Come vengono tassate le mance in Italia? Quando costituiscono reddito e devono essere dichiarate all’interno del Modello 730? Nel momento in cui si svolgono alcuni lavori a contatto con il pubblico, come possono essere quelli effettuati dai camerieri o dai rider che consegnano il cibo a domicilio, può capitare che i clienti lascino delle mance. Possono essere alte o basse: non importa. Come devono essere gestite, ai fini fiscali, questi importi?
Le mance sono delle erogazioni liberali, il ché farebbe supporre che non è necessario dichiarare nulla al fisco. La Corte di Cassazione, però, è di tutt’altro avviso. I giudici, riferendosi ad un caso di evasione fiscale di un lavoratore, che proprio grazie alle mance era riuscito ad accumulare degli importi abbastanza elevati, hanno dato un’interpretazione diversa.
Le mance sono un argomento molto dibattuto: una recente stima ritiene che l’evasione fiscale innescata dalle mance sia pari ad almeno 9 miliardi di euro ogni anno. Ma ovviamente, su questi importi, non ci sono dei dati scientifici.
Indice
Mance, quando diventano reddito
Sono due i settori nei quali i lavoratori hanno la possibilità di ricevere le mance: nella ristorazione e nelle consegne a domicilio. Nella maggior parte dei casi, gli importi che vengono ricevuti sono molto piccoli. Ma anche quando siamo davanti a pochi euro per volta, queste somme, a fine mese, entrano a far parte in tutto e per tutto nello stipendio mensile del lavoratore.
La normativa italiana prevede che vengano tassate tutte le somme che possono essere considerate come un reddito. Stiamo parlando di tutti gli importi che, per un motivo o per l’altro, possono costituire un’entrata economica per il diretto interessato. Ovviamente ad essere oggetto di tassazione non sono solo gli stipendi, ma anche tutte le altre forme di guadagno economico, come possono essere:
- le rendite finanziarie, anche quelle provenienti dalle criptovalute;
- i redditi da impresa;
- i redditi da lavoro autonomi;
- i guadagni che derivano dai canoni di locazione di un immobile;
- eventuali altri tipi di reddito.
Come i nostri lettori avranno ben capito, qualsiasi forma di guadagno, che rientra nell’elenco che abbiamo appena effettuato, è tassabile. E per le mance, invece, come funziona? Queste sono un reddito che deriva da un lavoro dipendente: questo ci può far presupporre che debbano essere sottoposte ad una normale tassazione. A confermare questa linea di principio ci ha pensato anche la Corte di Cassazione.
Qualche dubbio interpretativo, comunque, ci arriva dall’Agenzia delle Entrate, che attraverso la circolare n.3/2008 aveva provveduto a chiarire – all’interno di un ambito ben preciso relativo all’applicazione dell’imposta sulle donazioni – che eventuali donazioni di modico valore non sono soggette ad alcuna tassazione. Che cosa si intende per donazioni di modico valore? Vengono definite così quelle che non arricchiscono il beneficiario e non impoveriscono il donante. Stiamo parlando di quelle donazioni che non smuovono i patrimoni.
La Corte di Cassazione: le mance vanno tassate
Ad avere un orientamento diverso rispetto a quello dell’Agenzia delle Entrate è la Corte di Cassazione, secondo la quale le mance devono essere tassate, perché devono essere considerate con reddito da lavoro dipendente. Questa presa di posizione dei giudici va a richiamare direttamente l’articolo 51 del TUIR – il Testo Unico delle Imposte sui Redditi – che ha come oggetto la determinazione del reddito da lavoro dipendente. Il primo comma prevede espressamente che “il reddito di lavoro dipendente è costituito da tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro”.
Con l’ordinanza n. 26510 del 30 settembre 2021, la Corte di Cassazione ha analizzato un caso specifico: un contribuente che, lavorando nel campo della ristorazione, era riuscito ad accumulare una somma cospicua di mance, non dichiarandole allo Stato. In questo caso, comunque, siamo davanti ad un caso limite: il contribuente aveva accumulato qualcosa come 83.600 euro di mance, delle quali il fisco non sapeva niente.
Nel caso preso in esame, la Corte di Cassazione si è basata proprio sull’articolo 51 del TUIR che abbiamo citato, secondo il quale anche le erogazioni liberali costituiscono un reddito per il lavoratore dipendente. In altre parole la suprema corte ha dato ragione all’Agenzia delle Entrate e ha escluso che le mance rientrino tra le donazioni liberali prive di tassazione.
I rischi connessi all’evasione fiscale
Quali rischi, a questo punto, possono correre i contribuenti? Stando all’ordinanza della Corte di Cassazione, non dichiarare le mance è sinonimo di evasione fiscale. Le mance dovrebbero essere dichiarate come parte del reddito da lavoro dipendente. Certamente, comunque, il caso preso in esame è particolare, anche solo per l’ammontare delle mance che il contribuente è riuscito a racimolare. Nella maggior parte dei casi, gli importi che vengono lasciati ai camerieri o ai rider sono esigui. Anche se la domanda potrebbe essere la stessa: cosa rischiano i diretti interessati a non dichiarare queste somme?
Il lavoratore, ad esempio, che dovesse decidere di accantonare tutte le mance che ha ricevuto in un determinato periodo e poi dovesse versarle sul proprio conto corrente, potrebbe essere soggetto a dei controlli fiscali: queste somme, infatti, non hanno una provenienza accertata. Ricordiamo, infatti, che l’Agenzia delle Entrate ha introdotto una serie di sistemi informatici, con i quali riesce a controllare le entrate e le uscite di ogni singolo conto corrente, in modo da verificare se vi siano dei casi a rischio di evasione fiscale.
Mance, come dichiararle
Quando le mance, che si ricevono per il proprio lavoro, iniziano ad essere considerevoli, come si devono comportare i diretti interessati? Nella maggior parte dei casi questi importi vengono corrisposti dai clienti in contanti.
In alcuni casi è direttamente il datore di lavoro a prendere tutte le mance e a suddividerle successivamente tra tutti i lavoratori dipendenti. Questa è essenzialmente la soluzione migliore, perché il datore di lavoro può versare queste cifre direttamente nella busta paga, indicandole nell’apposita sezione: “erogazioni liberali”. Il lavoratore, a questo punto, attraverso la propria dichiarazione dei redditi, può procedere a dichiarare in maniera semplice gli importi che ha incassato.
Le mance sono veramente tassate in Italia? Il caso preso in esame dalla Corte di Cassazione è estremo e riguarda una cifra davvero alta. Il contribuente, inoltre, aveva versato l’importo direttamente sul proprio conto corrente, facendo partire tutti i controlli di routine. Nella maggior parte dei casi, però, le mance sono di modica cifra e vengono consegnate in contanti ai lavoratori. Difficilmente il lavoratore verserà queste cifre sul proprio conto corrente: allo stato attuale diventa difficilmente ipotizzabile un vero e proprio controllo fiscale sulle mance. sul lato pratico non sono sottoposte a tassazione.