Uno dei temi di scontro più accesi che hanno caratterizzato il rapporto tra la maggioranza di centrodestra e i partiti di opposizione durante i primi mesi di attività del governo di Giorgia Meloni è quello sulla proroga del Superbonus edilizio per i lavori di efficientamento energetico degli immobili in tutta Italia. L’esecutivo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia ha scelto di non proseguire sulla strada dei predecessori, riducendo lo stanziamento complessivo a carico dello Stato e abbassando gradualmente la percentuale di copertura delle spese, che scenderà dal 110% al 90% nel 2023, per poi arrivare al 75% nel 2024 e al 65% nel 2025.
Eppure, l’esigenza di rinnovare l’attuale conformazione generale degli edifici del nostro Paese è sotto gli occhi di tutti. Solo nelle ultime settimane si sono moltiplicati i report prodotti da enti specializzati e associazioni di categoria che evidenziano un quadro di preoccupante arretramento delle condizioni delle nostre costruzioni rispetto agli standard richiesti a livello europeo, in particolare dal punto di vista energetico.
Cosa prevede la nuova direttiva europea sugli edifici green e chi dovrà ristrutturare casa
Ad accrescere i timori degli italiani in merito alle proprie abitazioni ci ha pensato la direttiva europea che indica le nuove regole da adottare in tutti i Paesi membri per contrastare le emissioni di gas serra provenienti dagli impianti di riscaldamento. Nello specifico, la bozza diffusa nei palazzi di Strasburgo (che dovrà essere votata dal Parlamento europeo nella seduta del prossimo 24 gennaio) delinea due obiettivi principali per il prossimo futuro:
- tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere realizzati ad emissioni zero entro il 2030;
- gli edifici già esistenti dovranno essere convertiti e diventare ad emissioni zero entro la deadline del 2050.
Ebbene, stando ai dati più recenti l’Italia non sembra affatto pronta ad affrontare un cambiamento di questa portata. Una stima realizzata negli ultimi giorni dall’Ance – l’Associazione nazionale dei costruttori edili – mostra come, a fronte di interventi sostanzialmente simili, i lavori interesserebbero ben due terzi degli edifici residenziali italiani. E questo senza mettere nel conto i palazzi pubblici e il patrimonio non abitativo.
Milioni di italiani dovranno intervenire sulla propria abitazione: quali sono gli edifici coinvolti
Ma ci sono anche altri due report che mostrano come il nostro Paese non sarebbe minimamente in grado di adempiere alle indicazioni provenienti dall’Unione europea.
I dati incamerati dall’Istat evidenziano come oltre 8 milioni di edifici sono stato costruito prima del 1973, anno in cui vennero introdotte le norme contenenti le misure per erigere immobili ecosostenibili e limitare il consumo energetico delle abitazioni. Una gamma di costruzioni che, da Nord a Sud, avrebbero bisogno di interventi massicci e strutturali per adeguarsi alla direttiva europea.
Il tutto senza più la copertura economica prevista dal Superbonus. I costi di ristrutturazione andrebbero così a gravare direttamente sulle tasche dei proprietari, costringendo milioni di italiani a scegliere se effettuare i lavori o vendere la propria casa.
Il numero di cittadini coinvolto in questo stravolgimento sarebbe esorbitante, soprattutto se si pensa all’ultimo report di Enea, in cui viene mostrato come il 76% degli immobili presenti ad oggi sul territorio nazionali rientri tra le categorie D, E o F, ossia proprio quelli su cui sarebbe obbligatorio intervenire.