Stretta dell’Unione Europea per un’adeguata efficienza energetica delle abitazioni al fine di abbattere consumi e inquinamento. Per rispettare la direttiva green di Bruxelles nell’edilizia, proposta nel 2021 e a oggi ancora in fase di definizione, milioni di italiani nei prossimi anni saranno obbligati a ristrutturare casa. Si stima che il mattone sia tra i principali responsabili delle emissioni a effetto serra in Europa. Da qui l’esigenza di un ammodernamento degli immobili in chiave ecosostenibile. Il rinnovo dell’edilizia europea sarà portato avanti in diverse tappe.
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Le indiscrezioni sulle nuove regole Ue
Il via libera alle nuove norme comunitarie dovrebbe arrivare tra la fine di gennaio e il mese di marzo, ma resta da capire quali saranno i termini di tempo per potersi adeguare. Da quanto si evince dalla bozza di scaletta comunitaria, almeno il 15% del patrimonio edilizio dovrà essere portato da una classe G a una classe F entro il 2027 per gli immobili non residenziali ed entro il 2030 per quelli residenziali. Lo stesso procedimento sarà poi applicato nella soglia successiva, che dovrebbe prevedere un ulteriore ammodernamento del 25% degli edifici con classe energetica bassa entro il 2034.
Le modalità dovranno essere stabilite dai singoli Stati a seconda delle esigenze dei territori, con l’obiettivo di arrivare a zero emissioni entro il 2050. Le fasi per raggiungere il traguardo potranno essere modulate quindi singolarmente, nel rispetto dei provvedimenti minimi stabiliti dalle nuove norme UE. Per quanto riguarda gli edifici pubblici di nuova costruzione, a partire dal 2028 sarà obbligatoria una pianificazione a emissioni zero. Per gli edifici privati l’obbligo scatterà invece nel 2030.
Le esenzioni all’obbligo di ristrutturazione
Non tutti gli immobili dovranno comunque essere ristrutturati. Secondo quanto si evince dalla bozza, almeno inizialmente resteranno fuori dagli obblighi tutti gli edifici di culto, quelli storici sottoposti ufficialmente a vincoli e altre tipologie di fabbricati, come le case abitate al massimo quattro mesi all’anno e le abitazioni indipendenti che non superano i 50 metri quadrati.
Le criticità in Italia per la svolta edilizia green
Secondo la direttiva europea la classe energetica minima per gli immobili residenziali e non dovrà essere la E. Il problema in Italia è che milioni di edifici, in particolare quelli costruiti prima degli anni Settanta, sono di classe F o G. Si tratterebbe di circa il 60% degli immobili complessivi.
Nel giro di pochi anni si dovrebbe quindi cercare di ristrutturare un’enorme quantità di costruzioni, con il grattacapo dei costi per i cittadini, delle numerose domande per le imprese e delle sovvenzioni a carico dello Stato. Proprio gli incentivi pubblici sarebbero un’incognita, considerando i migliaia di euro necessari per i singoli lavori di ammodernamento nelle abitazioni.
Insomma, un percorso verso l’efficienza energetica non certo in discesa, soprattutto viste le difficoltà emerse negli ultimi mesi con il Superbonus 110%, che ha mandato in tilt la filiera edilizia gonfiando i prezzi, creando liste d’attesa lunghissime e congelando cantieri per la mancanza del credito. Pur non essendo previste al momento sanzioni, chi non effettuerà i lavori richiesti per cambiare classe energetica vedrà con molta probabilità precipitare il valore della propria casa.