Concordato preventivo, il ravvedimento fiscale prenderà il periodo 2018-2022 ma con più controlli

Non sarà coinvolto il 2023, ma resta il 2028; aumentano i controlli per chi decade dal beneficio: come cambia il concordato preventivo

Pubblicato: 25 Settembre 2024 10:39

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Il periodo del ravvedimento speciale per gli anni passati è stato ridotto di un anno, coprendo il quinquennio 2018-2022 anziché 2018-2023, per i contribuenti che aderiranno al concordato preventivo biennale entro il 31 ottobre. È il nuovo emendamento al decreto omnibus sul concordato, depositato in commissione al Senato, secondo fonti parlamentari. Viene inoltre previsto più tempo per i controlli per chi decade dal beneficio: i termini di decadenza dell’accertamento, in scadenza dal 31 dicembre 2024 al 31 dicembre 2026, sono prorogati al 31 dicembre 2027.

Come cambia il concordato preventivo

Cambia il concordato preventivo, dopo lo stop del Tesoro e fisco nei giorni scorsi per la sua incostituzionalità. Il nuovo testo chiarisce che il ravvedimento speciale si applica all’Irpef e alle relative addizionali, così come all’Irap, mentre non menziona l’Iva (proprio l’imposta era stata uno dei fattori che avevano portato allo stop).

La base imponibile Irpef è determinata dalla “differenza tra il reddito d’impresa o di lavoro autonomo già dichiarato” alla data di entrata in vigore della norma e il suo incremento, con percentuali calcolate in base al punteggio Isa (Indici sintetici di affidabilità). L’aliquota dell’imposta sostitutiva sull’Irpef e le addizionali è inversamente proporzionale al punteggio Isa: maggiore è l’affidabilità fiscale, minore sarà l’aliquota. Per l’Irap, invece, è stata stabilita un’aliquota fissa del 3,9%.

Come illustrato dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo, “il ravvedimento speciale è una proposta presentata in Parlamento. Ora gli uffici la esamineranno dal punto di vista tecnico, mentre sarà compito del Parlamento trarre le conclusioni e decidere se procedere o meno con l’iniziativa”.

L’emendamento proposto da Fausto Orsomarso (Fdi), Massimo Garavaglia (Lega) e Dario Damiani (Fi) prevedeva un ravvedimento speciale per chi aderisse al concordato preventivo biennale per il 2024-25, con un ravvedimento che copriva tra il 10% e il 15% delle somme evase negli ultimi 6 anni. Lo stop è avvenuto per due motivi: innanzitutto, le normative europee attuali vietano il condono dell’Iva, considerata un’imposta comunitaria, e in secondo luogo un condono esteso a sei anni non avrebbe avuto precedenti e avrebbe causato polemiche per disparità di trattamento tra i contribuenti.

Via le multe per chi non paga?

È poi prevista la possibilità di rateizzare in 24 pagamenti, con un importo maggiorato calcolato al tasso legale a partire dal 31 marzo 2025. Tuttavia, i contribuenti che dovessero ritardare il pagamento di una rata non perderanno il beneficio se saldano entro il termine della rata successiva.

Nel nuovo testo non è più presente la penalizzazione inizialmente prevista per chi non pagava, totalmente o parzialmente, una delle rate successive alla prima. Ciò comportava la decadenza dal beneficio della rateizzazione, l’iscrizione a ruolo degli importi residui e l’applicazione di sanzioni e interessi. In caso di decadenza, comunque, le rate già pagate non verranno rimborsate.

Non si esclude poi che il testo possa subire ulteriori modifiche prima della votazione, come già avvenuto con l’esclusione del 2023 dal ravvedimento speciale, che era presente in una precedente versione dell’emendamento al decreto omnibus. Questa scelta mira a evitare di includere un anno fiscale per il quale i termini di dichiarazione sono ancora aperti: infatti, il prossimo 31 ottobre è il termine ultimo sia per presentare il modello Redditi che per accettare o rifiutare la proposta di concordato preventivo.

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