A ottobre 2025 il costo dei mutui per l’acquisto della casa segna un lieve incremento, confermando una fase di assestamento a livelli comunque ben distanti dai picchi dello scorso anno. È quanto emerge dall’ultimo bollettino dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI), che fotografa un sistema finanziario in movimento: i tassi salgono, ma la richiesta di credito da parte di famiglie e imprese continua a crescere.
L’aumento del mutuo
Il tasso medio sui nuovi mutui immobiliari ad ottobre si è attestato al 3,30%, in leggero rialzo rispetto al 3,28% di settembre. Nonostante questo aumento, il costo dei mutui rimane significativamente più basso rispetto al picco del 4,42% toccato a dicembre 2023. La risalita dei tassi non riguarda solo le famiglie: anche per le imprese il finanziamento è diventato un po’ più caro: il tasso medio sui nuovi prestiti è passato dal 3,38% di settembre al 3,56% di ottobre.
In un contesto di tassi in salita, la domanda di credito dimostra una sorprendente resilienza. A ottobre, i prestiti complessivi a famiglie e imprese sono cresciuti dell’1,5%. Seppur in rallentamento rispetto ai mesi precedenti, il dato conferma un trend positivo:
- per le famiglie, questo è il decimo mese consecutivo di incremento (dopo il +2,2% di settembre);
- per le imprese, è il quarto mese consecutivo di crescita (dopo l’+1,2% di settembre).
Cresce anche la fiducia dei risparmiatori. La raccolta indiretta (investimenti in titoli custoditi in banca) è aumentata di 90,7 miliardi di euro nell’ultimo anno, con famiglie e imprese che hanno contribuito rispettivamente con 19,5 e 17 miliardi. In rialzo anche la raccolta diretta (depositi e obbligazioni), salita del 3,3% su base annua, e i depositi in generale (+2,8%). Particolarmente vivace la raccolta a medio-lungo termine tramite obbligazioni, che ha registrato un balzo del 6,9%.
Lo spread bancario e il rendimento dei depositi
Il tasso sui nuovi depositi vincolati si attesta al 2,10%, un livello superiore alla media dell’area euro (1,86%) e di ben 181 punti base oltre ai livelli pre-rialzi Bce del giugno 2022. Il rendimento delle obbligazioni bancarie a tasso fisso è salito al 3,50%. Il differenziale (spread) tra i tassi applicati sui nuovi prestiti e il costo della raccolta per le banche si attesta a 188 punti base.
Fonte di ottimismo per il sistema è il calo dei crediti deteriorati. A settembre 2025, il loro ammontare netto è sceso a 29,4 miliardi di euro, in netto calo rispetto ai 30,2 miliardi di marzo e ai 31,3 di dicembre 2024. Rispetto al picco storico del 2015 (196,3 miliardi), il valore si è ridotto di circa 167 miliardi, tornando su livelli pre-crisi.
I tassi restano alti nonostante i tagli della Bce
Anche il report di Fabi vede un mercato dei mutui in Italia che riprende slancio, ma in parte frenato dai tassi alti. Secondo l’analisi della federazione, le banche continuano ad applicare condizioni onerose nonostante i recenti tagli dei tassi d’interesse da parte della Bce, con il Taeg medio che a settembre 2025 si attestava al 3,71%. Questa stabilizzazione tra il 3,6% e il 3,8% è attribuita sia alla preferenza delle famiglie per il tasso fisso, sia alla prudenza degli istituti che mantengono margini elevati.
La domanda, tuttavia, rimane positiva, con un aumento del 2,2% dei finanziamenti a settembre. La crescita è però disomogenea: i mutui salgono del 3,03%, mentre esplode il credito al consumo (+4,14%), sintomo di un potere d’acquisto sotto pressione. Secondo il segretario generale Fabi, Lando Maria Sileoni, “il mercato potrà ripartire solo se la discesa dei tassi Bce si tradurrà in condizioni più favorevoli”. Per orientare le famiglie, la Fabi ha anche diffuso una guida con consigli pratici, dal budget iniziale alla scelta del mutuo, fino agli adempimenti burocratici.