Amazon punta sui robot, 500mila posti di lavoro a rischio entro il 2033

Amazon vuole automatizzare il 75% delle operazioni entro il 2033, riducendo le nuove assunzioni e cambiando per sempre il mercato del lavoro

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Amazon è il secondo datore di lavoro degli Stati Uniti, ma presto le cose potrebbero cambiare. Fonti che hanno visionato documenti strategici interni di Amazon hanno riportato che l’azienda sta per affrontare un grande cambiamento: sostituire mezzo milione di posti di lavoro con robot.

Già dallo scorso anno i dirigenti di Amazon avevano dichiarato di voler investire sull’automazione robotica per evitare nuove assunzioni negli Stati Uniti. Nonostante si preveda la vendita del doppio dei prodotti entro il 2033, con la previsione di oltre 600.000 persone da assumere, Amazon ha deciso di puntare su pochissimi esseri umani per la gestione dei robot. Nei documenti non si parla di automazione o intelligenza artificiale, ma di “tecnologia avanzata” e di cobot, ovvero robot con la collaborazione di esseri umani.

A rischio mezzo milione di posti di lavoro

È il New York Times a riportare la notizia di una strategia di Amazon per l’eliminazione di nuove assunzioni in futuro. L’obiettivo, secondo quanto visionato all’interno dei documenti strategici, è quello di sostituire oltre mezzo milione di posti di lavoro con robot.

Per un’azienda come Amazon si tratta di una scelta che cambierà inevitabilmente il mondo del lavoro americano. A oggi, infatti, l’azienda di Jeff Bezos è il secondo datore di lavoro del Paese. Attualmente alle sue dipendenze ci sono 1,2 milioni di lavoratori.

Lo scorso anno però, con nuove stime alla mano che prevedevano la necessità di assunzioni per oltre 600.000 persone entro il 2033, i dirigenti di Amazon hanno iniziato a pensare a un’alternativa. Per risparmiare circa 0,30 euro su ogni articolo che Amazon preleva, imballa e consegna ai clienti, si prevede l’automazione del lavoro.

Verso l’automazione del 75% del lavoro

L’azienda vuole continuare a evitare di assumere nuova forza lavoro negli Stati Uniti e, per farlo, ha impiegato un team di robotica per studiare come raggiungere l’obiettivo di automatizzare il 75% delle sue operazioni. Nei documenti non si parla in maniera esplicita di “automazione” o uso di intelligenza artificiale.

Al contrario, sono preferiti termini come “tecnologia avanzata” o cobot al posto di robot. Il termine sta a indicare la necessaria collaborazione tra robot ed esseri umani.

Secondo l’analisi del New York Times, Amazon è così convinta che questo sia il futuro dietro l’angolo, che avrebbe iniziato a sviluppare piani per mitigare le ricadute sulle comunità che perderanno posti di lavoro.

La risposta di Amazon

L’immagine che ne emerge non è quella di un’azienda che si rivolge ai cittadini, e anzi rischia di rovinare la propria immagine e anche quella degli Stati Uniti. Per questo Amazon ha immediatamente dichiarato che quanto visionato dal New York Times erano solo documenti incompleti e che non rappresentavano la strategia di assunzione complessiva dell’azienda.

Il portavoce di Amazon ha affermato che quei documenti erano l’analisi di un gruppo interno all’azienda, mentre al contrario Amazon ha la volontà di assumere fino a 250.000 persone solo per le prossime festività natalizie. Quanti di questi ruoli sono permanenti? L’azienda non lo specifica.

Sull’uso dei termini, Amazon risponde che è una scelta di registro imposta ai dirigenti e che il coinvolgimento della comunità non è correlato in nessun modo a un qualche futuro piano di automazione.

A queste risposte, il Times ricorda che già lo scorso anno erano stati visionati documenti che mostravano come diverse aree dell’azienda avessero come progetto quello dell’automazione, con tanto di assunzione di oltre 3.000 tra dipendenti e ingegneri per sviluppare le attività di robotica e automazione dell’azienda. Uno stesso dipendente di Amazon, responsabile delle operazioni globali, dichiarò che l’azienda ha una lunga storia di obiettivi di risparmio derivati dall’automazione. Un esempio sono i punti di consegna nelle aree rurali, facendo venir meno la necessità di corrieri.

Amazon è già robotizzata

La realtà è che Amazon ha già un gruppo di robot che lavora al posto di esseri umani, ma si tratta di esperimenti che non sono stati ancora strutturali. Nel 2024, per esempio, è stato aperto un magazzino a Shreveport, in Louisiana, dove, una volta che l’articolo finisce nel pacco, passa tutto in “mano” ai robot.

Questo è stato definito “il magazzino più avanzato di Amazon”, dove sono impiegati migliaia di robot che hanno sostituito un quarto dei lavoratori. Sono già previsti nuovi robot, così da raggiungere un 50-50 tra lavoratori e robot. Il team di robotica in Louisiana ha fatto sapere che, con questo traguardo, sono fiduciosi di riuscire ad appiattire la curva di assunzioni nei prossimi 10 anni.

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Amazon inoltre ha già previsto di copiare questo esperimento in circa 40 strutture entro la fine del 2027, e quindi il processo di automatizzazione è già in corso. Piani simili sono previsti a Virginia Beach, dove si passerà da 4.000 dipendenti a circa 2.800, e in una vecchia struttura di Atlanta, dove dopo la ristrutturazione sono stati confermati molti meno dipendenti.

Il rischio del modello Amazon

L’aspetto che fa tremare il mondo del lavoro è che Amazon è una delle aziende più grandi del globo e il suo modello, anche solo ipotetico, potrebbe influenzare altre grandi aziende, da Walmart a UPS secondo il Times. Tanto nel 2018-2019 Amazon è diventata modello per l’assunzione di dipendenti, tanto ora potrebbe diventare il leader dell’automazione.

Secondo Daron Acemoglu, professore del Massachusetts Institute of Technology e premio Nobel per l’economia 2024:

Nessun altro ha lo stesso incentivo di Amazon a trovare il modo di automatizzare il lavoro. Una volta capito come farlo in modo redditizio, il sistema si estenderà anche ad altri.

Il professore mette in guardia sul fatto che, se questi piani andranno a buon fine, uno dei maggiori datori di lavoro degli Stati Uniti diventerà invece uno dei maggiori distruttori del mercato del lavoro.

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