A distanza di 48 ore dal terribile omicidio che ha sconvolto gli Stati Uniti, e non solo, è stato catturato il presunto assassino. L’annuncio è stato dato in diretta tv dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Poco dopo è stato reso noto il nome del giovane che si nascondeva dietro un paio di occhiali: è Tyler Robinson, che ha confessato alle autorità di aver sparato il colpo risultato fatale per il 31enne Charlie Kirk.
Difficile dire quali saranno le conseguenze di questo omicidio; dopo quello compiuto dallo studente Luigi Mangione al CEO di UnitedHealthcare Brian Thompson, la morte di Kirk potrebbe rappresentare un momento spartiacque nella storia americana, anche se resta da capire in che direzione.
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I proiettili con le incisioni
Nell’inchiesta sull’uccisione di Charlie Kirk, le autorità statunitensi hanno confermato che tra i proiettili del fucile usato dall’attentatore ve n’era uno con incisa la scritta “Bella ciao, bella ciao ciao ciao”, e un altro con la frase “Hey fascist”. Un terzo bossolo inesploso riportava la scritta: “Se leggi questo, sei gay, LMAO (“Laughing My Ass Off”, traducibile con l’espressione “ridere a crepapelle”), siamo in debito”. Gli investigatori hanno ritrovato l’arma del delitto avvolta in un asciugamano scuro: è un fucile a otturatore, con un supporto per ottica montato sulla parte superiore.
Quello di Bella ciao è un dettaglio che lega il caso a un immaginario politico ben preciso e che riporta al centro dell’attenzione la canzone, uno degli inni più conosciuti del Novecento italiano e che recentemente è spopolato anche in tutto il mondo grazie a media pop.
Bella Ciao, la vera storia dell’inno globale della resistenza
Contrariamente alla percezione comune, la canzone non venne mai cantata dai partigiani durante la Resistenza italiana (1943-1945). Le sue radici affondano in un altro capitolo della lotta popolare: quella delle mondine, lavoratrici delle risaie emiliane e lombarde, che intonavano canti di protesta per alleviare la fatica nei campi.
La trasformazione in inno della Resistenza avvenne solo nel Dopoguerra. La versione che conosciamo oggi fu presentata per la prima volta nel 1947 al Festival mondiale della gioventù democratica di Praga. Da lì, iniziò a diffondersi a livello internazionale nei circoli della sinistra e del folklore politico, pubblicata ufficialmente solo nel 1953 dalla rivista reatina La Lapa.
La consacrazione definitiva arrivò negli anni Sessanta e Settanta, quando Bella Ciao divenne la colonna sonora delle proteste studentesche e delle battaglie sindacali, trasformandosi in un inno antifascista universale.
La rinascita con “La casa di carta”
Una nuova, decisiva spinta alla popolarità planetaria è arrivata nel 2017 grazie alla serie tv spagnola La casa di carta. Utilizzata in alcune scene cruciali e simboliche, la canzone è diventata un tormentone planetario, trovando una vita nuova sulle piattaforme digitali e sui social network.
Grazie alla serie, Bella Ciao ha conquistato le giovani generazioni di tutto il mondo, che spesso ne hanno scoperto il significato storico proprio attraverso lo schermo. Questo ha generato un fenomeno senza precedenti: dal folk al rap, dalle versioni orchestrali a quelle elettroniche, il brano è stato declinato in ogni genere musicale, diventando un vero e proprio meme culturale. Tradotta in decine di lingue, Bella Ciao ha ormai superato il suo significato storico originale per diventare un patrimonio corale globale, un potente simbolo universale di resistenza e libertà adattabile a ogni nuova lotta.