La domanda di mutui immobiliari da parte delle famiglie italiane è tornata a crescere nei primi mesi dell’anno, segnando un aumento del 3,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un incremento che si accompagna a un impatto significativo delle surroghe, che hanno registrato un aumento del 6,4% nel primo trimestre del 2024 rispetto al primo trimestre del 2023. Questi dati emergono dall’analisi fornita dal Barometro Crif.
Quanto valgono oggi mutui e tassi
Non è un caso che questo incremento sia arrivato dopo la riduzione dei tassi di interesse decisa dalla Bce. A giugno l’aumento ha raggiunto il 5,8%, il secondo valore più alto del semestre, subito dopo il picco di marzo.
Anche l’importo medio dei mutui è cresciuto leggermente (+1,0%), arrivando a 145.687 euro. Questa tendenza positiva si conferma anche per il solo mese di giugno, con un incremento del 3%.
Nel primo semestre del 2024, le richieste di mutuo per importi compresi tra 100mila e 150mila euro hanno rappresentato oltre il 30% del totale, mentre quelle nella fascia da 150mila a 300mila euro hanno costituito il 27,4%.
Analizzando la distribuzione per durata, emerge che la fascia più richiesta è quella dei mutui con durata tra 25 e 30 anni, che rappresenta il 37,3% del totale. Complessivamente, l’80% delle richieste prevede piani di rimborso superiori ai 15 anni, a conferma della preferenza delle famiglie per soluzioni a lungo termine.
Per quanto riguarda la distribuzione per età, le fasce 25-34 e 35-44 anni insieme costituiscono il 61,2% del totale, mentre il gruppo 45-54 anni rappresenta il 23,2%. Gli over 55 costituiscono l’11,7% delle richieste.
Va ricordato che il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse di riferimento, che ora per le operazioni di rifinanziamento principali, le operazioni di rifinanziamento marginale e i depositi presso la banca centrale resteranno rispettivamente al 4,25%, 4,50% e 3,75%.
Quanto peserà la direttiva “Case Green”
Ma cosa riserverà il prossimo semestre? Simone Capecchi, Executive Director di Crif, commenta: “Un elemento che in prospettiva condizionerà ulteriormente lo sviluppo del mercato è la direttiva “Case Green” che, approvata dal Parlamento Europeo lo scorso marzo, pone degli obiettivi di efficientamento degli immobili per il 2035, con target intermedi da raggiungere nel 2030. Infine, nei prossimi mesi, per effetto della dinamica di crescita, si potrebbe registrare un leggero aumento dei rischi di insolvenza, ma in una dinamica sostanzialmente accettabile”.
La direttiva Ue “Case Green” porterà ad un grosso scossone nel patrimonio immobiliare italiano ed europeo. È previsto che la componente “verde” aumenti nei portafogli di prestiti delle banche, poiché questi finanziamenti offrono vantaggi in termini di allocazione del capitale rispetto ai mutui tradizionali, come spiegato da Capecchi.
La direttiva, che stabilisce i requisiti energetici per gli edifici entro il 2030, presenta una sfida significativa per l’Italia: ridurre il consumo di energia primaria per gli edifici residenziali del 16% rispetto ai livelli del 2020. Questo implica una riduzione di 6,32 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep).
La maggior parte di questo taglio, pari al 55% (3,46 Mtep), dovrà essere raggiunta attraverso l’efficientamento energetico degli edifici in classe G, che sono i meno efficienti; secondo l’Energy Efficiency Report 2024 di E&S, presentato al Politecnico di Milano, gli interventi su tali immobili avranno un costo compreso tra i 93 e i 103 miliardi di euro.