Cos’è in definitiva il segreto bancario

Tutelare i propri dati finanziari è possibile? Ecco cosa c’è da sapere sul segreto bancario

Pubblicato: 4 Novembre 2018 11:44Aggiornato: 17 marzo 2022 08:28

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Quando si parla di “segreti” si entra in un’area prettamente personale e delicata. Al di là di quelli che si possono scambiare due persone unite da un rapporto intimo, esistono anche quelli che devono essere tutelati da professionisti. Avvocati, medici e psicologi ad esempio, sono delle figure che – per il lavoro che svolgono – sono tenuti a mantenere il segreto professionale per dovere deontologico o anche giuridico. Di conseguenza, non possono divulgare informazioni o notizie private dei propri pazienti/assistiti.

Cos’è il segreto bancario

Lo stesso discorso potrebbe essere fatto anche in tema di trasparenza fiscale e finanziaria quando si parla di “segreto bancario”, ovvero un segreto professionale che dovrebbe tutelare i dati riservati dei cittadini, vietando a chi lavora negli istituti bancari, di fornire a terzi informazioni sui conti correnti dei clienti.

Ci sono Paesi in cui vige il segreto bancario assoluto. Il “Tax Justice Network” – un’organizzazione che si occupa di controllare l’attività fiscale nei paradisi bancari – elabora ogni anno una classifica – il “Financial Secrecy Index” – con i Paesi intesi come paradisi fiscali secondo “l’indice di opacità”.

Ai primi posti, tra i Paesi con il maggiore indice di segretezza bancaria, ci sono la Repubblica di Vanuatu, Antigua & Barbuda, le Bahamas. La Svizzera, da sempre considerata come una delle nazioni per eccellenza sul fronte del segreto bancario, sta subendo un progressivo indebolimento. Il Dipartimento Federale delle Finanze Elvetico definisce il segreto bancario come “protezione dell’ambito privato dei clienti degli istituti bancari da interventi non giustificati da parte dello Stato”.

Con la crisi finanziaria del 2008, molti Stati si sono trovati nella condizione di dover recuperare i capitali che alcuni dei loro cittadini avevano nascosto su conti cifrati in altre valute. Un processo questo, che si è basato su 2 accordi:

La Svizzera rientra tra i Paesi che hanno aderito al CRS, ovvero un sistema di scambio automatico di informazioni finanziarie e fiscali. A partire dal 2017 infatti, gli istituti bancari svizzeri hanno iniziato a raccogliere i dati dei clienti stranieri che avevano capitali depositati in banche site nei vari cantoni elvetici. E dal 2018, queste informazioni vengono trasmesse al Fisco svizzero che le inoltra, su richiesta diretta, alle autorità del Fisco dei paesi stranieri. Nonostante ciò, la Svizzera resta ancora un posto sicuro per chi desidera un po’ di privacy dal punto di vista bancario. Il Parlamento è riuscito infatti a ottenere una condizione favorevole per i clienti grazie al quale tutte le banche elvetiche, potranno comunicare ai clienti con residenza all’estero, la richiesta riguardante i loro dati e quali di questi trasmettere al Fisco del Paese di appartenenza.

Cosa accade in Italia

Nel Bel Paese, la legge non disciplina in maniera specifica il segreto bancario. Esiste una normativa della Costituzione – artt. 13,14,15) che tutela la libertà della persona, l’inviolabilità del domicilio e la segretezza della corrispondenza. Tuttavia, l’autorità giudiziaria se opera sulla repressione di un reato, può ottenere le informazioni di cui necessita dalle banche, sequestrando i documenti che possono essere pertinenti al reato – secondo l’articolo 25 del Codice di Procedura Penale. In virtù di questo, il segreto bancario in Italia non sussiste nei confronti dell’autorità giudiziaria.

In Italia, dal 2014, è operativo l’accordo intergovernativo FACTA. In questo caso, le banche di Paesi fuori dall’USA, devono identificare coloro che hanno conti nel proprio stato da cittadini e residenti negli States e trasmettere i dati all’Irs, ovvero l’Autorità Fiscale USA. Sempre secondo questo accordo, anche gli USA devono fare lo stesso e quindi si impegnano a comunicare le informazioni relative ai conti detenuti in banche sul suolo americano di cittadini stranieri.

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