Il primo semestre del 2023 ha registrato un tracollo nel numero delle aste immobiliari. Da gennaio a giugno si sono tenute 85.535 aste, il -21% rispetto all’anno precedente. È il risultato più basso dal 2019.
Aste immobiliari in diminuzione
Il calo maggiore si è verificato nelle aste non residenziali, che si sono contratte del -28% passando da 37.000 a 27.000. Flessione più contenuta nel mercato delle aste residenziali che si sono ridotte del -18%, passando da 59.000 a 49.000 in un anno.
E se calano le aste, calano di conseguenza i valori complessivi delle offerte minime per partecipare alle compravendite: il ribasso si attesta a quota -21%. Il motivo è da ricercarsi nella continua riduzione delle procedure esecutive pendenti nei tribunali.
Per quanto riguarda gli immobili non residenziali, il dato è parzialmente spiegato dal fatto che le misure messe in campo dalla politica per sostenere le aziende in crisi e la riforma del codice della crisi d’impresa hanno generato una flessione nei fallimenti con relative aste. Parte della spiegazione riguarda poi il fatto che gli immobili residenziali hanno maggiore mercato rispetto ai periodi precedenti.
I dati vengono riportati nell’ultimo report di Reviva, startup attiva nel campo delle aste immobiliari. “Considerando che dal 2022 lo stock di crediti non-performing nel sistema ha ricominciato ad aumentare e considerando il tempo di attivazione delle procedure esecutive e dei fallimenti, dal 2024 dovremmo nuovamente vedere aumentare il numero di procedure iscritte nei tribunali e di conseguenza le vendite in asta”, commenta Giulio Licenza, CBDO e Co-Founder di Reviva.
Cala, come detto, l’offerta minima media degli immobili in asta: 83mila euro sugli immobili residenziali, rispetto agli 85mila euro del 2022. Regge l’offerta minima sugli immobili non residenziali (184mila euro) e quella sui terreni (94mila euro).
Le aste immobiliari telematiche
Le vendite telematiche, che nel 2022 si assestavano a quota 37%, nel 2023 salgono a quota 40%.
Il 33% delle aste si è svolto in modalità mista e il 27% presso il venditore. Il dato non è favorevole, dal momento che le aste esclusivamente telematiche, data la loro complessità, potrebbero scoraggiare la partecipazione dei potenziali acquirenti, spingendo verso il ribasso il valore dell’immobile. Non tutti sanno infatti come partecipare a un’asta immobiliare.
“Dal 2018 fino alla fine del 2022, lo stock NPE è calato del 4%, passando da 345 Mld a 324 Mld, di cui si stima circa il 50% essere crediti con immobili sottostanti e che quindi, nella maggior parte dei casi, vengono recuperati tramite la vendita degli immobili in asta. Tuttavia le esecuzioni pendenti – spiega Giulio Licenza – nello stesso periodo sono calate del 43%, oltre 10 volte tanto, il che significa che la maggior parte si sono concluse senza effettivamente recuperare denaro ma semplicemente svendendo gli immobili”.
Aste immobiliari: chi ci perde e chi ci guadagna oggi
Quella delle aste immobiliari è una moneta a due facce: da un lato le misure messe sul tavolo hanno ritardato il fallimento di numerose aziende. Alcune di esse riusciranno eventualmente a risollevarsi, mentre per altre il fallimento è semplicemente posticipato. Nel frattempo però il calo dell’offerta media ha spinto verso incassi minori, impedendo ai beneficiari di introitare risorse economiche vitali in situazione di grave criticità. A sorridere, invece, gli acquirenti per i quali il momento è estremamente propizio.
Si ricorda poi che il mercato delle aste immobiliari non riguarda esclusivamente gli immobili derivati dai fallimenti. Anche importanti realtà pubbliche come l’Inps offrono immobili all’asta.
E anche Ferrovie ha messo all’asta parte del suo patrimonio immobiliare.