Lvmh, all’impero di Arnault si aggiunge Moncler: tutte le sue aziende (e il fatturato)

Dal 1987, Lvmh è cresciuto da 3 miliardi a 400 miliardi di valore. Grazie ad Arnault, ha acquisito 75 marchi e oggi domina il lusso globale

Pubblicato: 29 Settembre 2024 19:15

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Il gruppo chiamato Lvmh è nato nel 1987 dalla fusione di due pilastri del lusso francese: Louis Vuitton, sinonimo di moda e accessori dal 1854, e Moët Hennessy, leader nei vini e alcolici dal 1971. L’operazione, con il protagonista Bernard Arnault, al timone dal 1989, ha segnato l’inizio di un progetto ambizioso che avrebbe trasformato Lvmh nel gigante globale che conosciamo oggi. Con una partecipazione iniziale del 4%, Arnault ha saputo consolidare rapidamente la sua posizione, utilizzando una sofisticata e astuta struttura di holding per assumere il controllo del gruppo e plasmarlo in un impero del lusso.

Sotto la sua guida, Lvmh ha messo a segno acquisizioni strategiche e diversificato le sue attività, passando dalla moda alla gioielleria, dai vini all’editoria. Nel 2023, con 75 marchi e un fatturato di oltre 86 miliardi di euro, Lvmh domina il mercato del lusso grazie a un equilibrio tra tradizione e innovazione. La leadership di Arnault ha saputo navigare anche momenti di difficoltà economiche, mantenendo il gruppo in una posizione di forza. Con la successione familiare già tracciata, Lvmh è sicuramente destinato a rimanere un colosso anche nei decenni a venire.

Il segreto del successo di Lvmh

Lvmh non è diventato leader globale per mera fortuna, ma attraverso mosse mirate che hanno trasformato il panorama del lusso. Tra le acquisizioni più rilevanti si annoverano Bulgari nel 2011 per 4,3 miliardi di euro e Loro Piana nel 2013 per 2,7 miliardi di euro. Questi investimenti non solo hanno rafforzato la posizione del gruppo nel settore della moda e degli accessori, ma hanno anche esteso l’influenza di Lvmh nel comparto della gioielleria e nei vini di lusso, consolidando ricavi che nel 2023 hanno superato gli 86 miliardi di euro. Una strategia vincente che unisce tradizione e innovazione, rendendo il gruppo sinonimo di eccellenza su scala globale.

Il segreto dietro il successo di Lvmh? Decentralizzazione. Ogni marchio gestisce autonomamente le proprie operazioni, salvaguardando la propria identità. Tuttavia, Lvmh incoraggia sinergie tra i vari brand, soprattutto nei progetti di ricerca e sviluppo, evitando la competizione interna. Questo modello consente al gruppo di muoversi con agilità in un mercato competitivo, mantenendo standard elevati e un’esclusività che gli permette di affrontare qualsiasi sfida.

A livello finanziario, Christian Dior Se, controllata dalla famiglia Arnault, possiede il 46% delle azioni di Lvmh. Questo si combina con una partecipazione di investitori istituzionali stranieri, che detengono il 40% delle quote, e di investitori francesi (9%) e individuali (4%), creando una struttura di controllo solida. Nel 2023, l’utile netto del gruppo ha raggiunto i 14,1 miliardi di euro, confermando la sua leadership nel settore.

Quali sono i marchi principali di Lvmh e quanto fatturano

Lvmh detiene 75 marchi globali che operano nei settori chiave del lusso. Tra i più noti e remunerativi, secondo i dati Forbes e Bloomberg, troviamo:

Moda e pelletteria:

Vini e alcolici:

Orologi e gioielli:

Profumi e cosmetici:

Lvmh si articola in cinque divisioni principali, ognuna delle quali ha un impatto determinante sui risultati del gruppo:

Questa ampia diversificazione permette al gruppo di essere resiliente alle fluttuazioni economiche, mantenendo una posizione dominante nei mercati di lusso globali.

Nel 2019, Lvmh ha annunciato l’acquisizione di Tiffany & Co. per 16 miliardi di dollari, una delle operazioni più rilevanti nel mondo del lusso. Sebbene la pandemia abbia complicato la transazione, con tensioni legali sulla gestione finanziaria di Tiffany, l’accordo si è concluso nel 2020 con uno sconto rispetto al prezzo iniziale. Nel 2022 Tiffany ha visto un fatturato di 4,4 miliardi di dollari.

A settembre 2024, Lvmh ha ulteriormente rafforzato il proprio portafoglio con l’acquisizione di una partecipazione in Moncler, brand simbolo dell’abbigliamento outdoor di lusso Made in Italy. Questo nuovo tassello consolida la leadership del gruppo, che copre ormai ogni aspetto del lifestyle di alta gamma.

La presenza editoriale: non solo lusso

Lvmh non si ferma alla moda e al lusso. Negli ultimi anni, quasi silenziosamente, il gruppo ha espanso il suo raggio d’azione nel settore editoriale, con acquisizioni strategiche di testate prestigiose come Le Parisien e Les Échos. E anche questa sembra essere stata una mossa intelligente. Nel 2023, la divisione editoriale ha registrato 1,82 miliardi di euro di ricavi, a dimostrazione che la visione di Bernard Arnault si spinge ben oltre i confini tradizionali del lusso.

Pur non rappresentando una fetta rilevante del fatturato complessivo del gruppo, il contributo dell’editoria consolida il potere mediatico di Lvmh, rafforzando ulteriormente la sua influenza globale. Con una presenza capillare in diversi settori, Lvmh continua a evolversi, adattandosi alle nuove dinamiche di mercato e ampliando la sua sfera di controllo su scala internazionale.

Cosa non ha (ancora) comprato Lvmh

Lvmh non si accontenta, è sempre alla ricerca di espandere il suo impero nel lusso. Sebbene il gruppo abbia già fatto diverse acquisizioni significative anche nell’ultimo periodo, ci sono ancora alcuni “gioielli inarrivabili” che non è riuscito a portare nel suo portafoglio. E che brama. Uno dei più desiderati ma difficilmente conquistabili è Hermès, la famosa casa di moda francese. Anche in questo caso, la moda è una questione di affari di famiglia: la famiglia Hermès infatti detiene la holding H51, col 51% delle azioni. Nel 2023 ha fatturato 13,4 miliardi di euro. Questo vuol dire che Hermes da solo fattura 1/6 del fatturato annuo di Lvmh.

Nonostante tentativi passati di acquisizione, il marchio ha dichiarato di essere “incompatibile” con Lvmh, con la famiglia Hermès che resiste tenacemente a ogni tentativo di scalata da parte di Arnault. L’ironia è che Arnault, pur essendo già un azionista di Hermès, si trova in una situazione simile a quella del lupo che osserva le pecore dal recinto: vicino, ma ancora fuori portata​. Tra le italiane, le grandi escluse dal portafoglio di Arnault (o che ancora non ha acquisito) sono Prada e Armani.

Oltre Hermès, il settore del lusso sta vedendo altre mosse di consolidamento, e non è escluso che Lvmh possa guardare a ulteriori espansioni, magari nel segmento degli occhiali di lusso o dell’ospitalità, come dimostrato dalle recenti acquisizioni di Pedemonte Group e Barton Perreira​.

Tra i principali obiettivi che potrebbero essere nel mirino del gruppo c’è Cartier, il leggendario marchio di gioielleria. Questa potenziale acquisizione fa parte della strategia di Lvmh per espandere ulteriormente il suo segmento di gioielli, dopo l’acquisto di Tiffany & Co. nel 2021. Tuttavia, la resistenza del gruppo Richemont, che detiene Cartier, rende difficile questo tipo di operazione. Il fondatore di Richemont, Johann Rupert, ha sempre difeso con forza l’indipendenza del suo impero familiare, rendendo improbabile una cessione nel breve termine​.

Lvmh potrebbe non fermarsi qui: voci indicano anche un interesse per il settore della bellezza di lusso, con speculazioni su una possibile acquisizione del marchio Aesop, che potrebbe arricchire ulteriormente il suo portafoglio già fin troppo prestigioso​.

Chi è Bernard Arnault, la mente miliardaria dietro Lvmh

Quando Arnault acquisì il controllo del gruppo 35 anni fa, nel 1989, il valore complessivo era stimato attorno a 3 miliardi di dollari. Da allora, Arnault ha trasformato l’azienda in un impero globale del lusso, portando Lvmh a una valutazione attuale che supera 400 miliardi di dollari. Chiaramente si tratta di un personaggio particolare e fuori dagli schemi.

Con un approccio meticoloso, Bernard Arnault inizia le sue giornate ispezionando fino a 25 negozi personalmente. Nonostante una fortuna stimata in 200 miliardi di dollari, rimane profondamente coinvolto nella gestione quotidiana del gruppo, lavorando spesso oltre 12 ore al giorno. Un impegno che rivela un’ossessione per la perfezione, affiancata da una visione a lungo termine. Per fare un paragone, l’eredità di Arnault vale quanto il Pil annuale di paesi come Portogallo o Grecia.

Il lusso è una questione di famiglia

La corporazione del lusso è ormai, senza troppi giri di parole, un feudo. Infatti, il futuro di Lvmh è saldamente nelle mani della famiglia Arnault, una delle più ricche del mondo. I suoi cinque figli, tutti attivamente coinvolti nella gestione del gruppo, occupano posizioni chiave che assicurano la continuità del colosso. Ecco i loro ruoli attuali:

  1. Delphine Arnault: Ceo di Christian Dior Couture dal 2023
  2. Antoine Arnault: Ceo di Christian Dior SE e responsabile della comunicazione di Lvmh
  3. Alexandre Arnault: Vicepresidente esecutivo di Tiffany & Co. per prodotto e comunicazioni
  4. Frédéric Arnault: Ceo di Tag Heuer dal 2020.
  5. Jean Arnault: Responsabile della divisione orologi di Louis Vuitton.

Arnault ha chiarito che non lascerà il controllo del gruppo prima del 2030 (ovvero a 81 anni), ma la successione è già ben delineata, con i suoi figli pronti a guidare settori strategici e a garantire la continuità familiare ai vertici di Lvmh. Insomma, se nasci Arnault, parti già con un portafoglio di brand miliardari a disposizione. Tra Christian Dior, Louis Vuitton, e Tiffany & Co., la tua “eredità di base” includerebbe alcuni dei marchi più prestigiosi al mondo, con una rete globale di negozi e clienti fedeli. Non è solo questione di accesso a una fortuna, ma anche di essere inserito fin da subito in una macchina perfettamente oliata, pronta a generare profitti stratosferici.

Nel corso del 2024, Bernard Arnault ha subito una flessione nel suo patrimonio, scendendo al quinto posto tra i più ricchi al mondo. Il calo delle azioni di Lvmh, che hanno perso il 20%, ha portato il titolo ai minimi degli ultimi due anni, causando una riduzione del suo patrimonio di 54 miliardi di dollari, ora attestato a “soli” 177 miliardi di dollari.

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963