui a tasso fisso stanno cominciando a costare meno dopo due anni di aumenti. Con la prosecuzione del trend, chi nei prossimi mesi dovesse ritrovarsi a pagare interessi elevati sul proprio mutuo potrebbe optare per la surroga. La surroga permette di cambia il proprio mutuo scegliendo un’altra banca disposta a offrire migliori condizioni.
Ma saranno i tassi variabili a subire i maggiori effetti della politica monetaria della Bce: in questo stato di cose l’Unione nazionale dei consumatori ha calcolato un calo di 48 euro al mese di media sui mutui a tasso variabile rispetto al picco di novembre 2023. Su base annuale ciò si traduce in un risparmio di 576 euro.
Proseguendo con l’inversione di rotta sul costo del denaro, la rata del tasso variabile dovrebbe scendere di almeno 20-40 euro al mese a giugno e di almeno altri 30-50 euro a dicembre.
Si prenda il caso di un finanziamento sottoscritto a gennaio 2022 della durata di 25 anni per un importo di 126.000 euro: a dicembre 2023 la rata del mutuo è arrivata a 752 euro. Con un primo taglio di 50 punti base del costo del denaro potrebbe scendere a 712 euro, con un risparmio di 40 euro a rata. Se la Bce dovesse mettere in atto altri tagli, la rata a dicembre potrebbe calare a 657 euro, con un risparmio di quasi 100 euro.