Ogni oggetto acquistato ha una storia che inizia molto prima dell’arrivo sugli scaffali e prosegue ben oltre l’uso che ne facciamo. Ciò che spesso ignoriamo è che questa storia comporta estrazione di risorse, produzione di rifiuti ed enormi emissioni di gas serra. In un mondo già sotto pressione per l’emergenza climatica ed ecologica, il consumo eccessivo non è più solo un’abitudine, ma una vera e propria minaccia globale. E nessun evento incarna meglio il sovra-consumo del Black Friday, che ogni anno vede milioni di persone inseguire sconti a scapito del pianeta.
Questo evento commerciale, che dovrebbe offrire solo occasioni di risparmio, si trasforma spesso in un circolo vizioso di acquisti impulsivi, spinti dalla frenesia di accumulare beni di cui non si ha realmente bisogno. L’impatto ambientale è devastante: dall’uso massiccio di energia per produrre beni, alla generazione di tonnellate di rifiuti che finiscono nelle discariche o negli oceani, il Black Friday è un esempio lampante di come il consumismo stia esaurendo le risorse naturali a un ritmo insostenibile.
Tuttavia, secondo il Wwf, esiste un modo per approfittare delle offerte senza contribuire a questo disastro ecologico. Acquistare in modo consapevole significa scegliere prodotti realizzati in modo sostenibile, preferire beni duraturi e privilegiare aziende che adottano pratiche rispettose dell’ambiente. Optare per la riparazione invece della sostituzione e puntare su prodotti seconda mano sono ulteriori scelte che possono ridurre significativamente l’impatto ambientale.
Il Black Friday, quindi, non deve necessariamente essere un simbolo di spreco. Può diventare un’opportunità per ripensare il nostro rapporto con il consumo, promuovendo un modello basato sulla moderazione e sulla sostenibilità. La vera sfida è trasformare la cultura dell’acquisto in un atto di responsabilità verso il pianeta e verso le generazioni future.
Indice
Consumismo e crisi climatica, l’impatto ambientale del Black Friday
Nato negli Stati Uniti, il Black Friday ha rapidamente conquistato il mondo, trasformandosi in un evento globale che muove miliardi di euro in acquisti. In Italia, circa il 70% della popolazione prevede di fare almeno un acquisto durante questa settimana di sconti, concentrandosi su elettronica, abbigliamento, scarpe e cosmetici. La maggior parte degli acquisti avviene su piattaforme online, un trend in continua crescita che ha però un impatto ambientale significativo.
Se da un lato i prezzi scontati attirano i consumatori, dall’altro le conseguenze ecologiche di questa corsa al consumo sono allarmanti. Durante la settimana del Black Friday, il trasporto delle merci su gomma in tutta Europa emette nell’atmosfera oltre 1 milione di tonnellate di CO2, un aumento del 94% rispetto a una settimana normale. Questo dato impressionante non include nemmeno le emissioni generate dalle consegne degli acquisti online, che in Italia costituiscono una parte rilevante delle transazioni. Si stima che solo in Italia vengano rilasciate circa 500.000 tonnellate di CO2eq durante questa settimana.
La misura della CO2 equivalente (CO2eq) è cruciale per comprendere l’effettivo impatto ambientale. Essa permette di confrontare l’effetto sul riscaldamento globale di diversi gas serra, traducendoli in un’unica unità basata sul loro potenziale di riscaldamento globale (Gwp, Global Warming Potential). In altre parole, mostra quanta CO2 sarebbe necessaria per produrre lo stesso impatto climatico di un’altra sostanza inquinante, offrendo così una visione complessiva dell’emergenza climatica in corso.
L’aumento delle emissioni legato al Black Friday evidenzia come il consumo sfrenato sia insostenibile non solo per le risorse del pianeta, ma anche per l’equilibrio climatico. Il Wwf e altre associazioni ambientaliste lanciano un appello: è necessario riconsiderare le modalità di acquisto, scegliendo alternative più sostenibili, come la riduzione degli acquisti superflui, il ricorso a prodotti durevoli e la preferenza per la filiera corta. Solo così sarà possibile trasformare un evento simbolo del consumismo in un’occasione per agire in modo più responsabile verso l’ambiente.
Il costo ambientale degli smartphone e dei rifiuti elettronici
Un singolo smartphone può emettere oltre 70 kg di CO2, di cui l’80% nella fase di produzione. Ma l’impatto non si limita solo alle emissioni: ogni dispositivo contiene una miniera di risorse rare e preziose, come rame, oro, platino, terre rare e germanio. Nonostante la piccola quantità di metalli in ogni smartphone, la domanda globale e la presenza di circa 3 miliardi di smartphone fanno aumentare considerevolmente il consumo di queste risorse.
La distribuzione disuguale di questi metalli tra i vari continenti e l’estrazione ad alta intensità danneggia l’ambiente, provocando devastazione territoriale, inquinamento idrico, e erosione del suolo. Questo scenario porta a una riflessione fondamentale: le future miniere non sono solo nei paesi ricchi di risorse, ma anche nei rifiuti elettronici.
Ogni anno, in Italia, si producono circa 1,1 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, di cui solo una parte viene correttamente raccolta. Il recupero di materiali da questi rifiuti, come rame, ferro, silicio e terre rare, potrebbe ridurre il bisogno di estrazione da risorse vergini, contribuendo a limitare l’inquinamento e a preservare le risorse naturali del Pianeta.
Il lato oscuro della moda nel Black Friday
Il Black Friday non è solo un’opportunità per acquistare a prezzi scontati, ma rappresenta anche un aumento del consumo di moda, un settore che sta vivendo una crescita esponenziale. Negli ultimi 15 anni, il tempo di utilizzo dei vestiti si è ridotto del 36%, trasformandoli in articoli usa e getta. In Italia, ogni abitante acquista in media 23 kg di abbigliamento, calzature e tessuti ogni anno, ma la raccolta dei rifiuti tessili si ferma a soli 2,7 kg pro-capite, generando circa 160.000 tonnellate di rifiuti tessili.
A livello globale, meno dell’1% dei rifiuti tessili viene riciclato per produrre nuovi capi. La maggior parte viene esportata in discariche di Asia, Africa e Sud America. L’industria tessile è una delle più impattanti per l’ambiente e contribuisce significativamente al cambiamento climatico, essendo la seconda per inquinamento delle acque a livello mondiale. La produzione di una semplice T-shirt di cotone richiede circa 2.700 litri d’acqua, l’equivalente della quantità che una persona beve in due anni e mezzo.
I tessuti sintetici sono anche tra le principali fonti di microplastiche, che finiscono nei corsi d’acqua e, successivamente, nel corpo umano. Si stima che ogni anno vengano rilasciati circa 13.000 tonnellate di microfibre tessili nell’ambiente, con potenziali danni alla salute umana, incluse malattie come cardiopatie, ictus e Alzheimer.
I costi ambientali dei resi durante il Black Friday
La frenesia degli acquisti durante eventi come il Black Friday porta con sé un impatto imprevisto: i resi. Quando gli acquisti avvengono in negozi fisici, i resi rappresentano meno del 10% dei prodotti venduti, ma lo shopping online aumenta questo numero fino a 4 volte. I resi hanno un impatto ambientale significativo, con emissioni che possono essere fino al 30% superiori rispetto alla consegna iniziale, a causa della logistica ad alta intensità energetica. Inoltre, più del 25% dei resi viene buttato via dai rivenditori, contribuendo ulteriormente alla produzione di rifiuti.
Il consumismo eccessivo si scontra con i limiti della capacità del nostro pianeta di sostenere la vita. Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del Wwf Italia, invita i consumatori a riflettere oltre gli sconti e adottare un consumo più sostenibile e responsabile. Gli acquisti, specialmente nei settori con alta intensità di risorse come elettronica e moda, hanno un elevato impatto ambientale. Il Black Friday può diventare un’opportunità per ripensare le abitudini di consumo, scegliendo acquisti consapevoli e supportando marchi impegnati nella sostenibilità.