Elettrodomestici, più riparazioni che sostituzioni: come cambia il consumo in Italia

Come sta cambiando il consumo in Italia: gli elettrodomestici si riparano più che sostituire. Dalla direttiva UE alle abitudini delle famiglie

Pubblicato:

Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

Il settore delle riparazioni di elettrodomestici in Italia sta vivendo una fase di rinnovata vitalità. Non si tratta più di una tendenza marginale, ma di un comportamento che riflette scelte più consapevoli da parte delle famiglie. Secondo l’analisi di Pgcasa.it, piattaforma leader per preventivi e notizie del mondo dei servizi per la casa, la richiesta di interventi di riparazione è cresciuta del 3% a livello nazionale. In alcune regioni, come l’Abruzzo, l’aumento è stato ancora più evidente, con un +73%. Anche nelle province emergono segnali chiari di questa trasformazione: Napoli registra un +20%, Bologna un +14%. Questi numeri raccontano un cambiamento nelle abitudini di consumo, legato non solo al risparmio economico ma anche a una crescente attenzione alla sostenibilità sia da parte dei consumatori che da parte dell’Unione Europea.

Le 3R come scelta economica

Tutto si basa su un concetto semplice ma indispensabile. Ridurre, riutilizzare e riciclare che vengono racchiuse nelle cosiddette 3R  e che trovano applicazione diretta anche nel settore degli elettrodomestici:

La riparazione si sta affermando anche come risposta pratica alle esigenze di bilancio delle famiglie. La sostituzione di un elettrodomestico comporta spesso una spesa rilevante, non sempre sostenibile. Rivolgersi a un tecnico qualificato per risolvere un guasto permette di prolungare la vita dell’apparecchio e ottimizzare l’investimento fatto al momento dell’acquisto. Questo approccio risponde a un’esigenza concreta di contenimento delle spese, senza rinunciare alla funzionalità degli strumenti che semplificano la vita quotidiana.

La spinta della normativa europea

La nuova direttiva europea sul “diritto alla riparazione” (Right to Repair) rappresenta un passo decisivo nel favorire questa tendenza. Il Parlamento europeo ha approvato norme che obbligano i produttori a offrire la possibilità di riparare i beni, anche dopo la scadenza della garanzia legale. Ciò significa che smartphone, lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi e altri dispositivi dovranno essere concepiti per essere riparabili, con ricambi disponibili e procedure accessibili. L’obiettivo è duplice: ridurre i rifiuti e favorire un’economia circolare, in cui il valore dei prodotti venga mantenuto il più a lungo possibile. La Direttiva favorisce il prolungamento della vita dei prodotti attraverso la riparazione. Questi i punti principali della Direttiva:

I consumatori possono:

Entro il 31 luglio 2026 gli Stati membri devono adottare le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente Direttiva.

Tra le novità introdotte dalla direttiva figura anche la creazione di una piattaforma digitale europea che fungerà da punto di riferimento per i consumatori. Attraverso questo strumento sarà possibile individuare facilmente i centri di riparazione disponibili, i tempi e i costi stimati per l’intervento, la disponibilità di dispositivi sostitutivi temporanei e le condizioni di servizio. In questo modo si punta a rendere più semplice e trasparente la scelta della riparazione, riducendo le incertezze che spesso scoraggiano i consumatori.

Effetti sul mercato e sull’occupazione

La spinta verso la riparazione ha ricadute positive anche sul tessuto economico. Cresce la domanda di tecnici specializzati, artigiani e piccoli laboratori locali in grado di offrire servizi di qualità. Secondo le stime, l’applicazione della direttiva europea potrebbe generare benefici economici per i consumatori pari a circa 176 miliardi di euro nei prossimi 15 anni, oltre a un aumento significativo dell’occupazione. Anche dal punto di vista ambientale i vantaggi sono notevoli, con una riduzione stimata di 18 milioni di tonnellate di CO2.

Inoltre la crescita delle riparazioni non riguarda solo la dimensione economica o normativa, ma riflette anche un cambiamento culturale. Le famiglie italiane stanno mostrando una maggiore sensibilità verso l’ambiente e un atteggiamento più responsabile nei consumi. Optare per la riparazione significa ridurre i rifiuti elettronici, contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra e risparmiare risorse naturali che altrimenti verrebbero impiegate nella produzione di nuovi dispositivi.

Verso una casa più sostenibile

Gli elettrodomestici sono una parte fondamentale della vita quotidiana e la loro gestione responsabile contribuisce a un modello abitativo più sostenibile. La scelta di ridurre gli acquisti superflui, riutilizzare ciò che è ancora valido e riciclare in modo corretto i prodotti a fine vita si inserisce in un quadro più ampio di consapevolezza ambientale. La direttiva europea sul diritto alla riparazione, insieme alla crescente disponibilità di servizi locali, fornisce gli strumenti per rendere queste pratiche sempre più diffuse ed efficaci.

L’evoluzione in corso mostra come la riparazione degli elettrodomestici non sia più una soluzione di ripiego, ma un approccio strategico che unisce sostenibilità, risparmio e responsabilità sociale. Le famiglie italiane stanno ridefinendo le proprie abitudini di consumo e il mercato si sta adeguando, con nuove opportunità per professionisti e imprese locali. L’obiettivo è identificare la casa del futuro non solo più tecnologica ed efficiente, ma anche più attenta a ridurre gli sprechi e a valorizzare le risorse disponibili.

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