La Groenlandia si candida a diventare la centrale energetica verde d’Europa e un partner strategico per l’approvvigionamento di minerali critici. Lo ha annunciato con forza a Strasburgo il primo ministro groenlandese, Jens-Frederik Nielsen, intervenendo in plenaria al Parlamento Europeo. Grazie alle abbondanti risorse idriche, tra ghiacciai e fiumi, l’isola si propone come “luogo ideale per progetti idroelettrici su larga scala”.
Energia elettrica e minerali critici, perché la Groenlandia è così importante
L’obiettivo, ha spiegato il premier, è ambizioso: diventare “leader mondiali nell’esportazione di energia verde”, generando nuove fonti di reddito per la Groenlandia e contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico. Nielsen ha poi aggiunto che i lavori sono già iniziati:
Stiamo cercando attivamente investitori per questi progetti, che saranno che saranno messi a gara il prossimo anno. La Groenlandia ha il potenziale per diventare un partner fondamentale dell’Ue nel settore delle energie rinnovabili
Ma il cuore dell’appello di Nielsen ha riguardato un altro tema cruciale per la doppia transizione, verde e digitale, dell’Europa: i minerali critici. La Groenlandia, ha ricordato, possiede 24 dei 34 minerali definiti critici dall’Ue, essenziali per tecnologie come batterie per veicoli elettrici e turbine eoliche. Tuttavia, lo sviluppo di questo settore minerario emergente, destinato a diventare un “attore fondamentale” nelle catene di approvvigionamento globali, si scontra con sfide significative. Si tratta infatti di un’attività ad alta intensità di capitale e ad alto rischio. Per questo Nielsen ha chiesto all’Ue di “agire più rapidamente”.
Un segnale positivo è stato colto dal premier nella proposta per il prossimo bilancio Ue, dove sono previsti 530 milioni di euro per la cooperazione con la Groenlandia. Un passo “incoraggiante”, ma che deve essere solo l’inizio di una corsa contro il tempo.
Il piano (fallito) di Trump
Nel corso dell’ultimo anno, la Groenlandia è diventata il fulcro di una crescente disputa geopolitica alimentata dall’iniziativa di Trump di far diventare il territorio autonomo danese il 51° Stato americano, con l’obiettivo di espandere le operazioni di sorveglianza e aumentare gli investimenti americani nel territorio. In più occasioni, Trump ha anche minacciato di ricorrere alla forza militare per raggiungere i propri obiettivi in questo territorio artico strategicamente posizionato, geograficamente più vicino alla costa orientale degli Stati Uniti che alla Danimarca.
Se prima in tanti si chiedevano i motivi di questo grande interesse di Trump per la Groenlandia, con il discorso di Nielsen i dubbi si sono dissipati: il territorio autonomo danese è infatti ricco di minerali critici e con un potenziale idroelettrico enorme, che fa molto gola agli Stati Uniti. Groenlandia e Danimarca hanno più volte respinto ogni minaccia di Trump per annettere il territorio, anche se Nielsen non intende chiudere la porta agli Usa.
Alla domanda se intenda recarsi anche a Washington, il primo ministro groenlandese ha mantenuto un tono diplomatico: “Un partenariato più forte e migliore con l’UE non chiude le porte ad altre relazioni o collaborazioni con altri Paesi”.
Perché l’Europa deve interessarsi alla Groenlandia
Il caso groenlandese è quindi un banco di prova cruciale che delinea la futura rilevanza geopolitica dell’Europa. La dipendenza dell’Ue dalle importazioni di minerali critici è un grosso punto debole e avere un partner “in casa” potrebbe essere l’occasione per sollevarsi come potenza globale
L’Ue deve quindi guardare dentro il proprio vicinato artico, trasformando la dipendenza in sovranità condivisa attraverso partnership intelligenti. L’alternativa, come l’interesse americano per la Groenlandia dimostra, è subire le mosse di altri attori, rinunciando a pezzi fondamentali del proprio futuro industriale e energetico.